Trump vende le armi all’Ucraina tramite l’Europa, vero obiettivo della guerra. Intanto Zelensky prova di riaprire i negoziati in Turchia

La Turchia si ripropone per ospitare le trattative Ucraina-Russia e Zelensky chiede incontri questa settimana, ma in realtà non è detto che i canali negoziali possano riaprirsi in tutto e per tutto. Putin continua la sua guerra, che progressivamente sta vincendo, e Trump, da buon affarista, ha trovato il modo di vendere le armi americane facendole pagare due volte agli europei: per sé stessi e per l’Ucraina.



Ormai abbiamo la prova, osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, che il conflitto in realtà è contro l’Europa, che ha subìto il ricatto americano sull’energia, e che si ostina a rifiutare il gas russo mentre, se avesse ancora rapporti con Putin, potrebbe negoziare da una posizione di forza con Trump in relazione ai dazi, minacciando di non comprare più il GNL americano.



Erdogan dice di essere disponibile ad accogliere nuovi colloqui tra l’Ucraina e la Russia a Istanbul, Zelensky propone incontri nei prossimi giorni: c’è la possibilità che si torni a trattare?

I russi non hanno mai detto che non vogliono negoziare, ma che non ci sono le condizioni per trovare un accordo: il tema è se l’Ucraina accetta l’idea di cedere territori e di rimanere neutrale rispetto alla NATO. Detto questo, i colloqui, comunque, sono serviti a scambiare prigionieri. Da questo punto di vista è interessante notare che i russi in un mese hanno restituito oltre 7mila corpi di soldati ucraini, mentre l’Ucraina ha consegnato meno di cento corpi di soldati russi, il che fa sorgere qualche dubbio sulla narrazione dei russi che muoiono come formiche mentre l’esercito di Kiev ha perdite più limitate. I colloqui servirebbero almeno a mantenere il collegamento tra le parti, a lasciare aperto un canale che domani potrà essere rafforzato.



Il Times dice che Trump potrebbe incontrare addirittura Putin e Xi in Cina a settembre. È fantapolitica?

Considerato che Trump dice una cosa e il giorno dopo fa il contrario, settembre è come dire fra molti anni. Il presidente USA ha appena detto che fornirà Patriot agli ucraini, poi sulla stampa tedesca esce la notizia secondo cui la Germania dovrà fornire i suoi sistemi antiaerei a Kiev, ordinandone altri nuovi agli americani. Considerare quello che dice Trump è necessario, ma ha un valore, forse, soltanto nelle 24 ore successive alle dichiarazioni.

La Camera degli Stati Uniti, però, ha approvato l’invio di armi all’Ucraina: Trump ha cambiato atteggiamento nei confronti della guerra?

Fino a ieri avevamo la certezza che Trump volesse guadagnare dalla guerra in Ucraina, recuperando gli investimenti fatti dalla precedente amministrazione. Ma tutti sappiamo che la stessa Ucraina è un Paese in bancarotta che vive del supporto finanziario, in particolare dell’Europa. Sembrava che Trump, con l’accordo minerario-energetico sulle infrastrutture, andasse all’incasso dagli ucraini. Oggi abbiamo la certezza che vuole andare all’incasso anche da noi, dagli europei.

Che cosa farà?

Darà armi all’Ucraina per 10 miliardi di dollari, che noi dovremmo finanziare. Ma visto che Kiev ne ha bisogno oggi e di Patriot ce ne sono pochi, suggerisce agli europei di fornire i loro e poi di ordinarli alle aziende americane. Questa guerra per Trump deve essere un business: non si schiera neanche contro la Russia, fornisce armi agli europei perché le diano agli ucraini. Vuole andare all’incasso: vende a prezzi salatissimi, facendoci comprare armi americane sia per noi che per gli ucraini. Così uccideremo l’industria della difesa europea, la obbligheremo a produrre su licenze americane, dopodiché diventerà una succursale delle grandi aziende USA. Lo ha capito anche la Kallas, che non ha mai brillato per le sue analisi: ha dichiarato che se gli americani ci danno le armi e noi le paghiamo per darle agli ucraini, siamo solo noi che aiutiamo gli ucraini, non gli americani.

