La Commissione Ue ha violato le proprie leggi sulla privacy e per questo ha ricevuto una multa dalla Corte di giustizia europea. Un caso inedito nella storia di questa istituzione, perché mai prima d’ora era stata riconosciuta colpevole di aver violato le sue leggi sulla protezione dei dati. La pena comunque è irrisoria, visto che il tribunale europeo di Lussemburgo ha deciso che debba pagare una multa di 400 euro in favore del cittadino tedesco che le aveva fatto causa.
Il cittadino che ha sporto denuncia ha spiegato di aver visitato la pagina della Conferenza sul futuro dell’Europa (ora archiviata), nel marzo 2022 tramite Facebook. In particolare, aveva usato l’opzione “accedi con” sulla pagina di login dell’Unione europea per registrarsi alla conferenza, all’evento “GoGreen“, dell’esperimento di democrazia partecipativa dell’UE. In questo modo, però, i suoi dati personali come indirizzo IP, dettagli su browser e dispositivo, erano stati trasmessi negli Usa senza il suo consenso. Da qui l’accusa alla Commissione Ue di aver violato il suo diritto alla privacy.
DATI TRASFERITI A META
Dagli approfondimenti effettuati è emerso che quando il cittadino tedesco si è iscritto all’evento “GoGreen” usando il suo account Facebook, i suoi dati sono stati trasferiti a Meta Platforms, ma negli Usa non c’è un livello di protezione adeguato secondo l’utente. Quindi, questi trasferimenti hanno configurato un rischio di accesso ai suoi dati da parte dei servizi di sicurezza e di intelligence americani.
COMMISSIONE UE HA INFRANTO IL SUO REGOLAMENTO
Di fatto, per l’Ue si è ritorto contro il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che è una delle leggi più stringenti nel mondo sulla questione della protezione dei dati, infatti Meta ha già dovuto pagare diverse multe. Ma stavolta la violazione è stata commessa dalla Commissione europea.
Il denunciante auspicava di ottenere 400 euro di risarcimento, più 800 euro per il danno morale per la mancata risposta dell’Europa alla sua richiesta di informazioni, ma la sentenza dispone che debba essere soddisfatta solo la prima richiesta, perché la seconda è stata respinta, convenendo che il trasferimento dell’indirizzo IP dell’utente a Meta Platforms abbia violato il diritto dell’Ue.
“La Corte ritiene che la Commissione abbia commesso una violazione sufficientemente grave di una norma di legge volta a conferire diritti ai singoli“, afferma il tribunale del Lussemburgo. Ora l’esecutivo dell’UE deve risolvere il caso, ammesso che non eserciti il diritto di ricorso alla Corte entro due mesi dalla sentenza. Di sicuro non fa fare una bella figura alla Commissione e alla sua presidente, Ursula von der Leyen.