È morto a Tunisi dopo due mesi di agonia il Presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi: il leader 92enne, che pochi mesi fa aveva annunciato di non volersi più ricandidare alle imminenti Elezioni Politiche Presidenziali di ottobre-novembre prossimo, è morto in terapia intensiva all’ospedale militare di Tunisi per una peggioramento improvviso della grave malattia che lo affliggeva da oltre due mesi. Mercoledì scorso l’ultimo tracollo, con il trasporto in ospedale e quei “problemi di salute” non ben identificati: oggi però l’annuncio della morte dato dal figlio del Presidente, Hafedh Caid Essebsi, ha creato non poche perplessità sull’intera vicenda legata alla sua malattia. Essebsi, 92 anni, e’ stato ricoverato in ospedale a giugno, temendo per la sua morte: nello stesso giorno, avvennero due attentati kamikaze della Jihad proprio nella Capitale Tunisi facendo presagire tempi duri per la Repubblica nordafricana. Nelle scorse giornate il figlio del Presidente aveva iniziato a lanciare l’allarme «Essebsi si trova in terapia intensiva presso l’ospedale militare e le cose non stanno andando bene».
TUNISIA, ESSEBSI FU PRIMO LEADER DOPO LA PRIMAVERA ARABA
La parentesi, pur tra le mille difficoltà, riformista di Essebsi rischia di volgere al termine con l’ascesa dei Fratelli Musulmani che invece vogliono riprendersi le redini della Tunisia anche con spargimenti di sangue come visto nei troppi attacchi di questi ultimi mesi (ufficialmente legati a gruppi esterni ai Fratelli, ma in molti analisi scommettono sulla responsabilità indiretta del noto gruppo fondamentalista islamico). Si crea infatti, con la morte di Essebsi, un vuoto di potere inquietante in Tunisia proprio a pochi mesi da quelle Elezioni cardine per il futuro prossimo di quel Paese e di tutta la complicata area del Nord Africa sempre alle prese con il caos immigrazione e la “bomba ad orologeria” che è la Libia. Fu il quinto presidente della Repubblica di Tunisia con mandato presidenziale dal 31 dicembre 2014, il primo scelto con libere elezioni nella storia del Paese, a soli tre anni dalla caduta della dittatura di Zine el Abidine ben Ali con la Primavera Araba. In aprile Essebsi decise però di non ricandidarsi alle Elezioni stante la sua età avanzata e dopo la decisione del “collega” Bouteflika soli 4 giorni prima in Algeria di non presentarsi al voto, abbandonando il ruolo di potere (in quel caso ben più longevo e dittatoriale rispetto al presidente tunisino). Come ha brillantemente spiegato al Sussidiario.net Souad Sbai i rischi per il futuro della Tunisia sono dietro l’angolo: «il partito Nidaa Tounes da lui fondato non è riuscito a esprimere un leader alternativo. La scissione operata dal primo ministro, Youssef Chahed, che ha dato vita a Tahya Tounes, ha privato Nidaa Tounes del successore naturale di Essebsi sia alla guida del partito che del paese, a vantaggio del braccio politico dei Fratelli musulmani, il partito Ennhada, guidato da Rached Ghannouchi. Un accordo pre-elettorale anti-Nidaa Tounes tra Chahed e Ghannouchi sembra sia già cosa fatta e ciò vanificherebbe gli sforzi profusi da Essebsi nei suoi cinque anni di presidenza volti a estromettere i Fratelli musulmani dal governo».