Thyssenkrupp, ex manager chiede la grazia/ Marco Pucci scrive a Mattarella: parenti vittime, “tutti in galera”

- Paolo Vites

Uno dei sei tra dirigenti e manager condannati per il rogo alla azienda Thyssen in cui morirono sette operai ha chiesto la grazia al presidente della Repubblica Mattarella

sentenza tar bocciatura alunno sentenza tar bocciatura alunno

Il segretario di Sinistra Italiana ripone massima fiducia in Mattarella per quanto riguarda il caso Thyssen e la richiesta di grazia dell’ex manager Pucci per “diritto all’oblio”: «Sulla grazia richiesta da uno dei manager della Thyssen, ci affidiamo al Capo dello Stato che sono certo deciderà con saggezza, e nel rispetto delle leggi e del dolore di tante famiglie. Quello che non si può chiedere allo Stato italiano è l’oblio e il perdono per una strage, che occorre ricordare ancora come monito per il futuro». Secondo Fratoianni, quello che però non si può perdonare allo stato italiano è che vi siano ancora «dei responsabili di quella strage, che solo perché cittadini di un altro Paese Ue, sono ancora liberi nonostante la condanna. E questa è un’offesa alla memoria di quegli operai colpevoli solo di lavorare e di essere sfruttati da manager miserabili e spregiudicati». Secondo il legale dell’ex manager però, al di là dell’assoluta gravità del fatto avvenuto ormai lo scorso 6 dicembre 2007 a Torino, «Pucci non può essere simbolo di una crocifissione o di una gogna. Ha già pagato pesantemente fino ad oggi – ha aggiunto l’avvocato Massimo Prioietti – il suo ruolo di responsabile commerciale dell’area marketing. Ora ha diritto di intraprendere questo percorso nel silenzio ed in maniera serena, come la legge gli consente». (agg. di Niccolò Magnani)

EX MANAGER CHIEDE LA GRAZIA

Furono sei i manager e i dirigenti di azienda  della Thyssenkrupp condannati in via definitiva dalla Cassazione per la morte di sette operai a causa di un incendio scoppiato nella fabbrica di proprietà tedesca. Su di loro caddero le responsabilità per la mancanza di sufficienti misure di sicurezza: 9 anni all’amministratore delegato Espenhahn (mai andato in carcere perché in Germania) e, tra gli altri, la pena più bassa, sei anni e tre mesi, per il manager Marco Pucci. Le pene richieste erano più alte e le condanne decise furono duramente criticate dai parenti delle vittime. Marco Pucci, al tempo dell’incidente, era anche responsabile delle partecipate del gruppo Ilva, da cui si dimise. Pucci si costituì nel maggio di due anni fa e da allora si trova in carcere, ottenendo dal giugno 2017 di lavorare all’esterno con obbligo di ritorno in cella alle ore 18 e 30. Adesso l’uomo ha fatto richiesta di grazia al presidente Mattarella, l’unica carica dello stato che può concedere tale diritto, cioè di cancellare una pena e permettere al condannato di tornare in libertà, della grazia.

I PARENTI DELLE VITTIME: “NESSUN PERDONO”

Oltre a lui però devono essere d’accordo il ministro di grazia e giustizia e i familiari delle vittime che hanno già espresso, alcuni di loro, un no decisio: “Noi non concediamo la grazia a nessuno. Ce li hanno ammazzati, non meritano nessun perdono. Semmai lo chiederanno a Dio. Per ora devono stare in galera” ha detto  Graziella Rodinò, madre di Rosario, uno dei sette operai morti. Il caso appare ovviamente delicato. E’ naturale che i familiari siano contrari alla libertà di persone che dal loro punto di vista e da quello della giustizia sono stati ritenuti responsabili di mancate misure di sicurezza tanto da causare la morte di sette dipendenti: “La mia posizione è chiara: alla Thyssenkrupp hanno mandato al macello delle persone, non degli animali, e devono pagare per questo. Noi abbiamo sofferto per un processo durato troppi anni e non abbiamo smesso di soffrire. E ora vogliono la grazia? Sarò favorevole alla grazia quando tireranno fuori dalla tomba e mi restituiranno mio fratello e mio padre, distrutto dal dolore” ha detto ancora la madre dell’operaio rimasto ucciso.





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