Un caso di virus chikungunya autoctono in Veneto, quello di una 64enne che si trova attualmente in ospedale: cos'ha detto il medico
Il primo caso autoctono di virus chikungunya è stato diagnosticato nelle scorse ore in Italia, precisamente a Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona. La paziente è una donna di 64 anni. La donna ha riferito di non aver viaggiato all’estero negli ultimi sei mesi; di conseguenza, si tratta di un’infezione contratta in Italia, probabilmente a seguito della puntura di una zanzara che, in precedenza, aveva punto un soggetto infetto dal virus chikungunya. Attualmente, la paziente è in cura.
Federico Gobbi, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, ha dichiarato a L’Arena: “La signora ha la febbre, ma è in discrete condizioni di salute.” Ha poi aggiunto: “Il virus non è endemico in Italia, ma lo è in altre zone del mondo.
Perché arrivi qui, basta che venga contratto all’estero: una persona infetta torna in Italia, ha la febbre ma non si sottopone a test, una zanzara autoctona la punge e, completando il ciclo del virus, punge un’altra persona – anche dieci giorni dopo – che non ha viaggiato. È in questo modo che il virus viene trasmesso. La signora ha escluso viaggi negli ultimi sei mesi.”
VIRUS CHIKUNGUNYA, IN VENETO: ECCO COSA FARÀ ORA L’ASL
Il dottor Gobbi ha inoltre precisato: “Noi ci occupiamo della paziente e cerchiamo di evitare che venga punta da zanzare tigre. In questi casi, l’ASL attiva tutte le misure necessarie per eliminare le zanzare tigre nel raggio di 200 metri dall’abitazione della donna, per scongiurare ulteriori contagi.”

In ogni caso, il medico ha rassicurato riguardo alla pericolosità del virus: “I casi gravi sono rari. Normalmente, il decorso include febbre e dolori articolari, che però possono persistere per mesi negli anziani. Nei soggetti giovani e in buona salute, invece, la guarigione è completa e relativamente rapida.” Infine, si conferma che la donna non è in pericolo di vita, e tutto lascia pensare che si riprenderà dopo aver completato il consueto decorso ospedaliero.
