CORRUZIONE, ARRESTATO MONTANTE: OGGI INTERROGATORIO/ “Lumia chiese soldi in nero per la campagna di Crocetta”

- Emanuela Longo

Corruzione, arrestato Antonello Montante: "spiava le indagini di magistrati e polizia". L'imprenditore ed ex presidente di Sicindustria ai domiciliari: i nomi dei 22 indagati

polizia_operazione_terrorismo_violenza_firenze_bambina_schiava_youtube_2017 Bimba venduta come sposa, Firenze (YouTube)

È in programma oggi l’interrogatorio dell’imprenditore Antonello Montante, arrestato all’alba di ieri con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Negli atti dell’inchiesta della procura di Caltanisetta, che ha portato ai domiciliari l’ex paladino dell’antimafia, c’è anche un dialogo che tocca l’ex senatore del Pd Beppe Lumia e l’ex governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Ma anche richieste di soldi in nero per la campagna elettorale di Crocetta e il timore per una possibile duplicazione delle intercettazioni tra l’ex senatore Nicola Mancino e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I presunti finanziamenti in nero spuntano in un dialogo tra l’ex capo dell’Irsap Alfonso Cicero e l’ex assessore Marco Venturi: parlano negli uffici della Sidercem di 20 mila euro in neri richiesti nel 2012 dall’ex senatore dem Lumia a Venturi. Ne parlano durante la preparazione del documento per cristallizzare i ricordi di Venturi prima che renda dichiarazioni ai magistrati. Una richiesta strana, perché a fine campagna elettorale. Lumia viene chiamato in causa anche dall’imprenditore Massimo Romano, re dei supermercati in Sicilia, arrestato nell’operazione. L’ex senatore Pd avrebbe invitato l’imprenditore a denunciare un’estorsione mai avvenuta. Lo dice Romano in un colloquio intercettato negli uffici Sidercem di Venturi. Stesse pressioni avrebbe avuto da Montante. (agg. di Silvana Palazzo)

“SISTEMA MONTANTE: RETE DI POTERE, LEGALITÀ A PAROLE”

Nella conferenza stampa indetta dal Procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone per spiegare i dettagli dell’operazione che ha portato agli arresti domiciliari l’imprenditore Montante. Si tratta di un’indagine complessa. L’accusa è quella di associazione finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica amministrazione, corruzione e accesso abusivo al sistema informatico. Montante si serviva di persone fidate, tra le quali Diego De Simone, ex funzionario della polizia assunto in Confindustria nazionale che riusciva ad avere informazioni su dati sensibili, come anche i verbali del collaboratore Di Francesco. Durante la perquisizione nella casa di Montante è stato scoperto un file excel, si è potuto verificare che erano annotati gli incontri e i favori richiesti da soggetti appartenenti alle istituzioni. Il prezzo erano alcuni favori promessi o concessi. Montante ha costruito un sistema di potere indossando la veste della legalità, costruendo il cosiddetto sistema Montante”. (agg. di Fabio Belli)

“POSTI DI LAVORO IN CAMBIO DI INFO RISERVATE”

Secondo gli inquirenti, la maxi indagine che ha portato agli arresti – tra gli altri – dell’imprenditore e noto leader degli industriali di Sicilia fa riferimento ad un vero e proprio “sistema Montante”, proprio dal nome dell’ex presidente di Confindustria Sicilia. «Sistematico ricorso all’operato di infedeli appartenenti alla Polizia di Stato per carpire abusivamente, attraverso accessi alle banche dati in uso alle forze di polizia, notizie sensibili riguardanti la vita privata di una serie impressionante di soggetti a lui invisi», spiegano i responsabili delle indagini a Caltanissetta. Ci sarebbero, secondo le gravissime accuse della Procura, una notevole sfilza di uomini delle istituzioni su più livelli che avrebbero barattato delle informazioni e favori personali in cambio di posti di lavoro. La “Double face”, operazione della Polizia di Stato, ha evidenziato i primi risultati di questo sistema, portando alcuni indizi a riguardo dei vari accusati/arrestati: in particolare, chi faceva parte del “Sistema Montante” sarebbe stato pronto ad informare l’imprenditore nel dettaglio circa le varie dichiarazioni che i collaboratori di giustizia avrebbero fatto sul suo conto nell’indagine per concorso esterno in attività mafiosa, riporta ancora il lungo lavoro degli investigatori siciliani. (agg. di Niccolò Magnani)

