Le fake news su droni e sconfinamenti russi servono a sostenere il riarmo UE. Trump incassa e aspetta che Europa e Ucraina si distruggano da sole
Il commissario UE per l’economia Valdis Dombrovskis ha affermato che l’Europa sta già combattendo una guerra ibrida contro la Russia. E intanto lancia allarmi per presunti sconfinamenti di droni e jet russi nello spazio aereo di Paesi NATO, come quelli su aeroporti e basi militari in Danimarca o in Polonia o in altri posti ancora.
La realtà, osserva Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, è che vengono presentati come sconfinamenti episodi in cui gli aerei russi viaggiano vicino ai confini degli spazi aerei altrui. E pure sui droni la responsabilità russa è da dimostrare. Si è di fronte a una guerra di propaganda per giustificare il riarmo europeo o un’escalation bellica sotto la spinta dei Paesi baltici e del Nord.
Due prospettive che riguardano solo l’Europa: in tutto questo, infatti, gli USA lasciano Ucraina e UE al loro destino, facendosi pagare le armi che forniscono a Kiev. Siccome rifiutano le sue proposte di pace, Trump lascia che si distruggano da sole: alla fine si “spartirà” l’Europa con i russi come nel 1945.
Secondo Dombrovskis c’è una guerra ibrida della UE con la Russia. È così?
La guerra ibrida c’è da anni e non se ne parla mai. È quella che ha visto esplodere in Russia alcune raffinerie, o aziende del settore della difesa, con interventi di forze speciali e droni ucraini guidati dall’intelligence dei Paesi NATO, ma anche quella in cui alcuni stabilimenti che producono munizioni e armamenti in Europa e negli Stati Uniti (quando c’era Biden) sono stati interessati misteriosamente da incendi ed esplosioni di cui nessuno ha mai parlato nei dettagli. Fatti successi in Gran Bretagna, Germania, USA, ovviamente in Russia.
Perché non se ne è mai parlato?
Significherebbe ammettere che siamo in guerra pur senza avere truppe sul terreno, anche se poi quelli che vengono chiamati volontari internazionali sono tutti militari di Paesi NATO o mercenari che vengono dal Sudamerica e arruolati dagli Stati Uniti o da nazioni che aderiscono all’Alleanza atlantica. Poi però c’è anche un’altra guerra in corso.
Quale?
Quella della propaganda, che ci racconta dello sconfinamento dei droni e dei jet, una gigantesca operazione psicologica il cui obiettivo non sono i russi, ma l’opinione pubblica occidentale.
Eppure oggi sembra che sia cresciuta la frequenza di questi episodi. Come mai?
Già negli anni 50 gli aerei russi bordeggiavano lo spazio aereo NATO e viceversa. Non è una novità. Ora ci sono stati segnalati episodi che si sono verificati nel Baltico, mare sul quale oltre alla Russia adesso si affacciano solo Paesi NATO. Io ho parlato con i piloti dell’Alleanza atlantica, chiamati a operare in quella zona perché i Paesi baltici, bravi a dare ordini agli altri e a urlare, hanno eserciti da operetta, che non sarebbero in grado di tenere il loro confine neppure per sei ore: tutti sanno che lì c’è un corridoio, molto stretto, attraversato dai voli militari neutrali, che i russi devono percorrere per arrivare a Kaliningrad.
Ogni volta che passano da lì bordeggiano lo spazio aereo di Paesi NATO, Svezia e Finlandia a nord, Repubbliche baltiche e Polonia a sud.
L’allarme viene dagli stessi ambienti NATO: Rutte ha detto che se necessario i jet russi dovrebbero essere abbattuti. Per l’Alleanza atlantica i fatti sono di tutt’altra natura?
A dir la verità lo stesso comandante supremo delle forze armate americane ha detto che magari qualche pilota più giovane e inesperto è uscito dalla traiettoria. Nel presunto attacco a una piattaforma polacca in mezzo al mare si è detto che un Mig avrebbe sorvolato a bassa quota l’area a meno di 500 metri, ma il comando della guardia di frontiera e il comando militare polacco dicono che non c’è stata nessuna violazione dello spazio aereo nazionale.
Cosa succede veramente, allora?
Da sempre, quando un aereo non alleato si trova vicino ai confini dello spazio aereo nazionale, ci sono aerei che si alzano in volo non per abbattere o intercettare gli altri caccia, ma per scortarli finché non si allontanano. È quello che è successo anche in Alaska tra russi e americani. Ciò che è cambiato è che adesso si enfatizzano questi fatti, che sono sempre stati normali.
