L’Europa vorrebbe mettere a disposizione soldati per mantenere la pace in Ucraina. Meloni e Tajani lo farebbero sotto egida ONU. Ma non servirebbe

L’Europa cerca di trovare un ruolo proponendo una forza di interposizione in Ucraina. Una soluzione che, secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, potrebbe essere attuata solamente sotto l’egida dell’ONU. Una volta definita una missione internazionale come questa, tuttavia, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, si rischia di ritrovarsi in una situazione tipo Libano, con l’UNIFIL presa in mezzo dai colpi degli israeliani (soprattutto) da una parte e di Hezbollah dall’altra.



Sotto il profilo politico, la sicurezza dell’Ucraina la potrebbe garantire una UE unita, che però è più disunita che mai, oppure gli USA. Non per niente, nell’accordo che Washington e Kiev avrebbero definito sullo sfruttamento delle terre rare ucraine, Zelensky avrebbe chiesto di inserire proprio queste garanzie.



Anche sui piani di difesa comune i Paesi europei dovrebbero rivedere le loro posizioni. L’unico modo per far agire insieme gli eserciti nazionali sarebbe sommare le disponibilità delle forze armate, organizzandosi sul modello NATO.

Secondo la nostra presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, eventuali militari UE in Ucraina, anche italiani, dovrebbero essere impiegati solo sotto la bandiera dell’ONU. Una missione di questo tipo aiuterebbe il mantenimento della pace?

Credo che sia un’idea sbagliata. Siamo pieni di missioni all’estero, ne abbiamo tantissime, e sono quasi tutte inutili, come è stata inutile la missione in Libano, dove, a un certo punto, quando gli israeliani hanno cominciato a sparare, hanno chiesto all’UNIFIL di togliersi dall’area.



Quindi le missioni ONU sono inutili?

Lasciano il tempo che trovano, a meno che non abbiano uno scopo ben preciso, come è stato fatto parzialmente in Iraq o in Libano, quando i nostri soldati svolgevano veramente attività di peacemaking, pacificando le etnie all’interno di un territorio.

Dunque possono essere fatte, ma a certe condizioni?

Condizioni che non ci sono in Ucraina. Non escludo del tutto l’utilità di alcune missioni, ma questa in Ucraina la trovo inutile. A cosa servirebbe? Dovremmo mandare uomini sotto l’egida dell’ONU a fare da cuscinetto fra la Russia e l’Ucraina, ma se Kiev diventa Europa si difenderà grazie a questa appartenenza, altrimenti avrà i suoi confini e li dovrà presiedere.

Non vedo cosa potrebbero fare le Nazioni Unite con i loro soldati fra due grandi eserciti, che, il giorno in cui decideranno di spararsi, lo faranno con noi nel mezzo.

Se questa è la situazione, meglio non prevedere nessun tipo di intervento?

Una missione militare sarebbe stata utile all’inizio, quando Putin non era ancora entrato in Ucraina e la NATO avrebbe dovuto avere più coraggio, organizzando un’esercitazione internazionale tra eserciti europei in territorio ucraino, per far capire ai russi che non era il caso di invadere.

Anche per l’idea spalleggiata da Macron e Starmer di una forza di interposizione europea da 30mila soldati da mandare in Ucraina valgono le stesse considerazioni?

L’Europa, in quanto tale, non ce li manderà mai. Come entità politica non esiste, al suo interno i Paesi non riescono ad accordarsi su nulla. Cosa vuol dire mandare 30mila uomini, quando alla fine non si sa neanche chi li invia o meno?

Avrebbe avuto senso se l’UE fosse stata davvero unita, allora avrebbe potuto mandare un esercito armato, non come forza di interposizione, proteggendo i confini dell’Ucraina in attesa che entri in Europa. Ma ora Bruxelles non ha la forza di fare tutto questo. Altrimenti, che senso ha andare a fare da cuscinetto? Ormai si sta pacificando la situazione, Putin è stato accontentato e si prenderà quello che si prenderà.

Gli ucraini, però, giustamente, chiedono garanzie per la loro sicurezza, visto che, per come sono messi, non riescono a difendersi da soli. Come si può sostenerli in questo?

Le garanzie potrebbe darle un’Europa che però non esiste, oppure gli Stati Uniti. Infatti, Zelensky sta per andare in America a chiedere a Trump di stringere un accordo che preveda la protezione americana da eventuali future aggressioni.

È quello che Kiev dice di avere ottenuto nell’intesa raggiunta per lo sfruttamento delle terre rare. Trump si è convinto a concedere queste garanzie?

È quello che Trump ha sempre avuto in mente. Ha fatto la voce grossa perché doveva convincere Zelensky, mettendolo di fronte a un’alternativa: o l’Ucraina si affida agli USA, oppure è finita, perduta.

Macron e Starmer promuovono una difesa comune europea, sulla quale il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che può esistere come somma delle difese nazionali, in modo simile alla NATO. Una prospettiva credibile?

Bisognerebbe sommare le forze disponibili e organizzare truppe di intervento, costituendo una sorta di NATO europea all’interno della stessa Alleanza Atlantica. Altri piani sarebbero avveniristici e costosissimi.

Giorgia Meloni, intanto, ha parlato anche della necessità di aumentare la spesa per la difesa. Ne abbiamo proprio bisogno? Alla fine, cosa rischiamo davvero adesso?

Non penso che rischiamo qualcosa, ma non si può neanche rimanere in balìa degli eventi. Vale il famoso detto si vis pacem, para bellum: se dimostri agli altri che sei forte e organizzato, gli altri ci penseranno due volte prima di attaccarti.

Trump, però, vorrebbe che aumentassimo la spesa al 5% del PIL. Ce lo possiamo permettere?

Per noi sarebbe già tanto arrivare al 2%. Penso che, programmando questa quota per qualche anno, potremmo cambiare un po’ le cose. Non è bello spendere soldi per le armi e toglierli alla sanità o ad altri settori più importanti, ma abbiamo affidato troppo agli altri la nostra difesa. È vero che ora non corriamo rischi particolari, ma abbiamo abbassato eccessivamente il livello della nostra protezione.

(Paolo Rossetti)

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