Negli USA messo a punto un vaccino antitumorale a base di nanoparticelle con effetti sorprendenti contro i tumori a pelle, pancreas e mammella

Sembrano decisamente promettenti i risultati dei primissimi due studi – condotti, ovviamente, in laboratorio – sul vaccino antitumorale messo a punto dai ricercatori dell’università del Massachusetts e che usa per la prima volta (almeno, stando agli studi pubblicati) le cosiddette “nanoparticelle” in grado di addestrare il sistema immunitario a rispondere alle minacce: risultati, appunto, promettenti al punto che il team ha deciso di creare una specifica startup per finanziare il più rapidamente possibile i test del vaccino antitumorale in modo da renderlo disponibile alla popolazione.



Facendo prima di tutto un passo indietro, è utile soffermarci sulle nanoparticelle su cui si basa il vaccino antitumorale: di fatto, si tratta della stessa tecnologia utilizzata per l’attuale vaccino contro l’influenza, con cellule lipidiche (ovvero simili al grasso corporeo, dunque capaci di non dissolversi in acqua) ingegnerizzate affinché riescano a riconoscere le minacce per l’organismo, attivando il sistema immunitario.



Per rendere ancora più preciso ed efficiente il vaccino antitumorale, però, i ricercatori hanno scelto di aggiungere alle nanoparticelle anche quello che definiscono un “super adiuvante“: il suo compito è quello di potenziare la risposta del sistema immunitario nel momento in cui le nanoparticelle lo attivano a fronte di una minaccia tumorale; rendendolo, insomma, più “potente”.

Lo studio sul vaccino antitumorale a base di nanoparticelle: risultati positivi contro i tumori a pelle, pancreas e mammella

Come dicevamo prima, i primi test in laboratorio del vaccino antitumorale hanno dato risultati veramente promettenti: nel primo studio, infatti, i ricercatori si sono concentrati esclusivamente sul melanoma (ovvero il tumore della pelle) ingegnerizzando le nanoparticelle perché fossero in grado di riconoscerlo e su un campione di numerosi topi, l’80% di quelli che avevano ricevuto il composto è riuscito a sopravvivere per tutta la durata dello studio; rispetto agli altri che sono deceduti dopo meno di un paio di mesi.



Ricercatore in laboratorio (Foto: Pexels)

In un secondo momento, i ricercatori hanno reso il loro vaccino antitumorale (in un certo senso) “universale” inserendo nelle nanoparticelle diverse cellule tumorali: gli effetti sono stati ancora più sorprendenti perché pur a fronte di una riduzione (fino al 69%) della sopravvivenza al melanoma, l’88% dei modelli murini affetti da cancro al pancreas sono sopravvissuti e – al contempo – lo stesso hanno fatto il 75% di quelli esposti al cancro alla mammella; in tutti e tre i casi senza alcuna recidiva.