Nell’Ucraina ormai assediata da più di tre anni dalla Russia sembra essere iniziata una sorta di ‘gara’ per la ricostruzione. Una gara, di fatto, iniziata forse troppo presto, facendo leva sull’imminente possibile fine del conflitto, che tuttavia non si ravvisa veramente sul campo di battaglia. Le posizioni militari, infatti, sono piuttosto cristallizzate ormai da tempo, anche a causa dell’imperversare dell’inverno, mentre ad un occhio esterno è, probabilmente, Mosca che se la sta passando meglio.
Insomma, la ricostruzione dell’Ucraina, per quanto auspicata, non sembra essere affatto vicina. Inoltre, non essendo chiaro quanto ancora durerà la guerra, non è chiare nemmeno chi la vincerà e, dunque, chi dovrà farsi carico di ricostruire il territorio ormai quasi completamente devastato da bombardamenti, occupazioni e scontri a fuoco. Guardando allo sforzo bellico, infatti, la tenuta di Mosca sembra essere ben più salda di quella di Kiev, soprattutto a fronte degli innumerevoli scontri internazionali per gli aiuti (sia negli USA che in UE, a causa dall’Ungheria che ha già rallentato l’ultimo pacchetto europeo). Tuttavia, agli occhi delle aziende internazionali, la ricostruzione dell’Ucraina, oltre ad essere un fatto assodato, è anche potenzialmente un bottino ricco.
La gara per la ricostruzione dell’Ucraina
Oltre ai tecnicismi bellici, comunque, la ricostruzione dell’Ucraina secondo la Banca centrale europea avrà un costo stimato superiore ai 1.000 miliardi di euro, fermo restando i futuri danni che la guerra continuerà a causare. Si tratta, sottolinea Bloomberg che parla della gara per la ricostruzione, di un costo più di quattro volte superiore ai fondi inclusi nel piano Marshall, che ha alimentato la ripresa economica dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale.
Per le aziende estere, tuttavia, la ricostruzione dell’Ucraina è un’opportunità economica, perché se da un lato significa ritorno alla normalità per gli ucraina, dall’altro significa anche ripresa, ed auspicabilmente crescita, economica, come fu in Europa dopo la sconfitta dei nazifascisti. Bloomberg, infatti, riporta che moltissime aziende hanno già iniziato a trattare ed acquistare lotti di terreni su cui far sorgere le loro future aziende, industrie e sedi. Parecchie, d’altro canto, sono le aziende che hanno aperto sedi sul territorio dell’Ucraina anche nel corso degli ultimi tre anni, come dimostrano gli oltre 70 progetti dal valore complessivo di 1 miliardo di euro che le imprese edili della Turchia hanno completato. Aziende, ma anche stati, perché sempre la Turchia, ma anche il Regno Unito, nel frattempo stanno ricostruendo ponti, infrastrutture e strade. Insomma, sembra che ognuno voglia già ritagliarmi, mentre gli ucraini combattono per la loro libertà, una fetta della torta economica della ripresa.