LETTERA/ Padre Aldo: Giuseppe paralitico e papa Francesco, la gioia di appartenere a Gesù

- Aldo Trento

Giuseppe, ricoverato nella clinica di padre ALDO TRENTO, è come un blocco di marmo, impossibilitato a muoversi. Il suo incontro con papa Francesco e la sua lettera di gioia cristiana

papa-malato_padre-aldo_R439 Papa Francesco mentre visita Giuseppe; a destra Padre Aldo

Cari amici, vi mando questa piccola ma bellissima testimonianza. Giuseppe ha una malattia che il Signore ha donato anche a me, per essere solo e tutto donato e per essere solo e tutto suo. La differenza è che lui ha avuto i primi sintomi a 17 anni. Oggi è come un blocco di marmo, muove appena la mano destra ed è diventato cieco. Se è per vivere la gioia di appartenere a Gesù, come Giuseppe augura ad ognuno, desidero per ciascuno ciò che Gesù ha regalato a Giuseppe e, da due anni, anche a me. Impressionante: non ho mai visto nessuno festeggiare l’anniversario del suo ricovero in ospedale. Amici, amiamo o non amiamo Gesù? Questo è l’unico vero e grande problema. Anche a vostro nome, festeggeremo domani l’anniversario del ricovero di Giuseppe.

Padre Aldo Trento

La lettera del signor Giuseppe

Il 9 maggio si compiono quattro anni dal mio ingresso nella Clinica della Divina Provvidenza. Arrivai oppresso dalla malattia conosciuta come espondilitis anchilosante.

In questi quattro anni nella clinica, ricevetti molti miracoli. Il miracolo più grande è quello di aver conosciuto il Signore Gesù ed aver sperimentato il suo amore.

A tre anni dal mio arrivo ricevetti un’altra benedizione, ad un mese appena dal compiere 46 anni. Fu il miracolo di incontrarmi personalmente con Papa Francesco quando venne a visitare la Clinica e ricevere la sua benedizione.

A tre giorni dalla visita di papa Francesco si presentò nella Clinica un dottore di cognome Paredes, medico reumatologo, il quale disse di aver visto per televisione quando il Papa mi dette la benedizione e vide quale fosse la mia condizione. Fu così che il dottor Paredes venne alla Clinica, mi visitò e si impegnò a trattare la mia malattia. Da allora sto seguendo il trattamento e mi sento molto meglio.

Durante tutti questi anni sono stato assistito nel miglior modo possibile. Nella Clinica si prendono cura di me, mi nutrono, mi lavano, curano la mia salute fisica e spirituale.

Grazie a padre Aldo mi sono confessato, riconoscendomi peccatore qual sono, anche se nonostante tutto Dio mi ama, mi perdona e mi riempie di speranza e di allegria.

Per questo rendo grazie a Dio per tutto quello che mi offrono ogni giorno. Ringrazio padre Aldo e suor Sonia, i dottori e le dottoresse, gli infermieri e le infermiere, le cuoche, le donne addette alla pulizia, il fisioterapista, l’assistente sociale, i volontari e le volontarie, le centraliniste e i miei familiari che quel 9 maggio del 2012 mi hanno portato in questo luogo, dove ho incontrato sollievo alla mia sofferenza e pace nel mio cuore.

Infinitamente grazie.

(Testo trascritto da una registrazione da parte di una volontaria)







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