NOMI DEI 22 INDAGATI

Antonello Montante arrestato per corruzzione ma non solo: sono 22 gli indagati della Procura di Caltanissetta. Il Giornale di Sicilia rivela i nomi delle persone che sono al centro dello scandalo che sta colpendo la Sicilia, il simbolo dell’antimafia ma non solo. Come vi abbiamo riportato, arrestati anche Giuseppe D’Agata, Diego Di Simone, Marco De Angelis, Ettore Orfanello, Massimo Romano. Tutti ai domiciliari. Sospeso dal servizio per un anno, invece, Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia in servizio a Palermo. E ancora altre quindici persone indagate non raggiunte da alcun provvedimento: il più famoso è Renato Schifani, ex presidente del Senato ed esponente di Forza Italia.

Riporta Il Giornale di Sicilia: “l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il professore Angelo Cuva, docente di diritto tributario all’università di Palermo”. E ancora, secondo il quotidiano siciliano: “Maurizio Bernava, segretario confederale della Cisl, in passato segretario regionale dello stesso sindacato in Sicilia; gli imprenditori Andrea e Salvatore Calì, titolari di un’azienda che avrebbe effettuato bonifiche negli uffici di Montante; Alessandro Ferrara, responsabile del reparto analisi dell’Aisi; Carlo La Rotonda, direttore di Reti d’imprese di Confindustria; Letterio Romeo, ex comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Caltanissetta; Salvatore Mauro, tecnico; Vincenzo Mistretta”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

RENATO SCHIFANI INDAGATO

Quella che ha portato all’arresto di Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia e per anni considerato paladino dell’antimafia, è un’inchiesta così ampia da vedere coinvolti anche ufficiali delle forze dell’ordine, piani alti dell’imprenditoria e anche della politica, tra cui l’ex presidente del Senato Renato Schifani, senatore di Forza Italia. Quest’ultimo, come riporta Il Fatto Quotidiano, risulta essere indagato. Secondo gli inquirenti, nella rete illegale creata da Montante per spiare le indagini di magistratura e polizia relative all’inchiesta di tre anni prima e che lo vedeva coinvolto sarebbero stati coinvolti anche esponenti delle forze dell’ordine. Intercettato da AdnKronos, Schifani poco fa ha replicato alla notizia che lo vedrebbe coinvolto: “Io indagato? Cado dalle nuvole… Non ne so niente”. Secondo la Procura di Caltanissetta, però, l’ex presidente del Senato avrebbe fatto parte, insieme ad un generale dell’Arma in pensione, dirigenti di Polizia e un colonnello dei Carabinieri, della medesima fitta rete di spionaggio per avere notizie sull’inchiesta della Dda di Caltanissetta in riferimento all’imprenditore Montante, oggi ai domiciliari. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

FAVA “SCANDALOSO TENGA LE CARICHE”

Claudio Fava, deputato regionale del Movimento CentoPassi (Sinistra e Leu) ed ex candidato Governatore Sicilia, commenta in maniera durissima quanto avvenuto stamattina con l’arresto dell’ex paladino dell’Antimafia Antonello Montante. Secondo Fava «dopo l’arresto con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e di aver spiato l’attività della Magistratura (accusa che si somma a quella di concorso in associazione mafiosa, per cui è tutt’ora indagato) è scandaloso che l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante conservi intatte le proprie cariche: presidente della  Camera di commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa, una consociata di Confindustria nazionale». Di certo nelle prossime ore qualcosa accadrà in tal senso, ma secondo il deputato all’Ars di sinistra quanto avvenuto finora è qualcosa di incredibile se non appunto scandaloso: «chi consente ancora oggi al signor Montante di ricoprire quegli incarichi, nonostante da due anni sia indagato per reati di mafia? Quale sistema deviato di potere è stato costruito negli anni attorno a questo imprenditore? Quanti altri protettori occulti e palesi, dentro e fuori le istituzioni, hanno protetto la sua carriera?», attacca ancora Claudio Fava, sottolineando il senso del “tragico” e del “ridicolo” che purtroppo alberga la Sicilia delle istituzioni. (agg. di Niccolò Magnani)

