I sospetti della Commissione UE sulla mozione di censura contro Von der Leyen: “la regia della Russia dietro”. Le tensioni e il "possibile" stratagemma

IL RAPPORTO, IL FACT CHECKING E L’ACCUSA: “MOSCA DIETRO LA MOZIONE ANTI VON DER LEYEN”

Vi sarebbe la Russia di Putin dietro alla mozione di sfiducia lanciata contro la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen: o almeno, Bruxelles è convinta di ciò dopo aver presentato un rapporto di ricercatori, fact-checkers “indipendenti” e stampa libera europea. Lo ha detto il portavoce della Commissione Europea Thomas Regnier, rinfocolando nuovamente l’asse di scontro fra Russia e UE come conseguenza della guerra in Ucraina e del sostegno europeo al Governo Zelensky.



Stando a tale rapporto, le operazioni russe come interferenze, complotti e campagne web avrebbero cercato negli ultimi mesi di boicottare la Presidenza Von der Leyen arrivando a determinare la mozione di sfiducia con la proposta del primo firmatario George Piperea, eurodeputato rumeno di ECR proveniente dall’AUR di George Simon, il partito sconfitto alle ultime Elezioni Presidenziali in Romania per poche migliaia di voti dopo l’annullamento del primo turno vinto dalla destra anti-UE.



Gheorghe Piperea e George Simion, AUR Romania (ANSA-EPA 2025)

Vi sarebbero «operazioni di questo tipo nel contesto della mozione di censura», spiega il portavoce Regnier riferendosi ai tentativi del Cremlino di “condizionare” le politiche anti-UE, fino appunto a concordare la mozione di censura sul Pfizergate, sul caos ReArm UE e sulle polemiche per il Digital Service Act. L’accusa è diretta contro i tentativi di non precisati «associati alla propaganda di stato russa» con l’obiettivo di condizionare la Commissione Europea e le proprie istanze politiche.

NUOVO SCONTRO RUSSIA-UE: DA DOVE NASCE IL RAPPORTO CONTRO PIPEREA

Ricordando che la mozione contro Von der Leyen, presentata da Piperea e appoggiata dalle opposizioni alla Commissione UE, è stata respinta lo scorso 10 luglio 2025 con 360 voti contrari e 175 a favore, secondo Bruxelles vi sarebbe comunque lo zampino russo dietro le istanze del vicepresidente ECR in quota Romania. Appellandosi ai fact-checkers indipendenti, vi sarebbero cospirazioni e complotti messi in atto da «amici di Putin» (come aveva tra l’altro attaccato in Aula la stessa Von der Leyen nel discorso in risposta alla mozione di censura) per provare a far cadere le istituzioni europee.



Ursula Von der Leyen, Presidente UE all’Europarlamento per la mozione di sfiducia (ANSA-EPA 2025)

Il rapporto si fonda su circa 20mila post social pubblicate da un gruppo russo noto come “Pravda news” e che avrebbe seminato notizie e attacchi alla Commissione in molti Paesi europei (non solo Romania ma anche Polonia, Germania, Francia e Paesi Baltici). Accusata di essere una leader corrotta e antidemocratica, le varie prove sul Pizergate e gli altri dossier complessi vedevano in Ursula Von der Leyen un bersaglio politico da dover indebolire.

Che in passato vi siano stati diverse interferenze – o anche vere e proprie ingerenze – dalla Russia putiniana non è messo in discussione e da qui scatta il principio del rapporto presentato oggi dalla Commissione UE: essere però certi che la mozione di sfiducia sia in qualche modo fatta “nascere” a Mosca e non dai tanti problemi presenti nel primo e secondo mandato della Presidente UE a Bruxelles, è quantomeno prematuro e superficiale.

Un grande complotto contro la leader UE che appoggia Zelensky e l’Ucraina nella guerra contro la Russia è certamente un tema plausibile e possibile, come però – ci permettiamo – anche un potenziale “stratagemma” messo in campo da Bruxelles per coprire errori, tensioni e complessa gestione della politica europea?

Il tempo dirà quale dei due scenari è attualmente in campo, anche se una prima “indiretta” risposta è giunta oggi dal vicepremier Salvini, tra i leader dei Patrioti per l’UE. Vedere infatti Orban sotto ricatto in Ungheria per le riforme del suo Governo, o le Elezioni in Romania «falsate», o ancora le vicende giudiziarie contro Marine Le Pen o lui stesso in Italia, «sembrano una chiara regia in stile Soros, un assalto giudiziario contro le forze sgradite» in Europa e non solo.