Non si sa molto dell'incontro tra USA e Russia. Forse è un buon segno. Toni Capuozzo: si lavora ad un aut-aut a Zelensky
L’Europa mette i bastoni tra le ruote al piano di pace di Trump per l’Ucraina. E allora dal vertice di Mosca potrebbe essere uscito un nuovo piano, non si sa formato di quanti punti, che Steve Witkoff e Jared Kushner devono prima discutere con il presidente americano. Per questo, osserva Toni Capuozzo, giornalista e inviato di guerra, l’incontro con Zelensky che doveva tenersi a Bruxelles è stato annullato.
Adesso, però, gli americani, una volta informato Trump e tenendo ai margini l’Europa per evitare che intralci le trattative, potrebbero presentare il nuovo documento all’Ucraina mettendo il suo presidente di fronte al dilemma se accettare o meno l’accordo. In caso di risposta negativa, però, gli USA si sfilerebbero e Putin potrebbe continuare a combattere conquistando il Donbass e magari anche Odessa.
Cinque ore di incontro Witkoff-Putin a Mosca di cui si è saputo ben poco. Poi l’incontro degli americani con Zelensky saltato: cosa sta succedendo nelle trattative sulla guerra in Ucraina?
Forse la spiegazione del mancato incontro con Zelensky è che Witkoff e Kushner devono riferire immediatamente a Trump un fatto importante, nuovo, che rende necessario un confronto con il presidente americano. Tutta questa riservatezza potrebbe voler dire che il negoziato sta andando avanti. Per Putin, in questo momento, è importante mantenere il rapporto con Trump, in un quadro delle relazioni fra Russia e USA che comprende anche affari da sviluppare insieme.
Perché procedere così, visto che negli ultimi tempi i piani per la pace sul tavolo erano noti a tutti?
Penso che di fronte a un’Europa che mette i bastoni fra le ruote a un piano di pace che non costi qualcosa anche per Mosca, si stia dando il via libera a un attacco russo sul terreno. Alla Russia non manca tanto per prendere tutto il Donbass, e per quello che sappiamo gli ucraini stanno incontrando enormi difficoltà a difendersi.
Putin il giorno prima dell’incontro al Cremlino aveva detto che l’Ucraina sta crollando: vuole completare l’opera?
È ovviamente ingolosito dai risultati sul terreno di battaglia. Vuole mantenere il consenso di Trump e avanzare sul terreno, mettendo ancora più nell’angolo l’Europa. Se fra 15 giorni si realizza un’avanzata russa consistente, l’Europa si trova ad affrontare un grosso problema. L’Ucraina, d’altra parte, nonostante uno zoccolo duro di resistenza, ha un esercito che opera in condizioni difficili e ha a che fare con il problema delle diserzioni.
Putin in questi giorni, anche quando ha risposto a Cavo Dragone dicendo che la Russia è pronta alla guerra se l’Europa la vuole, è sembrato molto sicuro di sé. È la conferma che sente di avere le spalle coperte?
Nello stesso giorno dell’incontro con gli americani era a Mosca anche il ministro degli Esteri cinese. Se dovessi fare un’ipotesi direi che le cose potrebbero sistemarsi così: Taiwan ai cinesi ma senza usare la forza, il Donbass ai russi e l’Ucraina che potrebbe entrare nella UE, magari senza sconti sul contingente militare ucraino. Anche se in fondo, su questo punto Putin potrebbe fare delle concessioni.
Ma i russi non transigeranno sull’Ucraina neutrale e fuori dalla NATO.

Nel piano iniziale di Putin c’era la detronizzazione delle gerarchie politiche ucraine, che si sono tolte di mezzo da sole con lo scandalo della corruzione. Nel dopoguerra Zelensky non ci sarà e la sua dirigenza è saltata. Potrebbe subentrargli Zaluzhny. Questo è un obiettivo raggiunto per il capo del Cremlino. Siamo in una situazione in cui Ucraina e Russia non possono cantare vittoria entrambe: Kiev è debole e nonostante tutti i discorsi sul diritto internazionale i rapporti di forza contano. L’Iraq era abbastanza forte da prendersi il Kuwait, ma gli USA erano sufficientemente forti per battere Saddam Hussein.
L’Europa cosa può fare?
Francamente non lo so. Lo stesso piano di riarmo entro il 2030 è ridicolo rispetto al succedersi dei fatti. Quando è stato reso noto il piano dei 28 punti l’Europa si è subito scagliata contro, così il piano è stato cambiato e i punti sono diventati 19. Sull’esito dell’incontro a Mosca non abbiamo notizie, ma potremmo ipotizzare che sia stato definito un altro piano ancora, magari a 10-20 punti, che non viene comunicato per non ritrovarsi ancora di mezzo gli europei. Sia Trump che Putin non hanno una grande considerazione dell’Europa: il problema, per loro, è togliere il guinzaglio di Zelensky, quello con cui l’Europa gli dà la forza di farsi sentire.
I detrattori delle ultime proposte di pace si appellano al diritto internazionale dicendo che non si possono acquisire territori con la forza. Quanto pesa in questo momento questa considerazione?
È ovvio che un accordo sarà del tutto insoddisfacente per l’Ucraina, ma bisogna vedere com’è la situazione sul terreno, non si può evitare di considerare i rapporti di forza. Io credo che Mosca non pensi di prendersi tutta l’Ucraina, ma che l’ipotesi di conquistare Odessa esista. In questo momento, comunque, l’unico che ha fretta di raggiungere un’intesa è Trump. L’Europa no, perché non vuole avallare il suo piano, Putin neppure perché sta vincendo sul terreno, mentre il presidente americano vorrebbe vantarsi del nono conflitto concluso grazie a lui.
Quindi cosa succederà?
Basandoci sugli elementi che abbiamo, un incontro ad alto livello di Witkoff e Kushner con Dmitriev e Putin e il vertice con Zelensky rimandato, possiamo pensare che ci sia qualcosa di nuovo di cui gli emissari americani devono parlare con Trump. Dopo di che, senza mostrare le carte all’Europa, gli americani potrebbero presentare a Zelensky un piano già pronto, concordato con i russi, ponendolo di fronte a un aut-aut: prendere o lasciare. A quel punto, se Zelensky non accetta, gli USA si chiameranno fuori. In tal caso a Putin va bene continuare la guerra e Trump potrà dire di avere fatto tutto il possibile per la pace. Dopo di che toccherebbe all’Europa andare avanti.
(Paolo Rossetti)
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