HIROSHIMA / 70 anni fa la prima bomba atomica: il bonsai centenario che è sopravvissuto (aggiornamenti oggi, 6 agosto 2015)

- La Redazione

La bomba atomica su Hiroshima venne sganciata 70 anni fa, il mattino del 6 agosto 1945 alle ore 8.15 locali. Si sono svolte in Giappone le celebrazioni per ricordare le vittime

hiroshima_cenotafio_r439 Il cenotafio a Hiroshima (InfoPhoto)

Ha 390 anni e neanche la bomba atomica è riuscito a distruggerlo. E’ l’antico bonsai piantato nel 1625 e donato nel 1976 dal suo ultimo proprietario all’Arboretum’s National Bonsai and Penjing Museum di Washington. Il giorno in cui gli Stati Uniti sganciarono l’ordigno nucleare sulla città giapponese, il piccolo albero si trovava ad appena due chilometri dall’epicentro della spaventosa deflagrazione eppure ne uscì completamente illeso, protetto dal muro del vivaio nel quale si trovava all’epoca. A raccontare la sua storia sono stati i nipoti dell’ex proprietario, Masaru Yamaki, che hanno visitato il museo.

Ambasciatori e ufficiali da più di cento paesi del mondo sono volati oggi a Hiroshima per prendere parte alle commemorazioni del 70esimo anniversario della prima bomba atomica mai sganciata dall’uomo in quel tragico 6 agosto 1945, forse l’evento che cambiò per sempre la storia recente dell’umanità. Anche l’ambasciatrice americana in Giappone Caroline Kennedy, per la prima volta da quando esiste tale commemorazione, prenderà parte alla cerimonia e con lei ministri di Francia, Inghilterra e Russia. Anche dalla vicina Corea del Sud arriverà una folta delegazione per ricordare i cittadini coreani morti durante lo scoppio della bomba, la seconda nazione con più vittime dopo il Giappone per la numerose presenza di immigrati coreani nelle città di Hiroshima e Nagasaki.

Si chiama Sasaki Sadako e in Giappone è una dei personaggi più commoventi e più ricordati dalla tradizione recente del popolo nipponico. Oggi si festeggiano i 70 anni dal tragico sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima che pose fine in sostanza alla Seconda Guerra Mondiale. Il personaggio in questione era una bambina di soli due anni il giorno dell’esplosione mortale che devastò Hiroshima; quando crebbe, a undici anni fu colpita da una gravissima forma di leucemia ma non smise mai di ricercare il suo unico sogno, quello di realizzare mille gru con la tecnica degli origami famosissima in Giappone e non solo. La leggenda narra che vi riuscì ma che poi un anno dopo non riuscì a superare l’ultima crisi dovuta alla sua malattia e morì ancora bambina. Proprio a lei è dedicata la statua della bimba che solleva al cielo una gru d’oro collocata davanti al Memoriale della Pace. Sulla targa recita: “Questo è il tuo pianto, la nostra preghiera. Pace nel mondo”. Addirittura fu fatto più di recente un cortometraggio animato con lo stile tipicamente giapponese, interamente dedicato alla storia di Sasaki, realizzato in collaborazione con il Ministero della cultura giapponese: clicca qui per vedere il video.

70 lunghi anni. 70 anni di storie, ricordi e proteste per uno degli avvenimenti cruciali che hanno sconvolto la storia moderna dell’umanità. 70 anni fa e la prima bomba atomica fu sganciata dagli americani sulla cittadina giapponese di Hiroshima e Nagasaki. Alcuni emigranti giapponesi che si sono rifugiati in Brasile dopo la seconda guerra mondiale, hanno voluto ricordare l’anniversario della bomba di Hiroshima con una protesta contro il nucleare. Nel paese sudamericano vive una delle più grandi comunità nipponiche fuori dal paese d’origine e fra questi anche cento sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki che contestano evidentemente la presenza tutt’oggi del nucleare nelle maggiori nazioni internazionali. “Molte persone non sanno quanto siamo vicini alle radiazioni nella vita di tutti i giorni. Noi dobbiamo fare di tutto per ricordare alle generazioni future cosa sappiamo e cosa abbiamo passato” ha detto uno dei portavoce della comunità. Il Brasile ha già due reattori nucleari e sta per costruire il terzo, ma i giapponesi che abitano nella nazione sudamericana sono contrari alla costruzione della nuova centrale.

Oggi ricorre uno degli anniversari più importanti della storia recente che continua tuttora a servire da monito per le nostre e le future generazioni: 70 anni fa fu sganciata su Hiroshima in Giappone la prima bomba atomica, il 9 agosto invece fu la volta della seconda su Nagasaki che pose fine sostanzialmente alla Seconda Guerra Mondiale. Con la ricorrenza che si sta celebrando in queste ore in tutto il Giappone, Rainews sul suo sito decide di raccontare tre storie successive alle bombe che hanno come denominatore comune proprio Hiroshima. Il 10 ottobre 1964 alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo l’ultimo tedoforo fu Yoshinori Sakai nato a Hiroschima proprio il terribile 6 agosto 1945, giorno della bomba atomica: fu scelto e rimane tutt’oggi il simbolo della ricostruzione, ebbe poi carriera come atleta e giornalista sportiva, morì giusto un anno fa. La seconda storia riguarda la Fiamma della Pace, raccolta dal fuoco divampato dopo l’esplosione della bomba americana: un certo Tasuo Yamamoto raccolse la brace quando andò a Hiroshima a cercare lo zio. Non trovandolo, decise di custodire gelosamente la fiammella proprio in onore dello zio all’interno del suo villaggio Hoshinomura, che nel 1968 la pose su una torcia come simbolo di pace. Clicca qui per vedere la fotogallery.

