Dietro il flop di Donald Trump a Tulsa c’è TikTok e un esercito di 13enni e fan del K-pop. A svelare il retroscena è il New York Times, che ha ricostruito il sabotaggio del primo comizio elettorale del presidente americano. Cosa hanno fatto? Quando il 12 giugno è stata lanciata la registrazione per i biglietti gratuiti, gli account dei fan di K-pop hanno cominciato a incoraggiare tutti a registrarsi e poi a non presentarsi all’evento. L’iniziativa si è poi diffusa su TikTok attraverso milioni di visualizzazioni. E così sono stati bloccati migliaia di biglietti. Tutto però sarebbe partito in realtà da una signora di 51 anni, Mary Jo Laupp, di Fort Dodge, in Iowa, contrariata dalla scelta di Donald Trump di tenere il comizio a Tulsa. E così ha realizzato un video su TikTok per coinvolgere i ragazzi, che l’hanno seguita a valanga. Nel giro di poche ore infatti sono stati bloccati circa 17mila biglietti. Nessuno se lo aspettava, neppure Brad Parscale a capo della campagna Make America Great Again.
TIKTOK E FAN K-POP BOICOTTANO TRUMP, MA NESSUNA “CONDANNA”
Cosa sarebbe accaduto se un piano del genere fosse stato messo in atto ai danni dei democratici? La domanda è d’obbligo, considerando il fatto che Donald Trump aveva legittimamente il diritto di tenere il suo comizio elettorale. Quella libertà di espressione tanto decantata vale allora solo per chi si schiera a sinistra? E che libertà è se “dimezzata”? Se non si condividono le idee di un politico, si può evitare di andare al suo comizio e lasciare che ci vadano coloro che intendono ascoltarlo, come peraltro solitamente vale non solo per la politica, o magari non eleggerlo presidente… Ma evidentemente quando si tratta di una determinata fazione, tutto è concesso. Non a caso i media parlano di “scherzo da ragazzi” mentre Alexandria Ocasio-Cortez, membro della Camera dei rappresentanti di New York, ha esultato sui social anziché condannare il gesto. Non è comunque la prima volta che i fan del K-pop si attivano politicamente facendo leva sul loro vasto numero di seguaci. Ad esempio, durante le proteste di Black Lives Matter negli Stati Uniti hanno preso d’assalto la nuova app creata dal Dipartimento di polizia di Dallas, che chiedeva alla gente di condividere video dei manifestanti, mandandola letteralmente in crash.
kpop stans really ruined trumps rally… i LOVE this song pic.twitter.com/sZXYUO5EtM
— lily⁷ (@lilynotlilly) June 21, 2020