Donald Trump prosegue nel tentativo di annessione della Groenlandia: il New York Times anticipa il piano allo studio dell'entourage del tycoon
Mentre da un lato lo scontro commerciale con il mondo intero sembra essere stato messo brevemente in pausa, dall’altro Donald Trump sembrerebbe essere al lavoro per formulare un effettivo piano per annettere la Groenlandia dando seguito a quello che è stato uno dei temi maggiormente citati nei primi giorni del suo mandato presidenziale: a dirlo è il New York Times che sostiene che già in questo momento il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca avrebbe in mano una primissima bozza per arrivare all’effettiva annessione del territorio glaciale; il tutto fermo restando che la strada di Trump per l’annessione non sembra essere affatto semplice.
Lo stesso New York Times ci tiene a precisare che a differenza di quanto più volte paventato dallo stesso Trump, l’annessione tramite la forza del territorio attualmente controllato dalla Danimarca (che ne gestisce la politica estera e ne sovvenziona il 60% del budget governativo) sembra essere assolutamente fuori discussione per l’entourage del tycoon; mentre seppur il piano non sia stato ancora stato reso pubblico – probabilmente per la delicatezza del tema -, la principale opposizione sembra arrivare sia da parte della Danimarca, che della stessa Groenlandia al centro di trattative interne per ottenere la completa indipendenza da qualsiasi altro paese.
Il piano di Trump per annettere la Groenlandia: dai sussidi alla difesa, parte il tentativo di persuasione degli inuit
Al di là del fatto che i piani per l’annessione del territorio – appunto – non sono stati ancora resi pubblici, secondo il quotidiano newyorchese il presidente e il Consiglio di sicurezza avrebbero già dato alcuni mandati a diversi specifici organi dell’amministrazione sui prossimi passi che dovranno essere compiuti: tra questi il punto principale – già largamente intrapreso da Trump e da parte dei suoi fidati collaboratori – sembra vertere attorno ad una vera e propria campagna di marketing per ricordare ai groenlandesi gli sforzi statunitensi durante la Seconda guerra mondiale per fermare le forze naziste; ma anche per stimolare una sorta di unificazione con l’Alaska dalla quale (storicamente) provengono quasi tutti gli inuit ora residenti del territorio artico.
Similmente, il tycoon intenderebbe anche sobbarcarsi gli interi costi attualmente sostenuti dalla Danimarca riconoscendo qualcosa come 10mila dollari all’anno ad ognuno dei residenti nativi della Groenlandia (circa 570 milioni a fronte degli attuali 600 garantiti dal governo danese) e di solide garanzie per la sicurezza del territorio da eventuali attacchi da parte della Cina e della Russia; il tutto – e non è certamente un mistero – in cambio della libera estrazione delle numerose terre rare che si suppone siano ‘nascoste’ sotto i ghiacci groenlandesi e della libertà di gestire i mari.
