Caos nella sala autopsie di Udine: il corpo di un 69enne trovato putrefatto a causa di un presunto problema tecnico. Indaga la procura
Nell’arco di pochi giorni rischiano di essere due le autopsie rese impossibili da una gestione – forse – eccessivamente superficiale della sala settoria del cimitero di Udine intitolato a San Vito che ospita, tra le altre, anche la salma di Alessandro Venier, ucciso e fatto a pezzi dalla madre e dalla compagnia solamente poche settimane fa: esami, dicevamo, resi impossibili da una serie di errori tecnici e umani che hanno compromesso la corretta conservazione dei cadaveri.
Partendo proprio dal caso relativo alla salma di Venier, come aveva raccontato l’agenzia Ansa pochi giorni fa, nel momento in cui i periti di Udine avrebbero dovuto svolgere l’autopsia sul corpo del 35enne, hanno scoperto che nessuno dei tecnici aveva estratto in tempo la salma dalla cella frigo in cui era conservata: l’esito è stato che il cadavere si trovava ancora in uno stato di profondo congelamento, tale da rischiare lo slittamento – poi, sembrerebbe, fortunatamente scongiurato – dell’esame autoptico.

Caos nella sala autopsie di Udine: putrefatto il cadavere di un 69enne, conservato in maniera scorretta
Più grave, invece, è il secondo caso capitato proprio in queste ore nella medesima sala autopsie di Udine, raccontato dai quotidiani locali: il malcapitato protagonista sarebbe un uomo 69enne deceduto una decina di giorni fa a un mese di distanza da un incidente automobilistico che l’aveva costretto a un ricovero durato 19 giorni; con la Procura che – su richiesta della famiglia – aveva chiesto si svolgere l’esame autoptico per capire se ci fosse un qualche collegamento tra i due eventi.
La salma, così, era stata consegnata alla sala autopsie del cimitero di Udine su indicazione del comune che aveva confermato la possibilità di accoglierla e di svolgere l’esame, fermo restando che il San Vito è rinomato per aver ospitato diverse analisi simili di alto livello, sempre svolte nel completo rispetto delle procedure e proprio in queste ore, il medico legale – ovvero il dottor Antonello Cirnelli – aveva raggiunto la sala accompagnato (da protocollo) dai periti delle due parti in causa.
Estratta la salma dell’uomo dalla cella frigo, però, ci si è presto resi conto che a causa della scorretta conservazione si era ormai parzialmente putrefatta, al punto da rendere pressoché impossibile ricavare informazioni utili per gli accertamenti autoptici: naturalmente, la procura di Udine ha avviato subito un’indagine per capire se ci siano delle responsabilità; scoprendo da subito che la sala autopsie è sprovvista degli obbligatori gruppi di continuità, utili per evitare casi come quello del 69enne.
