Per la Gran Bretagna l'uscita dalla Cedu è diventata l'unica soluzione per affrontare l'emergenza migranti : perché è anche una questione di sovranità
Per affrontare l’emergenza dell’immigrazione clandestina e il problema della criminalità, la Gran Bretagna non può restare nella Corte europea dei diritti dell’uomo. Il pressing al governo britannico arriva anche dai media, con il Sun che ha messo nero su bianco che «tutti i piani elaborati vengono subito vanificati da un fattore: l’adesione alla CEDU».
Questo perché chi commette crimini può avvalersi delle leggi sui diritti umani, evitando così l’espulsione immediata. Il giornale britannico cita la clausola dell’articolo 8, che consentirebbe a qualsiasi criminale straniero espulso di rientrare successivamente nel Paese. Di conseguenza, l’impegno del premier Keir Starmer di smantellare le bande di trafficanti di esseri umani «appare più vuoto che mai, visto che il numero di migranti che arrivano illegalmente supera i 50.000, cioè uno ogni 11 minuti».
Essendo un avvocato specializzato in diritti umani, Starmer conosce alla perfezione la questione; per questo il Sun ritiene che debba «rendersi conto che non può mantenere la promessa fatta a un pubblico furioso senza ritirare la Gran Bretagna dalla CEDU o senza garantire un accordo a livello europeo sulla riforma».

A tal riguardo, ha citato anche le posizioni di altri Paesi, tra cui Italia e Danimarca, che hanno già espresso l’intenzione di lasciare la CEDU. Infatti, già nel maggio scorso il governo Meloni aveva firmato una lettera aperta, insieme ad altri Paesi, contro la CEDU, denunciando i limiti imposti alla «capacità di prendere decisioni politiche» e chiedendo l’avvio di un dibattito sull’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, perché le espulsioni degli stranieri criminali vengono ostacolate.
“VISIONE QUASI RELIGIOSA DELLA CEDU”
Sulla prospettiva dell’uscita del Regno Unito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo è intervenuto anche The Spectator, secondo cui il partito laburista non ha altra scelta. Ad esempio, il ministro dell’Interno ha ampliato la lista dei Paesi coperti dal programma «espulsione immediata, ricorso successivo» per criminali stranieri, perché in realtà non aumenta il numero di persone indesiderabili che si possono espellere.
Ad esempio, per i criminali di Paesi aggiunti nella lista (India, Canada, Australia e alcuni Stati africani e asiatici), una volta che un ricorso basato su motivi di diritti umani viene respinto dal ministro dell’Interno, l’espulsione scatta in maniera automatica. Il soggetto può presentare un altro ricorso, ma dall’estero. Ma c’è, appunto, il problema della CEDU, che già nel 2014 ostacolò una legge britannica in quanto non conforme ai diritti umani.
La nuova legge mira ad aggirare il problema imponendo che i ricorsi vengano presentati dall’estero, dopo l’espulsione, ma non si può escludere che un tribunale decida di sospendere il provvedimento. Per The Spectator, bisogna intervenire sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo: «Il diritto di asilo dovrebbe poter essere revocato in caso di grave comportamento scorretto. Purtroppo questo è ciò che Strasburgo, con la sua visione quasi religiosa dei diritti umani, non accetta».
IL PRESSING PER L’USCITA DALLA CEDU
Per questo in Gran Bretagna si ritiene che vi sia solo una via d’uscita: l’addio alla Corte di Strasburgo, a meno che non si “converta” improvvisamente. «Basti pensare al suo petulante rifiuto, tre mesi fa, di una proposta avanzata da diversi Paesi, tra cui Danimarca, Polonia e Italia, di ammorbidire la sua linea sui diritti dei migranti», scrive il giornale britannico. Dunque, il ritiro sta rapidamente diventando non solo un’opzione, ma l’unica opzione.
Non a caso, a fine luglio l’ex ministra Suella Braverman ha pubblicato con il Prosperity Institute un documento sull’uscita dalla CEDU e sulle ragioni politiche, come l’erosione della sovranità in materia di immigrazione.
Il Regno Unito si è reso conto che non è servito provare a riformare la CEDU dall’interno, né modificare la legge sui diritti umani. Le proposte di Braverman, come evidenziato dal Telegraph, hanno ottenuto un sostegno trasversale, non solo dalla destra conservatrice, come era prevedibile, ma anche da Reform, DUP e persino da alcuni esponenti laburisti.
