ALLARME BOMBE IN UCRAINA: COLPITE REGIONI KIEV E DONBASS
L’offensiva della Russia nel Donbass entra nel vivo: nelle ultime ore attaccati «13 siti militari 4 depositi di munizioni e 3 posti di comando ucraini», riporta il comando della Difesa di Mosca. Da Kiev però i dettagli dei raid sono ben più allarmanti, facendo temere un conflitto sempre più “allargato” all’idea di terza guerra mondiale.
Attaccati i villaggi del Donetsk di Bakhmut, Soledar, Avdiyivka, Sviatohirsk, Mykolayivka, Toretsk, Zalizne, Raigorodok, Lastochkine, Pervomaiske, Yarova, Salt, denuncia la polizia nazionale ucraina: «Gli occupanti hanno sparato su 12 insediamenti. Ci sono morti e feriti. Più di 40 case, una scuola, una scuola di musica, un istituto, imprese e strutture di supporto vitale sono state distrutte». Nell’offensiva su larga parte del Donbass, spiegano ancora da Kiev, i russi avrebbero sparato da aerei, carrarmati, artiglieria pesante e lanciarazzi multipli Hail. Esplosioni sono state udite anche nelle regioni di Kiev e Zhytomyr, attorno alle ore 12.30 in Italia: subito dopo, spiega ”Ukraine24”, le forze di difesa aerea di Kiev hanno abbattuto un missile russo nella regione della Capitale. In visita dalla Polonia, il Presidente Duda a Kiev lancia un appello a tutto l’Occidente per scongiurare la terza guerra mondiale: «L’Ucraina deve poter decidere il proprio futuro. Si sono sentite voci preoccupanti secondo cui l’Ucraina dovrebbe cedere alle richieste di Putin. Solo l’Ucraina ha il diritto di decidere sul proprio futuro».
GUERRA IN UCRAINA, IL CAOS NEL DONBASS (E A MARIUPOL)
«La situazione nel Donbass è estremamente difficile»: a dirlo è il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky dopo che negli ultimi giorni le forze russe – oltre ad annunciare la “liberazione” dell’acciaieria Azovstal di Mariupol – hanno stretto gli attacchi su Sloviansk e Severodonetsk.
Mentre ancora una volta la diplomazia internazionale non sembra riuscire a cavare fuori nulla da un tentativo di tregua fra Ucraina e Russia, per il Governo di Kiev le prossime settimane potrebbero essere decisive per capire quale indirizzo prenderà quella che sempre più appare come una “terza guerra mondiale”. «Le forze armate ucraine stanno frenando questa offensiva. Ogni giorno che i nostri difensori ostacolano i piani offensivi della Russia, interrompendoli, è un contributo concreto all’avvicinarsi del giorno che tutti noi non vediamo l’ora arrivi e per cui lottiamo: il Giorno della Vittoria», ha detto ancora Zelensky nel suo messaggio notturno dallo studio di Kiev. Resta la pressione per l’Occidente affinché non diminuisca il sostegno all’Ucraina, specie perché il Presidente si dice certo «Nessun attacco russo; né con i missili nella regione di Rivne, né con l’artiglieria nella regione di Kharkiv o Sumy, né con tutte le possibili armi nel Donbas, daranno alla Russia alcun risultato». Ieri Zelensky ha sentito il Premier Mario Draghi ringraziando l’Italia per lo sforzo fatto finora: «Si è parlato di cooperazione difensiva, della necessità di accelerare il sesto pacchetto di sanzioni e di sbloccare i porti ucraini. Ho ringraziato Draghi per il sostegno incondizionato all’Ucraina sulla strada per l’Ue». In merito alla “liberazione” dell’Azovstal, il negoziatore russo si è detto chiaro: «La mia opinione non è cambiata: i soldati Azov sono banditi nella Federazione russa e il loro destino dovrebbe essere deciso dal tribunale», annuncia il capo della commissione per gli affari internazionali della Duma, Leonid Slutsky.
TERZA GUERRA MONDIALE: NEGOZIATI ANCORA IN ALTO MARE
Gli attacchi sul campo restano però molto rischiosi e pericolosi con nuove vittime ancora stamane dopo i raid su Donetsk e Lugansk: la “terza guerra mondiale” in potenza che si sta combattendo in Ucraina vede le forze russe – spiega lo Stato maggiore dell’esercito ucraino – pronte a riprendere gli attacchi su Sloviansk, dopo i bombardamenti avvenuti a Vernopil, Dibrivne e Dovhenke.
Sarebbero però pronti anche raid russi su Izyum oltre che nella sempre contesa Kharkiv: in tutto questo, i negoziati di pace sembrano ancora una chimera con le posizioni tra Mosca e Kiev che sembrano sempre più radicate sulle proprie richieste. L’Occidente con sanzioni e accuse al Cremlino non riesce a sfondare il muro della “resistenza russa” alle trattative, con l’orizzonte che si fa dunque sempre più fosco. L’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, ha parlato ancora ieri di «crimini indicibili che vengono segnalati nelle regioni liberate in Ucraina. Gli autori devono esserne considerati responsabili». Gas, sanzioni, petrolio e poi ancora economia e commercio, su questi fronti lo scontro tra Occidente e Putin è alle stelle il che non aiuta a siglare una tregua momentanea per sedersi al tavolo delle trattative.