La propaganda conta di più degli esiti militari di un conflitto: non ha dubbi Toni Capuozzo. Intervistato dalla Verità, l’inviato di guerra ha sottolineato che la propaganda è sempre esistita e negli ultimi anni decenni s’è fatta più intensa perchè “viviamo nella civiltà dell’immagine e in democrazie in cui l’opinione pubblica, dal Vietnam in poi, è rilevante”.
Il cambiamento è firmato dai social network, ha proseguito Capuozzo, che ha ricordato coem partecipino alla propaganda anche i tifsi dell’una e dell’altra parte. Ma perchè la propaganda oggi conta più degli esiti militari? “Perchè ci sono le telecamere e le reazioni della comunità internazionale. Non sono più i rapporti di forza a risolvere un conflitto. In Vietnam gli americani erano più forti ma non hanno vinto”.
L’analisi di Toni Capuozzo
Essere vicini agli avvenimenti è necessario, ma non sufficiente, ha proseguito Toni Capuozzo. Da qui l’indicazione a diffidare dai fact checker, considerando che “neanche la vicinanza ai fatti è una garanzia”: “I fact checkers non sono gli oracoli della verità. A loro non assegno un ruolo di arbitri estranei alla vicenda”. In Medio Oriente la propaganda è diversa dalla nostra: “Noi siamo abituati a mostrare il lato migliore del soldato, l’intento dei fondamentalisti islamici è invece quello di mostrare quanto sono cattivi e quanto l’occidentale colonizzatore, quando ha il coltello alla gola, tremi. Ecco perchè alcune immagini del 7 ottobre sono state addirittura fornite dai protagonisti”. Capuozzo si è poi detto diffidente nei confronti dell’ordine rispetto alla confusione infodemica: “È un po’ come il politicamente corretto, come la tv ‘educativa’: chi si arroga il diritto di dire ‘io stabilismo il modello educativo’? È rischiosissimo”.