Vertice di Sharm, parte la fase 2 dell'accordo di pace a Gaza: Trump con Al Sisi manda messaggio all'Iran. Erdogan ottiene esclusione di Netanyahu
I 4 GARANTI, IL RUOLO DI HAMAS E UN MEDIO ORIENTE “IN PACE”: IL VERTICE STORICO DI DONALD TRUMP IN EGITTO
«Abbiamo ottenuto la pace che tutti ritenevano impossibile»: Trump è il vero dominus di questo vertice di Sharm, che va verso la conclusione dopo la cerimonia della firma dei primi 4 garanti sull’accordo di pace (USA, Turchia, Qatar e Egitto) e sullo sfondo tutti gli altri leader internazionali che fungeranno da cordone di ulteriore garanzia, oltre che parte attiva per la ricostruzione della Striscia di Gaza.
La pace in Medio Oriente parte da questo particolare ma storico vertice di pace a Sharm el-Sheikh: è un Trump-show quello che prima, durante e dopo la firma dell’accordo conduce “le danze”, ringraziando su tutti Al Sisi, Erdogan e la Premier Meloni («è una leader tosta, sta facendo un ottimo lavoro in Italia e in Europa». Il via alla seconda fase delle trattative di pace per il futuro di Gaza vedrà i passi più complicati da dirimere nelle prossime settimane, tra cui il ruolo che dovrà avere Hamas nello scacchiere palestinese.
A domanda diretta in conferenza stampa, il Presidente americano ha ammesso che negli accordi con gli altri leader europei e arabi sia stato permesso un iniziale «ruolo di forza di polizia palestinese dentro Gaza» per Hamas, ma occorre che verrà discusso per bene quale sarà il destino della sigla terrorista affiliata all’Iran. Trump ha elogiato gli altri 3 garanti che hanno firmato materialmente l’accordo – Erdogan, Al Thani e Al Sisi – ma in generale ha ringraziato tutti i leader presenti, dimostrando come con questo accordo si ha un’occasione irripetibile «per accantonare odi e faide storiche».
IL RETROSCENA SUL VERTICE IN EGITTO: ERDOGAN “SGOMITA” E OTTIENE L’ESTROMISSIONE DI NETANYAHU DALLA CERIMONIA DI PACE
«È la pace in Medio Oriente, non c’è altro modo per definirla»: così il Presidente USA Donald Trump inaugura la seconda fase del piano di pace tra Israele e Hamas, parlando dal centro conferenze in Egitto dove a breve comincerà il vertice di Sharm el-Sheikh con i vari leader dei Paesi arabi e il “parterre de roi” dell’Unione Europea. Dopo il lungo discorso del Presidente americano alla Knesset in Israele – che ha fatto slittare i tempi del summit in Egitto – l’arrivo all’aeroporto ricevuto in pompa magna dal padrone di casa Al Sisi dà il via libera al vertice che questa sera vedrà impostare le trattative per il futuro della Striscia di Gaza, a cominciare dal disarmo di Hamas.
Il tutto con un retroscena emerso dai media egiziani e occidentali, in particolare l’AFP: la Turchia di Erdogan, nel tentativo di “sgomitare” dopo una perduta centralità nelle operazioni diplomatiche verso la pace a Gaza, ha fatto forti pressioni per impedire la presenza del Premier israeliano Netanyahu alla conferenza di pace oggi pomeriggio a Sharm. Fino a stamattina infatti il leader di Tel Aviv, che ha accolto Trump alla Knesset per un lunghissimo discorso di ringraziamento sulla tregua raggiunta e la liberazione degli ostaggi, avrebbe dovuto partecipare al vertice di Sharm assieme al leader dell’ANP Abu Mazen.
Le pressioni di Erdogan sono però andate a segno, evitando così l’imbarazzo di una foto opportunity con Netanyahu dopo due anni di guerra contraddistinti dal massacro della popolazione civile a Gaza (oltre alle perdite in Israele durante e dopo il 7 ottobre 2023).
L’accordo di pace non viene minimamente incrinato, anche perché il dialogo sui Patti di Abramo con il mondo arabo è decisamente accelerato in questi ultimi giorni: resta una “vittoria” diplomatica per la Turchia che dopo esser stata superata da Qatar ed Egitto al centro delle trattative con Trump, ottiene di impedire il viaggio verso il Mar Rosso del Premier israeliano (il quale ha motivato la sua permanenza a Gerusalemme con una scusa risibile sulle prossime festività ebraiche al via questa sera).
IL MESSAGGIO DI TRUMP ALL’IRAN E L’ATTESA PER IL GRANDE SUMMIT IN MEDIO ORIENTE. MELONI VEDE AL SISI
«Oggi non parleremo di Iran ma arriverà il suo momento: vorrei togliere tutte le sanzioni, siamo pronti a discutere con loro appena Teheran si darà disponibile a rimuovere quelle sanzioni ecco che ci sarà la pace: senza la minaccia sul nucleare contro l’Iran non saremmo qui a parlare di pace con la tregua a Gaza: io faccio accordi e affari, questo è quanto»: è ancora il Presidente Trump a parlare a fianco di Al Sisi prima di avviare le trattative vere e proprio per l’accordo di pace, parte seconda, nella Striscia di Gaza.
Al netto delle tensioni per la mancata consegna di tutti gli ostaggi morti (solo 4 sui 26 corpi totali) che ha fatto stizzire il Ministro degli Esteri israeliano Katz – «Hamas non rispetta gli impegni» – è lo stesso leader americano a chiudere la polemica ammettendo quanto sia complicata la ricerca dei corpi in un’area sotto le macerie come è ormai ridotta Gaza City e dintorni. Tra le principali novità introdotte da Trump nel suo discorso in Egitto è la richiesta ad Al Sisi di entrare nel Consiglio di Pace per Gaza, sottolineando come anche altri leader internazionali vogliono farvi parte assieme alla componente americana che permarrà al suo interno.
Nei vertici bilaterali del pomeriggio tenuti all’interno del l’International Conference Center di Sharm, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato sia Abu Mazen che Erdogan, così come il Presidente egiziano Al Sisi con cui ha condiviso la necessità di un rilancio politico ed economico nella Striscia, «per dare stabilità in tutto il Medio Oriente verso la soluzione dei due Stati».