Al Meeting di Rimini quest'anno c'è un incontro con un titolo interessante, non solo per gli appassionati di musica (1)
Uno degli incontri che si svolgeranno nella Fiera di Rimini nell’immancabile appuntamento di fine agosto del “Meeting per l’amicizia tra i popoli”, occasione di incontro per centinaia di migliaia di partecipanti di ogni età e provenienza, vedrà la partecipazione del cantautore Ron che dialogherà con Massimo Granieri, sacerdote e critico musicale dell’Osservatore Romano, sul tema “Il racconto del potere salvifico delle canzoni” (lunedì 25 agosto, ore 19:00, Sala Neri).
Titolo bellissimo e intrigante, che vuole invitare ad una riflessione sul valore della musica, non solo pop rock, parafrasando le parole di Bill Congdon (pittore americano che visse buona parte della sua vita come un monaco in un convento benedettino alle porte di Milano) “Una canzone se non è una finestra aperta al Mistero, è solo rumore”, sulla condizione del vivere umano alla ricerca della felicità di fronte al dramma quotidiano.
E si può senz’altro affermare che il rock e il pop siano un fenomeno musicale che, attraversando gli ultimi sette decenni a cavallo dei due millenni, hanno rappresentato l’ansia e le crisi di identità delle generazioni che più pienamente hanno vissuto i cambiamenti sociali.
E guarda caso, l’istituzione che più ha prestato più attenzione in questo decennale percorso artistico, valorizzandone l’approccio positivo in quel grido di aiuto esplicitato nel ritmo e nei testi, pur non pretendendo di tirare per la giacchetta artisti, molti dei quali, effettivamente non praticavano i riti religiosi, anzi ne criticavano pubblicamente la formalità, è stata proprio la Chiesa Cattolica, che addirittura in alcuni casi di ipocrita censura politica, si è aperta più volte al confronto.
E tanti sono gli esempi, che hanno coinvolto direttamente il Sommo Pontefice dell’epoca: Paolo VI apprezzò la censurata dalla Rai “Dio è morto” facendola trasmettere su Radio Vaticana.
San Giovanni Paolo II chiosò da par suo, durante il Congresso Eucaristico a Bologna del 1997, il testo di “Blowin’ in the wind” cantato in sua presenza proprio dall’autore: Bob Dylan. “Poco fa un vostro rappresentante ha detto, a vostro nome, che la risposta alla vostra vita sta soffiando nel vento. È vero! Mi avete chiesto: quante strade deve percorrere un uomo per potersi riconoscere uomo? Vi rispondo: Una! Una sola è la strada dell’uomo e questa è Cristo, che ha detto ‘Io sono la via”.
Per arrivare a un recentissimo intervento contro la guerra da parte di papa Leone XIV citando “Pipe of peace”, un brano degli anni ’80 di Paul Mc Cartney.
Ora, approfittando della disponibilità e della pazienza dei lettori di questo articolo, si vuole segnalare qualche titolo di canzone che confermi il tema che si sta trattando.
Di un brano “salvifico” per eccellenza si è già trattato, cioè di “Anthem” di Leonard Cohen (“C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce”): c’è un incipit di un articolo pubblicato da “Tracce”, mensile internazionale di Comunione e Liberazione” nel settembre 2021, nel quale l’autore Guadalupe Arbona Abascal (docente di Letteratura comparata all’università di Madrid) introduce l’opera di Cohen con una così mirabile sintesi che la potremmo usare come chiave di lettura anche per i prossimi titoli:
“Quanto più siamo coscienti delle crepe che vediamo nelle ferita della nostra umanità, tanto più scopriamo anche come i nostri contemporanei sono segnati da queste stesse ferite e come ne soffrono. Cresce così un’amicizia con loro, a partire dal riconoscimento di alcune necessità che condividiamo. (…)
Direi che è più di un dialogo con il nostro tempo, è l’occasione che ci dà il Mistero per vedere qual è la sostanza del desiderio che ci portiamo dentro, quel desiderio che non si ferma mai”.
Partiamo, quindi, con il primo titolo di “canzone salvifica” e proprio con un artista che ha riconosciuto Cohen come punto di riferimento, almeno agli inizi della propria carriera: Francesco De Gregori.
Dal suo vastissimo songbook c’è una canzone dal testo significativo, racconto dell’importanza del rapporto tra un uomo e una donna: “Sempre e per sempre”. Afferma il cantautore romano: “È una canzone al cui ascolto ogni tanto qualcuno si mette a piangere. (…) Non bisogna aver paura delle proprie fragilità. Siamo tutti fragili”.
Quasi come risposta alle riflessioni di De Gregori, Paolo Sottopietra, nel 2021 Superiore generale della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo scriveva:”La connessione tra il presente e il ‘per sempre’ nell’istante, ci mette davanti alla questione sostanziale di ogni vita umana e della nostra vita personale, quella della sua verità finale e del suo diventare vero, attimo per attimo”.
Nel 1993 un Lucio Dalla in stato di grazia compone “Henna”, un brano di non facile ascolto, una vera preghiera contro la barbarie delle guerre: “Un soldato dice: adesso basta sangue. È il dolore che ci farà crescere. Chi aiuta è l’amore. Vorrei che l’uomo scoprisse attraverso la tolleranza, il dialogo, il confronto, che i problemi si possono risolvere”.
Papa Francesco scrisse poi in “Fratelli tutti”: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore come l’ha trovato (…) prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce danni”.
(1- continua)
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