Gli agenti italiani in Albania dovranno rispettare una serie di indicazioni contenute nel “vademecum di regole deontologiche”, consegnato loro a Gjader, dove presteranno servizio nel mini-carcere costruito al fianco del centro per il rimpatrio gestito dall’Italia. Sono 45 i militari della Polizia Penitenziaria partiti verso l’Albania per gestire i migranti che, durante la permanenza nel centro per il rimpatrio, commettono reati e vengono dunque trasferiti nel mini-carcere. Il documento è stato pubblicato in esclusiva da HuffPost e ha fatto discutere e non poco. Ai poliziotti viene imposto di “evitare di corteggiare le donne albanesi” ma non soltanto.
Gli agenti vengono anche scoraggiati a “vestirsi in modo poco sobrio”. Questo perché, come si legge, gli albanesi “sono un popolo pudico, quindi nudità e vestiario poco sobrio in pubblico non sono graditi”. Come si legge ancora tra le regole, poi, gli albanesi “non amano essere sottovalutati” quindi ai poliziotti viene consigliato di non “presentarsi con un approccio di superiorità”.
Preste del sindacato Uilpa: “Pensavamo fosse una fake news”
Gli agenti della Polizia Penitenziaria italiani che sono a Gjader per prestare servizio nel mini-carcere costruito al fianco del centro per il rimpatrio gestito dall’Italia, non potranno chiedere caffè al bancone. In Albania, infatti, “la consumazione del caffè è solo da seduti: questa è una tradizione assoluta a cui attenersi”, si legge. Nei ristoranti, inoltre, non bisogna chiedere modifiche rispetto a quanto previsto dal menù perché “cambi non sono graditi e generano errori e fraintendimenti”.
Secondo quanto si legge ancora nel vademecum, gli italiani non dovrebbero guardare con atteggiamenti di diffidenza gli albanesi in quanto il Paese è molto sicuro e non esiste micro criminalità: non ci sono rapine, molestie sessuali o furti, come spiega il documento. Le regole stilate dagli albanesi non sono andate giù in Italia. Gennarino De Fazio, segretario del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, ha spiegato al Fatto Quotidiano che inizialmente credevano che fosse una fake news ma così non è. “Non crediamo si sia volutamente essere sessisti, intolleranti o, diciamo, “anti-etnici“. Probabilmente si tratta dell’opera di un qualche funzionario troppo zelante” ha spiegato il sindacalista.