Nasce in Siria il nuovo Governo di al Sharaa (al-Jawlani), Commissione UE si dice pronta a collaborare: cosa succede e quali scenari tra Turchia ed Europa
LA COMMISSIONE UE PRONTA A COLLABORARE CON LA “NUOVA” SIRIA DI AL JAWLANI: COSA SAPPIAMO FINORA
A fine febbraio l’allentamento delle sanzioni, poi l’apertura di una linea di credito, ora l’annuncio di una pronta collaborazione con il nuovo Governo annunciato appena due giorni fa dal Presidente Ahmad al Sharaa (noto anche con il nome di battaglia islamista Abu Muhammad Al-Jawlani): la Commissione UE pur da posizione ancora attendista sullo sviluppo dell’ordine politico interno in Siria, si dice pronta a trattare una pacifica transizione dopo la caduta di Assad.
E nelle ore in cui il “vicino” Israele lancia tutte le sue perplessità sulla possibilità di vedere basi militari e aree della Turchia di Erdogan sul territorio siriano del neo leader dell’HTS, Bruxelles fa intendere un nuovo credito politico concesso al Governo “tecnico-islamista” inaugurato dal Presidente al Sharaa.
Con una breve nota dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera UE Kaja Kallas, assieme ai commissari europei Suica e Lahbib, l’Europa accoglie con favore «la formazione del nuovo Governo di transizione in Siria», il secondo in pochi mesi dopo la cacciata degli alawiti sciiti al seguito di Bashar al-Assad. Addirittura Bruxelles, seguendo questa volta la stessa scia degli Usa di Donald Trump, concede il piano impegno con al Sharaa «per collaborare alla transizione pacifica», come ricordato anche nella recente Conferenza di Bruxelles sulla Siria. Von der Leyen & Co. rimangono a fianco del popolo siriano, aggiunge la nota della Commissione, assicurando una maggiore inclusività sociale e politica che possa essere mantenuta a Damasco.
Primo punto chiave per garantire la transizione in Siria, secondo l’UE, è che possano essere garantiti i crimini commessi in questi mesi di guerra civile (tutt’altro che conclusa, con la “caccia” agli alawiti che prosegue in tutto il Paese dalle milizie islamiste di al-Jawlani), al fine di una «significativa riconciliazione nazionale». Come conclude Kallas – sempre nella nota ufficiale UE dopo la nascita del nuovo Governo siriano – l’Europa resta in ferma condanna di qualsiasi tentativo interno o esterno «di minare la sua stabilità e le prospettive di una transizione politica pacifica e inclusiva».
IL NUOVO GOVERNO IN SIRIA FA GIÀ DISCUTERE: “NON POSSIAMO ACCONTENTARE TUTTI…”. POLEMICA SULLA POCA INCLUSIONE MINORANZE
Appena un mese fa, mentre le trattative per la formazione del nuovo Governo erano ancora in alto mare a Damasco, l’Unione Europea aveva comunque seguito l’indicazione geopolitica che USA e Turchia avevano già imbracciato nei confronti del nuovo regime siriano: riduzione netta con sospensione delle sanzioni su energia, banche e trasporti, con in generale una nuova disponibilità di dialogo per giungere ad una vera pacificazione e transizione democratica in Siria.
Il passato (e anche presente) di al-Jawlani, alias al Sharaa, impone un atteggiamento attendista per capire quanto davvero le promesse di democrazia saranno mantenute dal nuovo Governo di transizione verso le prossime eventuali Elezioni Politiche: di sicuro, la scelta di un esecutivo con volti in ogni minoranza, ma dalla scarsa centralità politica, e soprattutto il rafforzamento dei poteri del Presidente, non rappresentano un ottimo viatico rispetto alle speranze della vigilia. Al Sharaa ha eliminato il ruolo del Primo Ministro, accentrando del tutto i poteri del Presidente, specie in mancanza ancora di un Parlamento legislativo in grado di bilanciare l’eventuale autorità democratica.
Tanti i volti tecnici “ad hoc”, molto vicini al leader islamista – come il nuovo Segretario di Gabinetto Ali Kidda, responsabile della propaganda “pro-Occidente” del leader ex combattente fondamentalista – così come trovano posto nel Consiglio dei Ministri anche una donna cristiana (Hind Kabawat al Lavoro), un druso, alcuni sunniti e addirittura un alawita sciita che subito è stato contestato dalla base delle milizie HTS.
Il compromesso tra la stabilità e le promesse di un nuovo corso a Damasco al momento vedono molte incertezze e fragilità all’orizzonte, con UE e USA che confermano l’interesse a collaborare attivamente con il nuovo leader islamista, tenendo però d’occhio l’evoluzione dei rapporti tra Al-Jawlani e Erdogan per evitare che la “nuova” Siria si trasformi in una immensa roccaforte turca nel centro del Medio Oriente sempre più “turbolento”.
