Terremoto Campi Flegrei, nella serata di ieri si è verificato un nuovo evento sismico con una magnitudo di 1.9 gradi sulla scala Richter
Nelle scorse ore si è verificata una nuova scossa di terremoto ai Campi Flegrei. L’evento sismico è stato registrato nella serata di ieri, alle ore 22:03, così come comunicato dal sindaco di Pozzuoli. Un sisma che, come sempre, è stato decisamente superficiale, tenendo conto che l’ipocentro è stato individuato a soli 1,62 km di profondità, mentre la magnitudo è stata di 1.9 gradi sulla scala Richter. Data la bassissima profondità, sono stati molti coloro che risiedono nella zona rossa ad aver avvertito l’ultima scossa di terremoto ai Campi Flegrei, come si evince dalle numerose segnalazioni postate su Facebook in queste ore.
C’è, ad esempio, un’utente che scrive: “1 chilometro e 6, assurdo, superficialissima”, riferendosi appunto al livello di profondità dell’evento sismico. Molti altri l’hanno avvertita, come chi scrive: “Sentita a Pianura, molto superficiale”, oppure: “Sentita a contrada Pisciarelli”. E ancora: “Astroni, sentita come una botta sotto casa, è stata strana”, simile al pensiero di quest’altro utente: “Contrada Pisciarelli, non tanto per la scossa ma per il forte rumore”, e infine: “Bagnoli Dazio, avvertita chiaramente ma non fortissima”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, IL NUOVO LAVORO SU NATURE COMMUNICATION
In attesa di capire se vi saranno ulteriori scosse di terremoto nelle prossime ore, è stato pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista Nature Communications uno studio che, di fatto, conferma quelli precedenti e che si concentra su tutto ciò che si trova nel sottosuolo dei Campi Flegrei, ovvero la struttura sotterranea del vulcano. A realizzarlo sono stati due docenti dell’Università Federico II di Napoli, Grazia De Landro e Aldo Zollo, entrambi esperti di vulcani e sismologia, in collaborazione con altre università prestigiose, come ad esempio l’americana Stanford. Anche questa nuova ricerca è giunta a una conclusione che non può essere ignorata: a “movimentare” il territorio non sarebbe il magma nel sottosuolo, bensì i fluidi pressurizzati presenti in profondità, che spingono verso la superficie, dando vita all’effetto “pentola a pressione”.
Secondo Tiziana Vanorio, docente di Stanford che ha partecipato a questo interessante lavoro di ricerca, con “l’aumentare della pressione dei pori”, dopo che l’acqua si trasforma in liquido (in precedenza era vapore), si deforma la roccia del “serbatoio sigillato”. Una volta che avviene la cessione della struttura, a quel punto si verificano i terremoti e il bradisismo, il fastidioso movimento di sollevamento del suolo che, negli ultimi vent’anni, ha di fatto cambiato la geografia dei Campi Flegrei.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, IL NUOVO STUDIO E IL COMMENTO DEGLI ESPERTI
Secondo il professor Virieux, dell’Università di Grenoble, questo lavoro potrebbe risolvere “un enigma geologico di lunga data”: parole senza dubbio importanti che fanno comprendere meglio la valenza di questa ricerca. Anthony Lomax, altro scienziato che ha collaborato allo studio, ha spiegato come si sia riusciti ad arrivare a tali conclusioni, ovvero con strumenti all’avanguardia, attraverso i quali la colonna di degassamento è stata tracciata, così come le vie di trasmissione dello stress, un lavoro che mai prima d’ora era stato effettuato. Si è così raggiunto un livello di risoluzione che ha “cambiato le regole del gioco”, aggiunge l’esperto.
Per Grazia De Landro, ricercatrice di Napoli che ammette di sentire da molto vicino il problema delle scosse di terremoto ai Campi Flegrei, lo studio in questione dimostra come la ricerca possa avere “un impatto reale sulla valutazione del rischio e sulla resilienza delle comunità”. Infine, le parole del professor Zollo, secondo cui lo studio invita a rivedere i modelli di rischio e i sistemi di allerta, tenendo conto che vari pericoli — come i terremoti, le eruzioni, le emissioni di gas e il bradisismo — possano verificarsi simultaneamente oppure in momenti diversi, migliorando così l’efficienza nella gestione del territorio e consentendo di progettare una nuova strategia di mitigazione del rischio.