Ma il vertice a tre con Putin e Xi Jinping non si farà?

È credibile che Trump voglia un incontro del genere. Ha un ego smisurato e vuole il Nobel per la pace: per lui un summit del genere sarebbe un trionfo. Non ho dubbi che cercherà di organizzarlo, anche se poi constato, comunque, che fa tanto il duro con gli alleati, mentre con Putin sta molto morbido.

Qualcuno, visto l’atteggiamento del Cremlino nella vicenda Iran, pensa che fra Trump e Putin ci sia un patto che comprende Ucraina e Medio Oriente. È così?

Credo che ci sia un patto e che sia anche abbastanza articolato. Putin potrebbe aver detto a Trump di lanciare le sue bombe contro i siti nucleari iraniani, dopo averli evacuati, per poi dichiarare che la guerra all’Iran era finita. Un modo anche per salvare Netanyahu, che non ha più niente per abbattere i missili balistici iraniani. È impossibile che Trump abbia bombardato in Iran senza averne parlato prima con Putin. Così come gli iraniani hanno avvisato gli USA degli attacchi alle basi in Qatar, che infatti sono state evacuate.

Per l’Ucraina, invece, quale sarebbe stato l’accordo?

Quando Lavrov ha incontrato Rubio, a Riyad, non hanno parlato di Ucraina, ma dei rapporti bilaterali da rinsaldare. Infatti Trump non ha applicato nuove sanzioni a Mosca, le ha promesse fra 50 giorni, quando potrà sempre cambiare versione dicendo che non è stato capito e che bisognerà aspettare ancora. Il presidente americano fa quello che gli pare, anche perché noi glielo consentiamo.

Comunque, di fatto, in questo momento, non c’è nessuno sforzo per la pace, neanche da parte americana. Trump ha deciso di guadagnare facendo il fornitore di armi, e continuerà su quella linea?

Putin ha detto chiaramente che sta vincendo la guerra e avanza tutti i giorni con sempre meno resistenza da parte degli ucraini, che invece hanno a che fare con diserzioni di massa. E Trump ci guadagna vendendo armi, anche se rifiuta di fornire quelle offensive. Il suo non è un messaggio nuovo. Stoltenberg, che seguiva le indicazioni di Biden come Rutte segue quelle di Trump, all’inizio del 2024 esortava i Paesi NATO a fornire le loro armi all’Ucraina, ordinandone di nuove alle aziende americane.

In questa guerra, insomma, chi ci va di mezzo è proprio l’Europa?

Due anni e mezzo fa ho scritto L’ultima guerra contro l’Europa. Il vero bersaglio siamo noi e oggi abbiamo la prova che quella valutazione era corretta. La UE, però, impone sanzioni alla Russia da cui gli americani si stanno smarcando e sta puntando a fare a meno del gas russo, che è l’unica fonte energetica che le può permettere non solo di avere quantità di energia infinite a prezzi contenuti, ma anche di negoziare sui dazi con Trump da una posizione di forza. Se riprendessimo le relazioni con Putin potremmo mettere sul piatto delle trattative la possibilità di rifornirci ancora di gas russo, rinunciando al GNL americano. Eppure c’è un commissario UE all’Energia che dichiara la necessità di superare il ricatto russo sull’energia.

Invece il ricatto è americano?

In realtà non c’è mai stato un ricatto russo. Mosca fino a pochi mesi fa riforniva ancora di gas l’Europa, poi l’Ucraina ha deciso di non permettere più il passaggio del gas russo sul suo territorio. Qui c’è un ricatto energetico degli USA nei confronti dell’Europa, che comincia nel 2014 dopo l’Euromaidan, quando Obama, visto che l’Ucraina non è più sotto l’influenza russa, chiede di non comprare più il gas dai russi ma dagli americani. Adesso siamo in balìa di Trump, per poter negoziare dovremmo avere buone relazioni con la Russia. È il capolavoro americano, Biden più Trump, diversi in politica interna, uguali nella politica estera e determinati a mettere in ginocchio l’Europa, con la complicità di leader europei improvvisati o venduti.

(Paolo Rossetti)

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