POVERI E DIRITTI/ Caritas: in Italia ci sono 8,3 milioni di indigenti

- La Redazione

La fotografia scattata dal Rapporto sulla povertà e sull’esclusione sociale in Italia, intitolato Poveri e diritti non è per nulla rassicurante. 2,73 milioni di famiglie vivono in povertà

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La fotografia scattata dal Rapporto 2011 sulla povertà e sull’esclusione sociale in Italia, intitolato Poveri e diritti (che domani sarà presentato nella capitale da Caritas Italiana e Fondazione Zancan) non è per nulla rassicurante. Lo studio prende in considerazione i dati disponibili grazie all’operato della Caritas. E rivela come il nostro Paese si stia via via ulteriormente impoverendo nel tempo. I cittadini che vivono in condizioni di indigenza ammontano, nel 2010 a 8 milioni e 272mila persone. Un cifra che corrisponde al 13.8 per  cento della popolazione. E a 2,73 milioni di famiglie.  Ad essere più colpite, in particolare, la famiglie numerose, quelle con un solo genitore e quelle del sud. Nel 2009, si trovavano nella medesima situazione 7,8 milioni di persone, il 13,1 per cento degli italiani. Un altro dato allarmante riguarda al fascia di età di impoverimento. Che è caratterizzata da un presenza sempre più folta di giovani. La crisi, infatti, ha prodotto come effetto il fatto che il 20 per cento delle persone che si rivolgono ai centri di ascolti abbia meno di 35 anni. Un numero impressionante se si pensa che in cinque anni, dal 2005 al 2010, si è verificato, un incremento, in questa fascia di età, del 59,6 per cento. Tra costoro, il 67,1 per cento è totalmente disoccupato. Nel senso che non studia e non lavora. Nel 2005 la percentuale era al 70 per cento.

Nel 2010, in particolare, è aumentata la povertà relativa, rispetto all’anno prima, tra le famiglie con 5 o più componenti, dal 24,9 al 29,9 per cento, mnetre in quelle monogenitoriali è passata dall’11,8 al 14,1 per cento. Nel meridione, invece, le famiglie che hanno tre o più figli si sono impoverite passando dal 36,7 al 47,3 per  cento. Aumenta anche la povertà tra i nuclei in cui la persona di riferimento è un lavoratore autonomo (dal 6,2 al 7,8 per cento) o una persona con un titolo di studio medio-alto (dal 4,8 al 5,6 per cento). Secondo la Caritas a le Fondazione Zancan «Se i poveri avessero dei diritti, – da il titolo del rapporto – il primo sarebbe quello di poter sperare in una vita migliore, per sé e per i propri figli, e di sapere che l’uscita dalla povertà è possibile».

Secondo lo studio, tra gli errori più diffusi vi è il considerare la povertà unicamente in termini di disagio economico. Rientrano, invece, in essa, l’assenza di quelle condizioni legate al diritto che rendono possibile il suo superamento. Si tratta, ad esempio, del diritto alla casa, alla famiglia, alla salute, all’educazione e alla giustizia. 





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