PAPA/ Borghesi su Scalfari: “Le sue lacrime valgono più di 30 trattati di teologia”. La risposta di Eugenio

- Paolo Vites

L'ex direttore di Repubblica Eugenio Scalfari risponde a Massimo Borghesi a proposito della sua amicizia con papa Francesco. Il riconoscimento di un Io comune

papa_francesco_milano_2_monza_lapresse_2017 Papa Francesco (LaPresse)

Botta e risposta tra il filosofo Massimo Borghesi e il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Un botta e risposta di alta classe, come solo menti libere e aperte al dialogo possono fare. Nei giorni scorsi Borghesi aveva scritto su La Stampa un articolo in cui analizzava il nuovo incontro-intervista tra papa Francesco e il giornalista, che come già successo in precedenti occasioni analoghe in certi ambienti cattolici aveva destato fastidio. Borghesi aveva sottolineato la sorprendente amicizia che lega due persone così apparentemente diverse, un uomo di sinistra e un pontefice. Borghesi è rimasto colpito dalla comozione di Scalfari davanti a Francesco: “Le sue lacrime valgono più di 30 trattati di teologia”.

Così Scalfari ha risposto a Borghesi con un lungo articolo su Repubblica, dal titolo “La mia amicizia con Francesco la consapevolezza dell’Io e i falsi assilli dell’anima”. Nel suo scritto l’ex direttore di Repubblica riconosce l’apertura del filosofo nei suoi confronti, citando l’ultima parte del suo articolo dove Borghesi dice che questa amicizia tra i due è “un riconoscimento pericoloso. Tanto agli occhi dei laici integralisti, quanto a quelli degli antipapalini, fermi, al pari dei laici “ortodossi”, alla ideologia. (…) Al di là di questi opposti, alleati nella loro lotta, si situa lo spazio dell’incontro tra un Pontefice ed un intellettuale laico assillato, nonostante tutto, dal mistero della vita”.

Scalfari scrive di non sentirsi “assillato”, ma di riconoscere da tempo che “la vita della nostra specie, a differenza degli altri esseri viventi vegetali o animali, è dominata dall’esistenza dell’Io. Noi abbiamo e siamo dominati dalla consapevolezza del nostro Io che lo rende duplice: l’Io che opera e vive e l’Io che lo guida da fuori e lo giudica. L’Io umano è duplice, nel senso che mentre vive, parla, combatte, si rassegna, è allegro, è insoddisfatto, è disperato, è triste, ama, odia, ha coraggio, ha paura, nel frattempo si guarda da fuori e si giudica.

Spesso questo giudizio è negativo e non sempre ma molte volte è giusto, tuttavia nel sottofondo di ciascuno di noi c’è ed è questo vedersi da fuori mentre si opera e si vive”. Scalfari ricorda come già vent’anni fa scrisse un libro intitolato “Incontro con Io” dove il protagonista è Odisseo, “l’eroe moderno che impersona consapevolmente l’Io”: “Sono consapevole che ogni nostra attività, dalla più banale alla più significativa, è dominata dall’Io anche se non sempre lo sappiamo e/o ce ne accorgiamo.

Di solito le moltitudini non sanno neppure che il problema dell’Io esiste. Seguono i loro istinti, le loro pulsioni, la loro timidezza, la loro paura o il loro coraggio e la loro audacia, ma questo l’ho già detto, quello che più di tutto sfugge loro è la profonda diversità delle varie forme della natura umana” aggiunge. Scalfari cita i suoi poeti preferiti (Rainer Maria Rilke, John Keats, Edgar Allan Poe, Aleksandr Blok, Dante, Leopardi): “Nella loro diversità l’uno dall’altro, la loro capacità d’esprimere l’anima, di farsi guidare da lei, d’avere il cuore e la mente dominati dall’Io è egualmente moderna”. Concludendo che lungi da sentirsi un genio, è una persona qualunque che ha avuto una vita lunga e ricca e che adesso può anche vantarsi dell’amicizia con papa Francesco, “non certo perché un papa, ma per l’uomo eccezionale che è”.







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