MONDIALI 2018/ “Inquadrare belle donne è sessismo”: pure Cecco Angiolieri boccia la Fifa…

- Maurizio Vitali

In uno slancio malriuscito di politically correct, La Fifa ha deciso che le inquadrature di tifose attraenti durante le partite sono sessismo. Una boiata pazzesca. MAURIZIO VITALI

mondiali_tifo_tifosa_brasile_lapresse_2018 Un'inquadratura sessista secondo la Fifa (LaPresse)

Una cosa mai vista: la Fifa contro la Gnocca. La Fédération Internationale de Football Association contro le riprese televisive di “tifose attraenti” durante le partite. Parola di Federico Addiechi, responsabile della Fifa per la Sostenibilità e la Diversità, che da Carneade che era per noi tutti non addetti ai lavori (quali?) si appalesa clamorosamente come un Torquemada del politically correct: inquadrare le “tifose attraenti” è per lui sessismo, secondo quanto riferisce l’Ap. Dobbiamo dedurre che per sfuggire all’accusa di sessismo bisogna stare attenti che l’inquadrata sia se non proprio bruttina, almeno scialbetta e dimessa? Cecco Angiolieri si rivolta nella tomba. Ricordate?

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

Diciamola tutta: la Fifa non ci piace più. O meglio, non ci piace più se un Addiechi sovverte la gerarchia di valori di un Angiolieri.

Mettiamo i punti sulle i. Intanto le parole hanno un senso, e non si possono usare a capocchia: sessismo significa indubitabilmente discriminazione sulla base del sesso, così come razzismo significa discriminazione sulla base della razza o del colore della pelle. E qui dov’è il sessismo? Se diciamo che inquadrare una tifosa (attraente) è sessismo, dovremmo sostenere anche che inquadrare la pubblicità di un aperitivo dietro la bandierina del corner è alcolismo. Lo dice anche il Var.

Quanto alla censura, come definireste voi l’ingerenza nelle scelte di un’emittente circa che cosa deve o non deve trasmettere? Insomma una Fifa debole nella lingua e ferrata in censura. E a noi vecchi amanti delle buone quinte elementari e delle conquistate libertà democratiche, viene l’orticaria.

Il fatto è che il moralista è molto portato al taglio, la sua arma preferita sono le forbici (da quando hanno inventato il cinematografo; prima erano fascettoni e foglie di fico sui capolavori dell’arte). “Taja Toni” ordinava il curato al macchinista delle sale parrocchiali di una volta; il buon Antonio tagliava la scena “adulti-con-riserva” (tipo un bacio da amanti o una scollatura generosa) con le cesoie e provvedeva al rappezzamento della pellicola tramite nastro adesivo.  

Tempi passati? Mica tanto. Anzi. Il fatto è che che qui se non tagli qualcosa non ti fila nessuno. Guarda le notizie di oggi: la Ue taglia le stime di crescita dell’economia italiana, Salvini taglia gli arrivi di profughi, Theresa May taglia gli arrivi di chi cerca lavoro, la Camera taglia i vitalizi. Ah sì? Taglio anch’io!, deve aver pensato il solerte Addiechi. Così si parlerà di me. Ragionamento non nuovo: lo fece anche il ministro socialdemocratico Enrico Ferri, quando introdusse il limite dei 110 in autostrada, un’assurdità con effetto torpore senz’altra ragione che quella di far parlare del suo inventore.

“Taglio anch’io”. E noi in coro: “No tu no”. S’intende, un coro da stadio.





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