I media (e la politica) sono il vero dramma dell’Occidente e dell’Europa di oggi. Non tutti ovviamente, ma la gran parte sì, forse perché la von der Leyen ha dato loro un miliardo di euro: i mezzi di comunicazione, anche italiani, non si pongono mai domande, ma enfatizzano fatti che non esistono. I media italiani hanno perso lettori e rispondono solo ai loro sponsor, che sono necessariamente politici.
Perché avviene tutto questo?
Non dico che i russi non avrebbero interesse a provocare, ma che si sta costruendo una narrazione basata su cose non vere. Senza peraltro riuscire a dimostrare neanche uno degli episodi citati. I droni caduti in Polonia erano malmessi, prima che decollassero li avevano sistemati con il nastro isolante e pezzi di ricambio non loro.
Cosa è successo, allora, in questo caso?

È stata una classica operazione false flag: gli ucraini con il disturbo elettronico abbattono tanti droni-esca come i Gerbera, poi li rimettono in sesto, li fanno decollare dall’Ucraina e li fanno passare sopra la Bielorussia per darsi un po’ di credibilità, facendoli arrivare quindi in Polonia. Non a caso Zelensky ha detto che ognuno di questi attacchi era sicuramente russo. Ora dice di sapere che il prossimo obiettivo sarà l’Italia: viene il dubbio che sia lui a farli partire.
Questa guerra di propaganda dove ci vuole portare?
La prima spiegazione è che si tratti di un tentativo di rinsaldare il consenso popolare, che non c’è, verso campagne di riarmo massiccio, giustificato dicendo che i russi sono alle porte.
L’altra ragione è consolidare, con la paura della guerra, governi europei sempre più traballanti e una UE pronta a sacrificare la democrazia: penso alle dichiarazioni del presidente ceco Petr Pavel, nel caso in cui Andrej Babis, che non vuole più aiutare l’Ucraina, vincesse le elezioni. Pavel ha già detto che potrebbe non dargli l’incarico a causa di alcune pendenze penali relative ad altre inchieste.
Le stesse accuse che vengono mosse ai partiti filorussi in Moldavia. Insomma, si cerca di aumentare la paura, nel nome di una minaccia russa, per rendere attuabili misure di repressione della libertà di pensiero.
C’è anche un rischio vero e proprio di escalation della guerra?
La spiegazione più preoccupante è che tutto questo serva a prepararci a creare un casus belli. Ricordiamoci però che di tutti i Paesi del Nord che stanno spingendo per un confronto militare con la Russia l’unico che ha forze armate dignitose è la Polonia. Tutti gli altri non sono in grado di mettere in campo una brigata seria per combattere per più di due settimane. Il casus belli potrebbe avere l’obiettivo di trascinare gli Stati Uniti in guerra, ma Trump e gli USA ci hanno abbandonato già da tempo.
L’America ora spinge l’Ucraina al sacrificio, visto che con gli europei non ha voluto accettare la sua pace. È come se dicesse: “Se le cose stanno così andate tutti in guerra e quando l’avrete persa ne discuteremo”. Ma a quel punto l’Europa se la divideranno russi e americani come nel 1945.
Zelensky, intanto, parla di un mega-accordo in arrivo tra USA e Ucraina sulle armi.
Questo accordo è semplicemente fantastico: gli americani, come ha detto Scott Bessent, applicano un 10% di ricarico sulle armi (non nuove) che hanno già nei magazzini e che vendono agli europei perché le diano agli ucraini. Più Kiev ordina armi americane, che noi paghiamo, più Zelensky incasserà, credo, la giusta commissione per chi fa da mediatore nella vendita.
Per il presidente ucraino e per il suo governo potrebbe diventare un gigantesco affare. La politica di Trump è che gli ucraini proseguano la guerra con l’aiuto degli europei, per accelerare il disastro ucraino e quello dell’Europa.
Il presidente americano sa già che l’Ucraina perderà la guerra?
Kupyansk sta cadendo e così altre roccaforti ucraine. I russi procedono lentamente perché il tempo è dalla loro parte e così riducono le perdite, mentre quelle degli ucraini sono spaventose, visto che vengono bombardati ogni giorno. L’obiettivo dei russi è il collasso delle forze armate ucraine, che non hanno le risorse per poterli contrastare.
(Paolo Rossetti)
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