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Home » Esteri » Europa » UCRAINA/ Una ricetta per la pace che salvi l’Ue: ora Macron ascolti Sarkozy

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UCRAINA/ Una ricetta per la pace che salvi l’Ue: ora Macron ascolti Sarkozy

Marco Zacchera
Pubblicato 1 Giugno 2024
Sarkozy

Nicolas Sarkozy, presidente della Repubblica francese dal 2007 al 2012 (Ansa)

L'ex presidente francese Sarkozy sulla guerra in Ucraina è decisamente pragmatico. Macron e Scholz farebbero bene ad ascoltarlo prima che sia tardi

In una Francia profondamente divisa su tutto e in vista di un turno elettorale dove la destra della Le Pen potrebbe “doppiare” il risultato di Macron, tutto si esaspera.

In politica estera il presidente ha scelto di essere il “falco” europeo, con dichiarazioni tese a smarcarsi dall’avversaria che in passato non aveva mai nascosto un’attenzione privilegiata verso la Russia.


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Nel dibattito, da tempo si è inserito anche l’ex presidente Nicolas Sarkozy, azzoppato dai suoi procedimenti giudiziari ma molto spregiudicato in politica estera (vedi la guerra in Libia).

L’ex presidente non è certo un pacifista, ma sul conflitto ucraino è decisamente un pragmatico e in una lunga intervista concessa nei giorni scorsi a Le Figaro sottolinea le incongruenze non solo francesi ma di tutto l’Occidente.


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Da mesi Sarkozy spinge per una negoziazione diretta tra UE e Russia e soprattutto per ridurre l’influenza statunitense sull’Europa, che in questa fase rischia di essere il vaso di coccio in un’escalation militare di grande incertezza. “Noi abbiamo bisogno della Russia e loro hanno bisogno di noi” sosteneva già nell’agosto dell’anno scorso con posizioni che sembravano “pacifiste” ma che erano e sono soprattutto “realiste”. Sarkozy si chiede apertamente se non sia ora che l’Europa si sottragga alla tutela politica americana iniziando trattative dirette con Putin per un “cessate il fuoco” teso a limitare i danni.


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Contrario all’allargamento della NATO all’Ucraina, Sarkozy sottolinea che quando la tensione è al massimo basta una scintilla anche involontaria per provocare un incendio irreparabile e che bisogna almeno temporaneamente fermare il conflitto, anche perché in un’escalation a perderci sarebbe soprattutto l’Europa, non certo gli alleati di oltreoceano che però – proprio grazie al conflitto – l’hanno messa in ginocchio.

“Se alzare il tono delle parole e l’invio di armi vuole solo ‘spaventare’ la Russia per indurla a trattare certamente i risultati non si vedono e se per negoziare con Putin ci vuole una vittoria militare ucraina, il rischio – ricorda Sarkozy – è di non vederla a breve”.

15 anni fa Sarkozy disse no – insieme alla Merkel – ad un allargamento della NATO ad Est, eppure erano anni di feeling con il Cremlino. Correva l’anno 2008 e i canali di dialogo e interscambio con la Russia erano tutti aperti. Oggi l’ex presidente sostiene la necessità assoluta di avviare un negoziato. Dice Sarkozy: “Se per porre fine alla guerra aspettiamo che una delle parti sia in ginocchio, dobbiamo prepararci a un’esplosione dalle conseguenze drammatiche. Il mondo sta ballando sull’orlo di un vulcano. È ora di iniziare a parlare seriamente su come creare le condizioni per un rapporto pacifico tra la Russia e i suoi vicini e su come ripristinare una leadership europea. Essere forti con Putin significa assumersi il rischio di negoziare direttamente e con fermezza con lui, non impegnarsi in una spirale di guerra dalle conseguenze incalcolabili. Per quanto riguarda l’invio di truppe di terra, ho seri dubbi. Non posso accettare che la terra di Tolstoj e la terra di Balzac entrino in guerra. Abbiamo almeno considerato le conseguenze?”.

L’ex presidente condanna senza riserve l’invasione russa, ma un negoziato deve anche tenere conto della storia dei Paesi e della genesi del conflitto. Era la posizione di Henry Kissinger. “L’Ucraina – ricorda Sarkozy – è un ponte tra il mondo slavo e l’Europa. La sua vocazione è mantenere questo legame tra due mondi che devono coesistere. Perché la storia non è una pagina bianca: Kiev è stata la prima capitale della Russia, ucraini e russi hanno condiviso una storia comune per secoli e in Ucraina ci sono circa dieci milioni di persone che parlano russo. Questo non dà in alcun modo a Vladimir Putin il diritto di fare ciò che ha fatto, né giustifica in alcun modo questa aggressione, ma evidenzia la complessità della questione per tutti coloro che vorrebbero spiegarla in modo semplicistico”. Sarkozy ricorda quando – dopo lunghe discussioni dirette – Putin lasciò la Georgia indipendente, ed esprime forti dubbi sulla necessità di integrare l’Ucraina nella Ue e nella Nato, “perché più l’Europa si espande verso est, più indebolisce la sua autonomia rafforzando il suo orientamento americano. È perfettamente possibile garantire la sicurezza dell’Ucraina, attraverso garanzie e impegni internazionali molto forti, senza arrivare a integrarla nella Nato. Allo stesso modo, l’Ue può costruire un forte partenariato con l’Ucraina che non implichi l’adesione. Non commettiamo con l’Ucraina lo stesso errore che abbiamo commesso con la Turchia, promettendole un’adesione all’Ue alla quale, alla fine, nessuno ha mai creduto”.

Per Sarkozy, il rafforzamento politico autonomo dell’Europa è una necessità perché “La politica di ripiegamento degli Stati Uniti su sé stessi è iniziata con Barack Obama. ‘L’America prima di tutto’: questa realtà c’era prima di Trump e non si fermerà. Si tratta di un nuovo sviluppo le cui conseguenze faremmo bene ad anticipare proprio qui in Europa”.

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