«Ho ritenuto di fare un passo indietro esclusivamente per l’amore che porto a questa Chiesa locale di Carpi alla quale ho cercato di dare tutto quanto era nelle mie possibilità. Spero, in tale modo, che i riflettori si spengano e sia restituita alla diocesi la necessaria tranquillità per compiere la sua missione e a me la serenità e la pace per dedicarmi alla sola ragione per la quale ho donato la mia vita al Signore: annunciare ai fratelli le meraviglie del suo amore»: così ieri il Vescovo di Carpi, Mons. Francesco Cavina ha annunciato alla Chiesa le sue dimissioni da pastore della Diocesi dopo il “caos” generato dalle ultime intercettazioni finite sulla stampa. I fatti oggi li spiega bene il Foglio che con un titolo molto forte “Vescovo alla gogna” racconta il perché Mons.Cavina – nominato da Papa Benedetto XVI nel 2012 e ospitante ben due pontefici nei suoi 7 anni di episcopato – sia giunto ad una scelta «così sofferta e accettata, a malincuore da Papa Francesco». A partire dallo scorso dicembre il Vescovo è entrato nel “Carpigate”, una sorta di intreccio tra appalti e favori con l’ex vicesindaco al centro dell’intera inchiesta (risolta poi in qualcosa di più di un nulla di fatto). Il vicesindaco di Carpi avrebbe cercato la sponda del vescovo per rimuovere il sindaco e per conquistare l’appoggio del vescovo Cavina avrebbe spinto per patrocinare con 15mila euro l’evento “Fontane danzanti”. Ma dopo l’inchiesta si è appurato che l’iter si è svolto secondo tutte le regole del caso e non vi era nessun abuso o “favoreggiamento”. Non solo, le “chiacchiere” hanno poi portato ad attaccare Cavina perché molto legato a Papa Ratzinger e quindi “sospetto” addirittura di tramare alle spalle dell’attuale Pontefice. «I sette anni di ministero in mezzo a voi sono stati segnati da continui tentativi di delegittimazione, nonché, negli ultimi tempi, da intercettazioni telefoniche a seguito di denunce di presunti reati alla Procura della repubblica», racconta ancora Cavina dopo le lunghe intercettazioni pubblicate da L’Espresso nei mesi scorsi.
LA GOGNA MEDIATICA CONTRO IL VESCOVO
«L’aspetto più doloroso per quanto mi riguarda è che l’intera indagine si è contraddistinta per una diffusione mediatica, in tempo reale, di parte dell’attività degli inquirenti, anche quando si versava in pieno segreto istruttorio – scrive nella lettera presentata alla Diocesi con le sue dimissioni –. Si è arrivati a pubblicare anche il contenuto di telefonate legate al mio ministero sacerdotale ed episcopale»: per Mons. Cavina, ormai ex Vescovo di Carpi – il suo successore già nominato è l’arcivescovo di Modena-Nonantola Mons. Erio Castellucci – nonostante la piena archiviazione da ogni sorta di presunto reato, «la gogna mediatica a cui sono stato sottoposto non si è interrotta». Non c’erano vere prove e non ce ne sono mai state eppure quei “rapporti” col vicesindaco hanno alimentato continui attacchi e insinuazioni che ne hanno minato la serenità e la guida di un pastore che ha saputo traghettare la Diocesi nei momenti difficili del terremoto: «Ringrazio tutti coloro che mi hanno voluto bene e aiutato in questi sette anni di ministero episcopale, perdono chi mi ha fatto del male, e chiedo a mia volta di essere perdonato da chi avessi, senza intenzione, fatto soffrire». Un vescovo fatto dimettere dalla pressione mediatica costruita su un nulla di fatto: l’epoca manettara e giacobina di Tangentopoli, dal punto di vista “cultural-mediatica” non sembra essere mai finita..