Sono passati 70 anni da quando la bomba atomica fu sganciata per la prima volta sulla città giapponese di Hiroshima uccidendo 200mila persone, comprese le vittime che ne seguirono a causa delle radiazioni. Oggi si celebra il 70esimo anniversario e per la prima volta anche il sottosegretario Usa alla Sicurezza internazionale ha partecipato. Nel corso della cerimonia, il premier nipponico Shinzo Abe ha detto che il Giappone ha “l’importante missione di realizzare un mondo libero dalle armi nucleari”. E ha aggiunto: “Presenteremo una nuova risoluzione all’assemblea dell’Onu del prossimo autunno per l’eliminazione delle armi nucleari”.

Le armi nucleari “sono il male assoluto, un’espressione inumana degli esseri umani. Vanno abolite tutte, affinché non si ripeta quello che è avvenuto qui 70 anni fa”. Così ha detto stamattina il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, durante la celebrazione del 70° anniversario dal terribile attacco con la bomba atomica, avvenuto sulla città di Hiroshima, il 6 agosto 1945 da parte degli Stati Uniti. In 40mila hanno assistito alla cerimonia presso il Peace Memorial Park. Come consuetudine, alle 8.15, la “Campana della Pace” ha suonato e la città ha osservato tre minuti di silenzio. Poi il sindaco ha provveduto a trascrivere nel memoriale i nomi delle vittime sopravvissute che sono morte nel corso dell’ultimo anno, i “hibakusha”. Presenti alla cerimonia anche ambasciatori e rappresentanti di 100 nazioni di tutto il mondo, che insieme al sindaco e al premier hanno firmato la “Dichiarazione di pace”. Nel testo il sindaco ha scritto che le bombe atomiche “non hanno portato via soltanto delle vite, ma il senso di una comunità e la sua cultura”, aggiungendo che le 15mila testate nucleari che esistono ancora “sono un pericolo e una minaccia. Ogni cittadino del mondo potrebbe divenire un hibakusha”.

Sono stati raccolti dal museo Hiroshima Peace Memorial i disegni fatti da alcuni sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima caduta settant’anni fa sulla città giapponese. Più di un migliaio quelli raccolti dal museo che ha voluto così ricordare la tragedia che determinò la fine della seconda guerra mondiale in Asia. Il sito della CNN ha raccolto quelli più rappresentativi: alcuni sono stati fatti pochi mesi dopo l’avvenimento, altri a distanza di anni. In tutti è evidente il dolore provato da chi era presente quel giorno e il dramma vissuto da migliaia di persone durante e dopo la caduta della bomba. Corpi mutilati e cadaveri si vedono in molti disegni, a dimostrazione di come il ricordo della bomba di Hiroshima sia ancora vivo in tutti i sopravvissuti che hanno voluto così rendere pubbliche le loro memorie.

Nel settantesimo anniversario della bomba nucleare sganciata su Hiroshima, i “hibakusha”, i sopravvissuti alla bomba, continuano a battersi per un mondo libero dal nucleare. Molte delle persone scampate alla morte sono emigrate dal Giappone in Paesi come il Brasile, tra questi il novantenne Takashi Morita, che al momento dell’attacco aveva 21 anni e subì ferite e ustioni su gran parte del corpo. Morita tuttora, nonostante l’età, si continua a battere come ha fatto durante tutta la sua vita contro l’uso di armi nucleari, in particolare contro l’obiettivo del suo paese di adozione di raddoppiare la produzione di energia nucleare. Il lavoro di Morita e dell’associazione della quale fa parte è volto anche ad aumentare la consapevolezza delle gravissime conseguenze delle radiazioni provocate dalle centrali nucleari e le loro scorie. Quando è scoppiata la bomba a Hiroshima, Morita ha visto morire tantissime persone ed ha vissuto finora dedicandosi anima e corpo affinchè l’umanità non vedesse mai più nulla di simile.

Il mattino del 6 agosto 1945, alle ore 8.15 locali, l’aeronautica militare statunitense sganciò la prima bomba atomica della storia sulla città giapponese di Hiroshima. L’ordigno era stato chiamato “Little Boy”, seguito tre giorni più tardi da “Fat Man” che devastò Nagasaki: morirono in tutto circa 300mila persone, quasi tutti civili. Sono trascorsi settant’anni da una delle pagine più buie della storia dell’uomo, ma ancora oggi si contano nel mondo circa 16 mila ordigni nucleari: per questo motivo la Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con il Religions for Peace Japan e la Japan Religious Committee for World Federation, ha organizzato un convegno sul disarmo nucleare che si terrà domani (6 agosto) proprio a Hiroshima. La missione di Enola Gay, il bombardiere B-29 Superfortress che sganciò la prima bomba per costringere il Giappone alla resa alla fine della seconda guerra mondiale, era iniziata circa sei anni prima con il cosiddetto Progetto Manhattan, condotto dagli Stati Uniti con il sostegno di Regno Unito e Canada. La direzione scientifica del programma di ricerca e sviluppo che portò alla produzione della bomba atomica venne affidata al fisico Robert Oppenheimer, mentre il generale Leslie Groves si occupò del coordinamento amministrativo. Ai devastanti effetti immediati degli ordigni si aggiunsero gli anni successivi quelli altrettanto letali delle radiazioni che fecero salire ulteriormente il numero delle vittime: solamente l’anno scorso l’elenco delle 292.325 vittime dei bombardamenti è stato posto in un monumento nel Parco della Pace di Hiroshima.





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