Durante l'audizione alla Camera sul Piano strategico per il turismo, l'Istat ha presentato un decalogo che può essere utile per il settore

Nelle pieghe della recente audizione dell’Istituto nazionale di statistica in X Commissione (attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati, nel quadro dell’esame del nuovo piano strategico di sviluppo del Turismo per il periodo 2023-27, è stata presentata una sorta di road map, con “alcune linee di intervento che potrebbe essere auspicabile attuare – attraverso opportune sinergie e iniziative di coordinamento e collaborazione inter-istituzionale (in primo luogo tra Istat, ministero del Turismo e Regioni) – per contribuire con un’adeguata produzione statistica al monitoraggio e alla valutazione delle specifiche misure messe in atto”.



Il nuovo piano strategico del Turismo, com’è noto, si basa su alcune linee d’indirizzo (promozione, investimenti, qualità, inclusione, formazione e sostenibilità) che devono essere declinate trasversalmente in cinque pilastri per promuovere la competitività del settore e attestare l’Italia come player internazionale di riferimento: governance (Regioni-Stato), innovazione (digitale), qualità e inclusione (con revisione del sistema di classificazione delle strutture), formazione e carriere professionali turistiche, sostenibilità.



Da Istat, invece, arriva un decalogo che traccia una strada di innovazione, competitività e coordinamento per la travel & hospitality industry nazionale, un patrimonio produttivo che genera oltre il 13% del Pil, e che da solo sta trainando la ripresa, con performances che pongono il nostro Paese al di sopra delle medie europee.

Ecco il decalogo presentato in Commissione.

Primo: promuovere iniziative di integrazione e coordinamento delle informazioni sul turismo, creando un ecosistema informativo integrato e interconnesso fra operatori, amministrazioni e istituzioni, al fine di superare i limiti della elevata frammentazione delle informazioni rispetto ai diversi comparti strategici e ai diversi ambiti di intervento (la dimensione occupazionale, finanziaria, ecc.).



Secondo: sviluppare strumenti definitori, classificatori e descrittivi per individuare e monitorare gli elementi distintivi dell’offerta turistica del nostro Paese (brand territoriali, borghi, sentieri; città d’arte, ecc.).

Terzo: costruire strumenti di monitoraggio e valutazione della sostenibilità delle attività turistiche.

Quarto: monitorare la qualità delle infrastrutture e dei servizi che condizionano la mobilità turistica all’interno del territorio nazionale e limitano le opportunità di sviluppo delle aree marginali e svantaggiate in termini di accessibilità.

Quinto: sviluppare strumenti di osservazione delle nuove “forme” di turismo: il turismo slow; destinazioni emergenti meno note; nuove forme di pianificazione e organizzazione dei viaggi da parte dei turisti; nuove motivazioni; fenomeni di “destagionalizzazione” delle vacanze, turismo di prossimità, ecc.

Sesto: indagare la capacità di applicazione e di utilizzo dei nuovi strumenti digitali al turismo e le iniziative di formazione delle competenze digitali (generiche e specialistiche) degli operatori dell’ospitalità, per cogliere a pieno il potenziale offerto dalle nuove tecnologie soprattutto nell’ambito dell’informazione e della comunicazione (profilata, personalizzata, ecc.).

Settimo: mettere a punto degli efficaci strumenti definitori e classificatori per perimetrare le imprese e le attività direttamente e indirettamente interessate dal turismo (comprese le imprese culturali) e orientare in modo mirato gli interventi a sostegno del tessuto economico del settore.

Ottavo: mappare le risorse culturali dei territori (infrastrutture, servizi, eventi, patrimonio materiale e immateriale) per rafforzare la competitività dell’offerta turistico-culturale e individuare le aree meno note e conosciute che possono essere maggiormente valorizzate a fini turistici, promuovendone l’accessibilità e la gestione a sistema attraverso reti e network tematici capaci di valorizzare le eccellenze locali.

Nono: individuare nuove fonti informative per la descrizione del “turismo sommerso” e sperimentare l’utilizzo dei dati delle piattaforme OTA (Booking, Expedia, Agoda, AirBnB) per l’osservazione e la misurazione in tempo reale delle presenze turistiche “non residenziali” sul territorio.

Decimo: sviluppare un cruscotto di indicatori di valutazione delle performance del settore declinate a livello territoriale (per esempio, indici di specializzazione produttiva e di densità imprenditoriale dei territori) e per le diverse tipologie di turismo.

A questo punto, tra i pilastri del PST e il decalogo Istat, sembrerebbe finalmente chiaro il percorso da seguire. Resta ancora poco chiaro, invece, quale dovrà essere il navigatore-decisore in grado di arrivare a destinazione.

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