Chi è Veronica Panarello, oggi al centro di "Nella mente di Narciso": un'assassina "spietata" condannata per l'omicidio del figlio Lorys Stival
VERONICA PANARELLO A “NELLA MENTE DI NARCISO”: IL DELITTO E COSA FA OGGI
A quasi 14 anni dall’omicidio di Lorys Stival, si riaccendono i riflettori su Veronica Panarello, condannata a 30 anni di carcere in via definitiva in quanto ritenuta responsabile del delitto di Santa Croce Camerina: ne parla Roberta Bruzzone a “Nella mente di Narciso” su Rai 2. Secondo la verità processuale, uccise il figlio strangolandolo con delle fascette da elettricista, poi abbandonò il cadavere in un canale.
L’allora 26enne però non ha mai confessato l’omicidio, anzi inizialmente ne denunciò la scomparsa: raccontò di aver accompagnato il figlio a scuola e di non averlo trovato lì quando era andato a prenderlo.
Le indagini, però, smentirono la sua versione, così come tutte le altre, quindi sta ancora scontando la sua pena, sancita dal processo celebrato con rito abbreviato, con la possibilità all’orizzonte di poter beneficiare di alcuni permessi premio, come previsto dalla legge, purché ne sussistano i presupposti, a partire dalla buona condotta.
Nei mesi scorsi il suo legale dichiarò all’Agi che quella di Veronica Panarello è una condotta “esemplare”: nel carcere di Torino svolge diverse attività e continua a chiedere del figlio più piccolo, oltre che parlare di Lorys. Invece, le sentenze l’hanno descritta come un’assassina senza pietà.
LE VERSIONI CAMBIATE
Per quasi un anno, Veronica Panarello continuò a proclamarsi innocente, sostenendo di non avere nulla a che fare con la morte del figlio Lorys e ribadendo di averlo lasciato, quella mattina, a scuola. Solo dopo dieci mesi di carcere, però, iniziò a cambiare versione, fornendo diverse ricostruzioni dei fatti, spesso contraddittorie e poco credibili.
Nella prima versione, raccontò che il figlio si era rifiutato di andare a scuola e che, dopo un litigio, lei avrebbe reagito male, poi propose una nuova spiegazione, secondo la quale Lorys sarebbe morto accidentalmente; mentre lei stava lavando i panni in bagno, il bambino avrebbe giocato con delle fascette di plastica e, stringendosele al collo per errore, si sarebbe strangolato.
Presa dal panico e temendo la reazione del marito, Veronica avrebbe quindi caricato il corpo in auto, gettandolo nel canalone e nascondendo poi lo zainetto del figlio. Nel 2016, fornì una terza versione ancora diversa, accusando il suocero Andrea Stival di essere il vero assassino, accuse per le quali è poi stata condannata per calunnia.
IL PROFILO CRIMINOLOGICO DI VERONICA PANARELLO
La criminologa Roberta Bruzzone ha già avuto ampiamente modo di parlare del caso negli anni, anche alla luce della sua esperienza professionale, quindi anche prima della realizzazione del suo programma. Ad esempio, sul suo sito ufficiale pubblicò un profilo criminologico di Veronica Panarello. Ad esempio, ha evidenziato le bugie, la falsa pista inscenata per far credere che il figlio fosse scomparso, ma in realtà tutto ciò rientrava nel suo tentativo di depistare le indagini.
Bruzzone ha anche riportato la descrizione di magistrati e psichiatri, per i quali Veronica Panarello è egocentrica, bugiarda e manipolatrice, con una personalità disarmonica, ma comunque perfettamente capace di intendere e di volere al momento del delitto. La donna è stata riconosciuta in grado di mentire consapevolmente, cambiando versione più volte per adattarsi all’andamento delle indagini. Quindi, per gli esperti sapeva cosa stava facendo, agì in maniera lucida, premeditata e calcolata, recitava sin dall’inizio, fingendo dolore e confusione, e forniva versioni con bugie costruite a orologeria, adattate cioè ai nuovi elementi che emergevano dalle indagini.