ANCHE POLIZIOTTI COINVOLTI

In Sicilia era considerato un vero paladino dell’antimafia eppure a smentire l’immagine che Antonello Montante, ex presidente di Sicindustria aveva costruito di sé sono state le indagini partite tre anni fa e che lo vedevano coinvolto per concorso esterno in associazione mafiosa. Ora giungono nuove gravi accuse che lo hanno portato all’arresto da parte dei Carabinieri di Caltanissetta per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine. Stando a quanto trapelato dall’inchiesta, Montante aveva escogitato una rete illegale mirata a spiare le indagini di magistrati e polizia e che gli stessi avevano avviato tre anni fa contro di lui. Tra le altre persone finite ai domiciliari, come spiega Republica.it, ci sarebbero anche degli esponenti dell’Arma: Giuseppe D’Agata, colonnello ed ex capocentro della Dia di Palermo poi passato ai servizi segreti e da qualche tempo in servizio nell’Arma; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo e responsabile sicurezza di Montante; Marco De Angelis, sostituto commissario presso la questura di Palermo e in seguito la prefettura di Milano ed ancora Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della GdF di Palermo. Ai domiciliari anche l’imprenditore Massimo Romano, mentre il sesto provvedimento riguarda il vice sovrintendente della polizia in servizio nel capoluogo siciliano, Giuseppe Graceffa, sospeso per un anno. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

ANTONELLO MONTANTE AI DOMICILIARI

Antonello Montante, imprenditore ed ex presidente di Confindustria Sicilia è stato arrestato dalla polizia di Caltanissetta con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di esponenti delle forze dell’ordine. A darne notizia è oggi il quotidiano Repubblica.it che fa luce sulle indagini che hanno portato al suo arresto (è attualmente ai domiciliari), secondo le quali Montante avrebbe creato una rete illegale per spiare l’inchiesta scattata nei suoi confronti tre anni fa in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. A finire agli arresti domiciliari sarebbero state altre cinque persone, mentre per una sesta è scattata la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per un anno. Tutti loro sarebbero stati alle dipendenze di Montante ed avrebbero concretamente dato vita alle attività di spionaggio. Tutto aveva avuto inizio nel gennaio di due anni fa, quando l’imprenditore siciliano fu raggiunto da un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti esistevano dei rapporti tra Montante e Vincenzo Arnone, boss mafioso di Serradifalco nonché suo testimone di nozze. Da qui erano scattate una serie di perquisizioni tra abitazioni e aziende dell’imprenditore a caccia di maggiori riscontri. Proprio durante queste operazioni erano saltati fuori, da una stanza segreta nella vitta di Serradifalco dello stesso Montante, numerosi dossier su magistrati, politici e vari esponenti della società civile. Secondo i magistrati, proprio quei dossier sarebbero il frutto di un’intensa attività di spionaggio messa in atto dall’arrestato.

IL NODO DELL’INCHIESTA

Secondo l’imprenditore Antonello Montante, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, proprio quei pentiti che lo avrebbero accusato sarebbero “mafiosi che ho contribuito a colpire duramente con le mie denunce”. E’ questa la sua linea difensiva nonché il nodo dell’intera inchiesta che lo vede coinvolto. E’ vero: Montante negli ultimi anni ha fatto alla magistratura diverse denunce. Ora occorre capire se quelle sue azioni sarebbero da considerare frutto di un sincero slancio civico, come sancito dallo stesso codice etico di Confindustria oppure uno stratagemma che l’imprenditore avrebbe adottato per dare una sua immagine antimafia. Eppure oggi pesano le dichiarazioni di uno dei pentiti dell’inchiesta, Salvatore Dario Di Francesco, secondo il quale il boss Arnone avrebbe fatto di tutto affinché Montante fosse eletto presidente di Sicindustria. Sullo sfondo delle accuse di mafia però, ora si inseriscono le nuove di corruzione secondo le quali l’imprenditore avrebbe fatto dei favori ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine (regali ed assunzioni) in cambio della loro fiducia.





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