In Turkmenistan è stata individuata una perdita di gas metano che ha contribuito in maniera significativa al riscaldamento del pianeta. Ne dà notizia “Bloomberg”, mediante un’inchiesta che parte da un’osservazione casuale dell’esperta Carrie Herzog, tecnico della “GHGSat Inc”. La donna, all’inizio del 2019, era seduta alla sua scrivania e stava monitorando le emissioni nel mondo: il suo lavoro è quello di identificare i singoli pezzi del puzzle del riscaldamento del pianeta. Il suo occhio attento ha notato qualcosa di strano in un tratto di deserto arido e spazzato dal vento in Turkmenistan.
Si trattava di due fenditure frastagliate lunghe più di tre chilometri, catturate dallo spettrometro di immagini del satellite, uno strumento che permette agli scienziati di identificare i gas in base a come riflettono la luce. Gli osservatori di emissioni di SRON, un istituto di scienze spaziali nei Paesi Bassi, hanno accettato di esaminare i dati di uno dei loro sistemi di monitoraggio orbitale e le misurazioni aggiuntive hanno fugato ogni dubbio: era stato trovato uno dei più grandi rilasci di metano mai osservati in tempo reale, attivo da almeno cinque anni già all’epoca.
TURKMENISTAN, PERDITA GAS METANO: IL PARAGONE CON LE AUTO DELL’ARIZONA
Come scrive Bloomberg, quell’emissione sembrava provenire, in parte, dal campo di gas naturale di Korpezhe, in Turkmenistan, in particolare da una stazione di compressione, dove il gas viene preparato per essere convogliato ai clienti. Poiché il metano scalda l’atmosfera 80 volte di più dell’anidride carbonica, questa perdita ha generato un impatto sul clima equivalente alle emissioni annuali di tutte le auto in Arizona.
Incolore e inodore, il metano è il più grande componente del gas naturale e può fuoriuscire in enormi volumi da impianti energetici i cui manager non si preoccupano di fermarlo. Nel 2020, secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia, le emissioni complessive di metano in Turkmenistan sono state inferiori soltanto a quelle della Russia e degli Stati Uniti, nazioni che detengono industrie energetiche significativamente più grandi e popolazioni che superano di gran lunga i 6 milioni di cittadini del Turkmenistan.
TURKMENISTAN, PERDITA DI METANO: COME OVVIARE?
Le poche informazioni che filtrano dal Turkmenistan, suggeriscono che la riduzione del metano e di altre emissioni non è una priorità. In particolare, scrive “Bloomberg”, “due persone che hanno familiarità con l’industria, che hanno chiesto di non essere identificate, hanno descritto infrastrutture decrepite e mal mantenute, alcune delle quali poco aggiornate dall’era sovietica, con lavori essenziali rimandati per anni a causa della carenza di fondi e di personale qualificato. Gli standard ambientali sono abitualmente disattesi, senza alcun monitoraggio significativo delle emissioni e nessun incentivo per i funzionari a cercare di ripulire le loro strutture”.
I funzionari dei ministeri dell’Energia e degli Esteri del Turkmenistan, così come dalla compagnia statale del gas, Turkmengaz, non hanno inteso rispondere alle domande di “Bloomberg”, che ha poi indicato che il metano sfugge nell’atmosfera dagli impianti energetici. Le emissioni più difficili da controllare sono quelle fuggitive, un termine generico per indicare le perdite involontarie da stazioni di compressione difettose o da valvole allentate. Anche se trovarle potrebbe richiedere costose indagini aeree o satellitari, le riparazioni sono spesso relativamente economiche e il guadagno finanziario derivante dalla riduzione delle perdite potrebbe compensare il costo, almeno quando c’è un acquirente per il gas aggiuntivo. Il Turkmenistan, però, pare non curarsi di quest’aspetto e il pianeta non ringrazia…