TFS e TFR statali sempre più penalizzati rispetto ai dipendenti del privato, con attese bibliche per ricevere i trattamenti.
Il TFS e il TFR statali non promette bene. Una criticità che spiazza i dipendenti pubblici sta nella lunga attesa prima che possano ricevere i loro trattamenti. Se si va in pensione per vecchia devono trascorrere 12 mesi, sfruttando una misura anticipata due anni e per cifre oltre 50.000€ si applica una rateizzazione.
Ma come sottolinea Ezio Cigna del sindacato Cgil, le criticità diventano maggiori qualora il lavoratore usufruisse di Quota 100 e Quota 103, la cui attesa potrebbe raggiungere tranquillamente anche 93 mesi, a dir poco straziante.
TFS e TFR statali con attese infinite
Sia il TFS che il TFR statali destano preoccupazioni nei confronti dei lavoratori che sono quasi rassegnati all’idea di dover ricevere i trattamenti con tempi biblici. Ma sette sindacati, tra cui Cgil e Uil, sono pronti a lottare per rivendicare i diritti dei dipendenti pubblici.
È inconcepibile – a detta dei sindacati – dover aspettare 12, 24 o 96 mesi per ricevere delle risorse economiche dopo aver versato per anni e regolarmente, le tasse imposte dalla Legge italiana. Per la Corte Costituzionale – in una sentenza di due anni fa – si tratta di un misura anticostituzionale.
I sette sindacati che stanno lottando affinché il Governo possa rendersi conto della gravità del fatto, sono: Codirp, Uil, Cosmed, Cgs, Uil, Cida e Cgil. Le associazioni fanno notare – che attesa a parte – il problema si verificherebbe sulla perdita del potere d’acquisto a causa dell’inflazione.
Su una liquidazione media di 80.000€ e un’attesa di sette anni, l’ex lavoratore perderebbe il 14% del trattamento, che in soldoni si quantificherebbero in quasi 12.000€.
Lo Stato è “accusato” di appropriazione indebita
Secondo i sindacati il riscatto del TFR statali e del TFS tra i lavoratori pubblici e i dipendenti privati è altamente discriminante. È assurdo che gli statali debbano attendere tempi biblici a fronte di una garanzia del Governo sui trattamenti spettanti.
Non è neppure la prima volta che dei giuslavoristi, ma in prima linea la Corte Costituzionale, abbiano ritenuta ingiusta una attesa così straziante. Per i sindacati tale trattenuta dallo Stato potrebbe configurarsi come “appropriazione indebita“.