Regno Unito riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre, ma l'annuncio del premier Keir Starmer è in realtà una "minaccia" a Israele: ecco perché
Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione, da parte della Francia, di riconoscere lo Stato di Palestina, mentre Giorgia Meloni ritiene che non sia ancora il momento giusto. Poi arriva Keir Starmer, che spiazza tutti intrecciando la sua volontà alle mosse di Israele, subordinando la decisione a quella di Netanyahu di accettare o meno una tregua a Gaza.
Il primo ministro britannico ha definito “sempre più intollerabile” la situazione e ha annunciato che il riconoscimento formale dello Stato di Palestina avverrà nel mese di settembre, fissando come data limite l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a meno che Israele non si impegni a favore di una soluzione a due Stati.
Il gabinetto di Starmer sta lavorando a una roadmap per la pace nella regione, anche a seguito delle pressioni interne dovute alla crisi umanitaria, come rivelato la settimana scorsa dal Guardian, e per seguire l’esempio della Francia.

Di conseguenza, il premier britannico ha richiamato il suo gabinetto dalle vacanze per approvare il piano, dopo i colloqui con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale ha dichiarato che non gli sarebbe dispiaciuta una presa di posizione da parte del Regno Unito sulla questione.
LA MOSSA DI STARMER FA DISCUTERE
Ora, secondo Starmer, è arrivato il momento giusto, ma questa posizione è destinata a far discutere, poiché l’annuncio rappresenta una sorta di ultimatum a Israele. Infatti, vengono fissate precise condizioni: oltre ad adottare misure concrete per porre fine alla guerra a Gaza, Israele deve chiarire che non ci sarà alcuna annessione in Cisgiordania e deve impegnarsi in un processo di pace a lungo termine.
Il primo ministro ha ribadito che non vi è alcuna equivalenza tra Israele e Hamas, e ha affermato che il gruppo militante deve rilasciare tutti gli ostaggi, deporre le armi, firmare un cessate il fuoco e accettare di non avere alcun ruolo nel governo di Gaza.
The Telegraph sottolinea come Starmer si rivolga alla leadership israeliana e non ai palestinesi, ma sembra improbabile che una delle quattro richieste avanzate dal Primo Ministro nei confronti di Israele possa essere soddisfatta nei prossimi due mesi, prima della riunione delle Nazioni Unite.
CRITICHE IN UK PER “ULTIMATUM” DI STARMER
Ma Starmer deve affrontare le critiche sia da parte di esponenti di sinistra, secondo i quali il suo annuncio non era sufficientemente incisivo, sia da parte degli oppositori politici di destra, che hanno avvertito che avrebbe “premiato” Hamas.
Jeremy Corbyn, predecessore di Starmer e cofondatore di un nuovo partito di estrema sinistra, ha dichiarato: “La statualità palestinese non è una merce di scambio. Non è una minaccia. È un diritto inalienabile del popolo palestinese. Le nostre richieste a questo governo vergognoso rimangono le stesse: porre fine a tutte le vendite di armi a Israele, imporre sanzioni diffuse e fermare il genocidio, ora“.
Reform UK ha avvertito che la decisione del premier è stata presa nel “momento sbagliato” e fa il gioco di Hamas. Ed Davey, leader dei Liberal Democratici, ha chiesto “un’azione molto più incisiva” per fermare il peggioramento della situazione umanitaria.
