Secondo Zelensky sarà impossibile garantire la sicurezza a Mosca per il V-Day: i leader mondiali potrebbero finire vittime di un attacco da parte di Putin
È una posizione certamente dura che potrebbe avere ripercussioni importanti quella espressa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione di un recente punto stampa con i giornalisti mondiali nel corso del quale ha criticato la scelta della Russia di indire una tregua il prossimo 9 maggio in occasione del V-Day – ovvero il ‘Giorno della Vittoria’ che commemora la fine della Seconda guerra mondiale – e ha negato la possibilità di garantire la sicurezza ai leader mondiali che prenderanno parte alle celebrazioni: un vero e proprio attacco – quello di Zelensky – al quale non è tardata ad arrivare la risposta altrettanto dura da parte del Cremlino.
Partendo dal principio, le dichiarazioni di Zelensky sono relative – appunto – ai festeggiamenti del Giorno della Vittoria in cui in Russia vengono organizzare una serie di parate militari alle quali quest’anno parteciperanno anche alcuni leader mondiali vicini a Putin: secondo il presidente ucraino, in quella giornata sarà impossibile “garantire la sicurezza” di chi si troverà a Mosca dato che la Russia potrebbe “causare incendi o esplosioni” ai loro danni, “per poi accusare noi”.
La Russia risponde a Zelensky: “Se provocati, distruggeremo Kiev prima del 10 maggio”
Commentando – invece – la proclamata tregua del 9 maggio in occasione dei festeggiamenti a Mosca, Zelensky ha criticato la posizione del Cremlino che ritiene essere “poco seria”, rilanciando la sua proposta di arrivare ad una vera tregua di almeno 30 giorni e dicendo che non sarebbe intenzionato a “giocare” permettendo a Putin di “creare un’atmosfera piacevole” che lo faccia uscire dal suo “isolamento” internazionale; mentre infine si è detto fiducioso dei nuovi rapporti con gli USA emersi dall’ormai famoso incontro in Vaticano con Donald Trump.
Come anticipavamo già prima, non è tardata molto ad arrivare la risposta della Russia alle parole di Zelensky, con la portavoce del Ministro degli Esteri Maria Zakharova che ha definito le sue parole “una minaccia diretta” ai festeggiamenti per il V-Day; mentre il vice del Consiglio di sicurezza Dmitri Medvedev ha sottolineato che nessuno ha chiesto “garanzie di sicurezza” all’Ucraina, precisando che a fronte di qualsiasi “provocazione diretta, nessuno garantirà che Kiev arrivi al 10 maggio”.
