La condanna all’ergastolo di Nicola Mancuso per l’omicidio di Valentina Salamone è definitiva, ma il caso non può dirsi chiuso. La verità non è stata accertata del tutto per Claudia Salamone, sorella della 19enne trovata impiccata il 24 luglio 2010 in una villetta di Adrano. Questo perché l’assassino non agì da solo, quindi il suo complice non è stato ancora assicurato alla giustizia. Per questo la battaglia della famiglia della vittima, ospite oggi de I Fatti Vostri, continua la sua battaglia per dare un’identità al secondo profilo genetico trovato sotto la scarpa della ragazza.
La loro determinazione in un primo tempo è servita a spazzare via la tesi del suicidio, per la quale la procura aveva chiesto l’archiviazione. Invece quell’impiccagione era una messinscena preparata da Nicola Mancuso, con cui la vittima aveva una relazione diventata scomoda per lui. La ragazza gli aveva detto di essere incinta (ma non lo era) per spingerlo a lasciare la moglie, inoltre gli rimproverava forse anche il fatto che facesse uso di sostanze stupefacenti.
APPELLO DELLA FAMIGLIA PER INDAGINI SU “MASCHIO 1”
Chi aiutò Nicola Mancuso a uccidere Valentina Salamone? Uno teneva la ragazza per i piedi, l’altro ha sistemato il cappio. “Valentina provò a liberarsi ferendo gli aggressori“, ha dichiarato Claudia Salamone. Per questo sono rimaste due tracce di sangue sotto la suola del sandalo sinistro di Valentina. La famiglia chiede che si facciano ricerche sulla popolazione di Adrano e dei comuni limitrofi per scoprire a chi appartenga quel Dna indicato dagli investigatori con la sigla Maschio 1, chiedendo approfondimenti simili a quelli che ci sono stati per il caso di Yara Gambirasio, perché “non ci sono casi di serie a e di serie b“.
Ai Fatti Vostri è intervenuto anche il legale della famiglia: “I talloni dei piedi erano appena sollevati, aveva le mani avvinghiate attorno al cappio, la scena del delitto non fu sequestrata, il medico legale non fu inviato, il giorno dopo i partecipanti alla festa ripulirono la scena del crimine, ma le altezze sono state determinanti. Non poteva mai aver confezionato il nodo sulla trave da cui si sarebbe suicidata“, ha dichiarato l’avvocato Dario Pastore. Un dato è chiaro e lo evidenzia senza giri di parole: Nicola Mancuso è stato condannato in concorso per l’omicidio.