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Home » Esteri » Usa » USA E MIGRANTI ILLEGALI/ Trump e ICE vs. democratici, ora il tycoon deve pensare agli imprenditori

  • Usa
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USA E MIGRANTI ILLEGALI/ Trump e ICE vs. democratici, ora il tycoon deve pensare agli imprenditori

Luca Pirola
Pubblicato 16 Giugno 2025
Confine migranti Usa-Messico

Migranti al confine tra Messico e USA (ANSA-EPA 2024)

La drastica riduzione degli immigrati illegali negli States è un successo di Trump. Ora però c’è un’economia che si lamenta per la mancanza di manodopera

Tra i successi che l’amministrazione Trump può vantare dall’inizio del suo mandato a gennaio 2025 c’è indubbiamente quello di aver ottenuto un brusco calo degli ingressi di immigrati illegali negli Stati Uniti. Con la combinazione di un innalzamento dei controlli da parte delle forze di polizia preposte al confine con il Messico e di forti pressioni sugli Stati dell’America centrale per bloccare l’immigrazione illegale, pena dazi e tariffe sulle importazioni, ha ottenuto un crollo degli ingressi illegali: da una media di 200mila ingressi al mese tra gennaio 2022 e giugno 2024 si è passati ad una media di 12mila ingressi nel 2025.


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La crescita di controlli al confine ha colpito non solo l’immigrazione senza documenti, ma anche il traffico di sostanze stupefacenti e di altra merce illegale: durante il mese di marzo 2025 il traffico di fentanyl è diminuito del 45% rispetto a marzo 2024. Nello stesso mese il Messico (anche in questo caso spinto dalle minacce di dazi e tariffe) ha annunciato l’arresto di oltre 6mila trafficanti di droga ed il sequestro di 1.500 chili di fentanyl, il più grosso sequestro mai effettuato nella sua storia.


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La lotta all’immigrazione illegale è poi proseguita con le espulsioni di massa, dirette soprattutto a immigrati illegali con precedenti penali o facenti parte di gang, ma in diversi casi documentati dalla stampa sono stati coinvolti anche lavoratori incensurati, con famiglia, presenti, seppur illegalmente, da anni negli USA.

L’amministrazione Trump ha potenziato l’ICE, l’agenzia federale responsabile del controllo dell’immigrazione, che, agendo su diretto mandato federale, può scavalcare le forze di polizia delle singole città o contee, alcune delle quali, autodenominandosi città santuario, si sono sempre rifiutate di effettuare controlli sulla regolarità del permesso di soggiorno dei loro residenti.


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L’ICE è un’agenzia che è sempre stata molto attiva nei controlli: sotto l’amministrazione Biden in alcuni mesi era arrivata ad espellere 15mila immigrati illegali a settimana, ma l’amministrazione repubblicana ha voluto spettacolarizzare alcuni interventi, specialmente nelle città a guida democratica.

Alcuni di questi raid, in particolare nella città di Los Angeles, hanno scatenato manifestazioni contrarie, parte di queste non violente, ma con un’attenta regia da parte delle ONG che lavorano con i migranti, altre invece violente, con auto date alle fiamme, poliziotti aggrediti, edifici pubblici danneggiati, spesso guidate da gang criminali sudamericane.

È interessante notare come le attività delle autorità federali in California sono coordinate dal procuratore Bill Essayli, nominato due mesi fa dal presidente Trump, che non è certamente l’archetipo del suprematista bianco: primo deputato musulmano eletto nella camera della California, è figlio di una coppia di immigrati libanesi, fuggiti negli Stati Uniti durante la guerra civile. Figure come questa segnano un certo malcontento di una parte significativa delle minoranze nei confronti dell’immigrazione illegale e delle politiche aperturiste del Partito democratico.

Il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, ha accusato Trump e l’amministrazione repubblicana di aver provocato gli scontri, ha criticato l’utilizzo della guardia nazionale e dell’esercito per garantire l’ordine pubblico e si sta in questa fase ponendo come uno dei leader più incisivi dell’opposizione democratica.

In particolare, il governatore sta avviando una complessa battaglia legale per dichiarare illegittimo l’impiego da parte del governo federale della guardia nazionale e dell’esercito sul suolo americano senza il consenso dello Stato ove vengono impiegati. Va però segnalata una spaccatura interna al Partito democratico, con il senatore Fetterman (eletto recentemente in Pennsylvania e considerato un progressista) che commenta: quanto accade a Los Angeles “è anarchia e caos. Il mio partito perde credibilità se rifiuta di condannare chi incendia auto, devasta edifici, attacca le forze dell’ordine”.

Sicuramente il clima di scontro e paura non fa bene al Paese, e nemmeno all’elettorato repubblicano. L’elettorato conservatore, ma anche parte significativa di quello moderato, si è evidentemente fidata del programma “law and order” del presidente Trump ed è però preoccupata dell’escalation di questi giorni.

Soprattutto la base fatta da piccoli imprenditori, titolari di negozi, ristoranti e piccole attività commerciali, artigiani e titolari di piccole imprese edili, da un lato necessita di maggiore sicurezza per poter lavorare, dall’altro ha necessità di manodopera, anche non specializzata, che spesso reperisce tra lavoratori immigrati, senza l’obbligo di verificare il permesso di soggiorno.

Sembra che lo stesso Trump si sia accorto che a lungo andare deve calmare la situazione: in un post del 12 giugno sul social network Truth ha ammesso di aver ricevuto lamentele da parte di agricoltori e di manager del settore turistico su come le sue politiche aggressive in materia di immigrazione stiano creando scarsità di manodopera in questi settori, ammettendo quindi che dovranno essere fatte alcune modifiche alle politiche migratorie, per proteggere e supportare gli imprenditori continuando a perseguire i criminali.

Vedremo quindi se questa è l’origine di un modus operandi meno impulsivo e spettacolare e magari più attento ad espellere immediatamente immigrati irregolari con precedenti criminali ma creando percorsi di regolarizzazione per quei lavoratori necessari ad un Paese che ha tassi di disoccupazione estremamente bassi.

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Tags: Donald Trump

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