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Home » Esteri » Usa » Vance: “non siamo in guerra con l’Iran ma col programma nucleare”/ “Chiudere lo Stretto di Hormuz è suicidio”

  • Usa
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Vance: “non siamo in guerra con l’Iran ma col programma nucleare”/ “Chiudere lo Stretto di Hormuz è suicidio”

Niccolò Magnani
Pubblicato 22 Giugno 2025
Vance e Hegseth

J.D. Vance, vicepresidente USA con il Segretario alla Difesa Pete Hegseth alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

Al "bastone" Trump replicano le "carote" USA: Vance, Rubio e Hegseth sull'attacco ai siti dell'Iran, “non è guerra ma fermiamo la minaccia nucleare”

DOPO IL “BASTONE” DI TRUMP LA “CAROTA” DI VANCE E RUBIO SULL’IRAN: “NON SIAMO IN GUERRA CON TEHERAN”

Mentre il Ministro degli Esteri iraniano si appresta domani a volare a Mosca per incontrare il Presidente russo Putin dopo l’attacco USA sul tre siti nucleari più importanti dell’Iran, il fiato sospeso di una comunità mondiale ancora una volta spiazzata dall’evoluzione di una guerra “schizofrenica” in Medio Oriente. Se però dietro al “bastone” del Presidente Donald Trump si scorge anche l’altrettanto “carota” dei suoi sottoposti Vance, Rubio e Hegseth, si può comprendere come gli scenari di guerra siano tutt’altro che definiti con gli Stati Uniti che non intendono trascinarsi un conflitto con “boots on the ground” come già troppe volte avvenuto nel recente passato tra Iraq, Siria e Afghanistan.


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«Non siamo in guerra con l’Iran, siamo in guerra contro il programma nucleare iraniano»: così il vicepresidente USA intervenendo all’ABC dopo l’attacco contro i siti di Fordow, Natanz ed Esfahan. Per Vance e per il Gabinetto americano alla Casa Bianca non si ricerca primariamente «un cambio di regime in Iran», semmai costringere con la forza l’imposizione della pace e il ritorno ad un colloquio sul nucleare “solo civile” e non con intenti militari atomici. Sebbene sembrino parole di “circostanza” dopo un attacco aereo contro un Paese estero, nelle parole di Vance e del Segretario di Stato Marco Rubio emerge la complessità di uno scenario aperto da Trump in conseguenza degli atti compiuti da Israele e Iran nelle “puntate” precedenti.


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Trump annuncia attacco all'Iran
Attacco USA all’Iran: l’annuncio alla Casa Bianca con Trump, Rubio, Vance e Hegseth (ANSA-EPA 2025)

Gli Stati Uniti sono interessati a discutere con l’Iran su come trovare una «soluzione a lungo termine all’attuale crisi», sottolinea ancora il n.2 dalla Casa Bianca dopo aver ricordato come per molti anni, forse troppi, Teheran ha ricevuto numerosi messaggi nel desistere l’arricchimento fuorilegge dell’uranio: «Trump è giunto alla conclusione, verso metà maggio, che i negoziati con l’Iran non stavano portando a nulla e ha emesso ultimatum privati», conclude Vance in merito all’attacco avvenuto questa notte.


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Il vicepresidente americano è infatti convinto che con i raid sui siti nucleari non si sia affatto aperta una guerra tra USA e Iran ma semmai si sia “imposto” al regime sciita un ritardo sostanziale nello sviluppo delle armi nucleari, anche se da Teheran si smentisce l’entità dei danni ingenti comunicata dagli Stati Uniti.

Secondo il diplomatico di Trump, Marco Rubio, il mondo dopo l’attacco sui siti iraniani è un posto più tranquillo in quanto non sono previste altre operazioni militari contro Teheran e si è ritardato lo sviluppo del nucleare per “imporre” un accordo con la forza: sebbene per giorni nessuno saprà se siano stati spostati alcune parte del materiale nucleare/uranio prima degli attacchi USA, l’intento è ora dialogare per evitare che l’ennesimo fronte in Medio Oriente possa portare ad una escalation.

COSA HA DETTO IL CAPO DEL PENTAGONO HEGSETH (E PERCHÈ TRUMP HA POTUTO AGIRE CON L’ATTACCO)

Ovviamente il tema dell’attacco non è da qualcosa da poco, e Trump sa benissimo che il regime dell’Iran vorrà rispondere al colpo subito con raid nelle prossime ore: il punto però è evitare che l’escalation possa uscire dai confini regionali, ad esempio arrivando a chiudere lo Stretto di Hormuz da cui dipende una buona fetta degli approvvigionamenti energetici di UE e sopratutto Cina, alleato dell’Iran e prima “vittima” nel caso davvero Khamenei e i Pasdaran vogliano chiudere quel passaggio (come minacciato in queste ore).

«Sarebbe un suicidio per l’Iran», sottolinea ancora Vance con Rubio ribadendo come molta parte dell’economia iraniana dipenda dallo Stretto di Hormuz. Si offre ora all’Iran di tornare al tavolo dei negoziati, rifiutati dopo l’invio dei missili da Israele contro il regime sciita lo scorso 13 giugno 2025: lo ha confermato il Segretario alla Difesa Pete Hegseth in un intervento dal Pentagono con il generale Caine dopo l’attacco dei caccia USA di questa notte. «Sanno già che passi devono intraprendere per arrivare alla pace», rileva il capo della Difesa americana nello spiegare che l’azione di Trump è scattata in piena linea con il “War Powers Act”, con l’informativa al Congresso ma rientrando nei limiti imposti dalla legge del 1973.

Attacco Usa all'Iran
Attacco Usa alla centrale nucleare di Fordow in Iran (ANSA-EPA 2025)

Non è un atto di guerra ma più di “intimidazione” e di sospensione del programma nucleare iraniano, «senza prendere di mira civili o truppe dell’Iran»: niente change regime (come vorrebbe invece Israele, ndr), ma la volontaria scelta di rovinare i siti nucleari per ritardare la «minaccia atomica», conclude Hegseth dopo le interviste delle scorse ore di Rubio e Vance.

Cosa può succedere ora è ancora lontano da essere comprensibile pienamente, di certo il Segretario di Stato USA ha ricordato all’Iran che il regime potrà gestire centrali nucleari ma senza arricchire il combustibile atomico, «la nostra offerta è ancora valida, siamo pronti a parlare con loro domani». Teheran può continuare ad avere l’energia nucleare ma senza fini bellici: e i Pasdaran ora che faranno?

Tags: Donald Trump

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