Tassa Covid, cos’è: 2-4 euro su scontrini/ Codacons denuncia rincari e aumento prezzi

- Silvana Palazzo

Tassa Covid, cos’è: rincaro di 2-4 euro sugli scontrini. La denuncia del Codacons, che segnala anche un aumento dei prezzi fino al 25 per cento

scontrino tassa covid codacons 640x300 Scontrino con tassa Covid (Codacons)

Dopo l’epidemia, la “tassa Covid”. L’hanno notata i clienti di alcuni esercenti che hanno deciso di inserire un sovrapprezzo, un balzello da 2-4 euro sugli scontrini. Serve a finanziare i maggiori costi sostenuti dagli esercizi commerciali a causa delle regole per evitare il contagio di coronavirus, ma fa discutere. Il Codacons ha già raccolto moltissime segnalazioni di consumatori che hanno notato questi rincari e voci di spesa applicati dagli esercenti. L’associazione parla quindi di «un vero e proprio far west illegale» per il quale potrebbe configurarsi «il reato di truffa». Il Codacons ha quindi deciso di presentare denuncia alla Guardia di Finanza e all’Antitrust. Il sovrapprezzo è stato applicato in particolare da parrucchieri e centri estetici, secondo quanto segnalato. «Un balzello inserito in scontrino con la voce “Covid” e che sarebbe imposto come contributo obbligatorio per sostenere le spese degli esercenti per sanificazione e messa in sicurezza dei locali», ha dichiarato Carlo Rienzi, presidente del Codacons.

TASSA COVID: 2-4 EURO SU SCONTRINI E AUMENTO PREZZI

Ma quello della “tassa Covid” non è l’unico caso anomalo segnalato dai consumatori al Codacons. Il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, parla infatti anche di casi in cui i centri estetici obbligano i clienti ad acquistare in loco kit monouso composto da kimono e ciabattine, «alla modica cifra di 10 euro». Secondo quanto emerso da queste segnalazioni, «chi non versa tale “tassa” e non acquista il kit, non può sottoporsi ai trattamenti, sempre per le esigenze legate al Covid». A ciò si aggiungono aumenti medi del 25 per cento per taglio capelli o messa in piega, secondo quanto riportato dal Sole 24 ore. La prassi comunque della “tassa Covid” è stata riscontrata pure dall’Unione nazionale consumatori, che ha ovviamente denunciato questi casi. «Si tratta di una sorta di tassa di sanificazione applicata da parrucchieri, estetisti e alcuni dentisti, una prassi scorretta che si sottrae forse anche da un punto di vista fiscale alla somma dovuta al consumatore», ha dichiarato il presidente dell’associazione Massimo Dona.







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