RIFORMA PENSIONI NOVITÀ 2016/ Oggi 22 novembre. Nannicini: difficile ci siano modifiche per l’Ape social (ultime notizie live e news)

- La Redazione

Riforma pensioni 2016 news. Tommaso Nannicini spiega che sarà difficile modificare l'Ape social. Tutte le novità e le ultime notizie sui principali temi previdenziali

proietti_domenico_uil_pensioni_sindacato Domenico Proietti (Lapresse)

Non sono mancate in queste settimana dopo la presentazione della Legge di stabilità, che contiene la riforma delle pensioni, delle richieste per modificare alcuni interventi previdenziali, come l’Ape social. C’è infatti chi vorrebbe un abbassamento da 36 a 35 degli anni di contributi necessari alla pensione anticipata per i lavori gravosi o altri interventi per favorire l’accesso a questo strumento agli edili. Tommaso Nannicini, però, sembra spegnere sul nascere qualsiasi ipotesi di cambiamento. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha infatti detto che l’Ape social “è un pacchetto costruito faticosamente, ed è difficile da cambiare”. Il professore lascia comunque aperto lo spazio ad alcune “limature”. Difficile quindi dire fin dove si possa arrivare con gli emendamenti che sono in discussione alla Camera.

Cesare Damiano sembra soddisfatto delle parole del suo compagno di partito Enrico Morando circa la volontà del Governo di modificare la riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità per quel che riguarda Opzione donna e ottava salvaguardia degli esodati. “Aspettiamo di vedere le proposte e ci auguriamo che siano conclusive”, ha detto l’ex ministro del Lavoro, ricordando che per gli esodati sarebbe importante ripristinare la data del 31 dicembre 2014 per l’ingresso in mobilità, cancellando così la parte del testo del Governo che la prevede al 31 dicembre 2012. “Per Opzione donna dobbiamo includere nella normativa anche le lavoratrici che compiono 57 o 58 anni nell’ultimo trimestre del 2015 e proseguire nella sperimentazione attraverso il monitoraggio dei risparmi”, ha aggiunto Damiano.

I lavoratori precoci non sembrano propensi a farsi passare la riforma delle pensioni sopra la testa con la “giustificazione” che debbano sacrificarsi per i giovani. Lo scrive Moreno Barbuti in un post sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti di cui è animatore. Barbuti segnala che questa “giustificazione” viene rivestita di presunto atteggiamento morale ed evidenzia altresì evidentemente risorse per interventi previdenziali ce ne sarebbero, ma spesso milioni di euro finiscono nelle tasche di pochi. “Morale significa poter vivere serenamente il progresso, che dovrebbe aiutarci in questo consentendoci di accedere alla pensione un po’ prima di quanto non si facesse nel passato, non come si sta facendo attualmente, ritardando sempre più l’uscita dal lavoro, quindi sempre più vicino al momento in cui dovremo andarcene per sempre da questo mondo”, scrive poi Barbuti.

La riforma delle pensioni è stato senza dubbio uno dei temi di maggiori interesse con il costante confronto tra i sindacati ed il Governo che poi ha portato alla nascita di una serie di misure che dovrebbero rendere più agevole la vita per i cittadini. Tuttavia, secondo quanto emerso da un recente sondaggio realizzato dall’agenzia Doxa, il tema delle pensioni per gli italiani non sembra essere tra le principali priorità. Infatti, dal sondaggio è emerso che il 60% degli italiani ha indicato come priorità quella di creare occupazione. Un tema senza dubbio da sempre molto caro al popolo italico. Al secondo posto c’è la richiesta di abbassare le tasse con una percentuale del 59%, quindi per il 38% la necessità di risolvere il problema dell’immigrazione, per il 35% di combattere l’evasione fiscale e per il 30% tra le priorità c’è quella di riformare il sistema pensionistico. Nel sondaggio è stato fatto anche un focus sulla riforma delle pensioni dal quale è emerso che l’81% ne hanno sentito parlare, il 67% vorrebbe che portasse l’abolizione dei privilegi come le pensioni d’oro ed il 48% vorrebbe una pensione dignitosa per tutti.

Gli italiani nati nel 1952, soprattutto le donne, sono penalizzati da un’interpretazione dell’Inps. Lo segnala Morena Piccinini, presidente dell’Inca. Tutto nasce dalla norma che consente ai nati nel 1952 una “via di fuga” dalla riforma delle pensioni targata Fornero. L’Inps aveva infatti limitato questa facoltà di accesso alla pensione anticipata a chi aveva un’occupazione al 28 dicembre 2011. Il ministero del Lavoro ha però recentemente chiarito che la norma si deve applicare anche a chi era senza lavoro. Tuttavia, denuncia la numero uno del patronato della Cgil, l’Inps ha posto un nuovo paletto, decidendo di non considerare periodi di versamenti volontari e contributi figurativi o derivanti da riscatti o maternità. Ovviamente le donne risultano le più danneggiate da questa interpretazione, che l’Inca mette sotto accusa chiedendo un nuovo intervento del ministero del Lavoro.

Cesare Damiano chiede che vengano apportate delle modifiche alla riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. “Va esaminato il tema dei lavoratori dell’edilizia per i quali vanno conteggiati i periodi di disoccupazione e di mobilità ai fini contributivi e per i quali non può essere prevista ai fini dell’accesso all’Ape sociale la logica della continuità retributiva di almeno 6 anni, visto il carattere particolarmente discontinuo della loro attività”, spiega l’ex ministro. Il quale ribadisce anche che occorre modificare l’ottava salvaguardia degli esodati, per far sì che venga spostata al 31 dicembre 2014 la data utile per l’ingresso nella mobilità. Damiano non dimentica nemmeno che occorre “risolvere conclusivamente” la questione di Opzione donna. In attesa del passaggio in parlamento della Manovra molto discussa, si attende anche la fine della campagna elettorale per il referendum per concedere una “tregua” dal punto di vista istituzionale e provare a ragionare sulla stesura dell’intera riforma pensionistica.

La Rete dei comitati degli esodati ha cessato la propria attività “per volontà irrevocabile dei Coordinatori dei Comitati affiliati” a partire dal 12 novembre. Sulla pagina Facebook della Rete stessa non ci sono ulteriori informazioni circa le cause che hanno portato a questa decisione. La quale non è stata gradita da tutti. C’è infatti chi ha commentato il post chiedendo chiarimenti. “Per cortesia si può sapere il perché di questa “volontà irrevocabile”? non mi sembra sia ancora il momento di dirsi raggiunto l’obbiettivo di fare entrare tutti gli esodati nell’ottava salvaguardia”, è il primo commento che si può leggere. E c’è anche chi chiede di non vanificare l’ottimo lavoro fatto finora. Non resta che vedere se ci saranno ulteriori messaggi della Rete.

Maurizio Landini, insieme a Matteo Renzi, ha preso parte alla puntata di In mezz’ora, trasmessa ieri da Rai 3. I due hanno parlato del referendum costituzionale, ma non solo. Pur non avendo affrontato direttamente il tema della riforma delle pensioni, il Segretario generale della Fiom in queste ore viene “acclamato” sui social. In particolare dai lavoratori precoci. Il sindacalista ha infatti ricordati dell’esistenza di lavoratori che dopo 40 anni di contributi versati hanno il diritto di andare in pensione. Di fatto un assist più che perfetto per la Quota 41 tanto richiesta dai precoci. A quanto pare, il Premier ha “dribblato” l’argomento, così dicono sui social i precoci stessi, i quali non sono certo soddisfatti di quanto ha fatto per loro il Governo.

La Legge di stabilità continua il suo iter parlamentare e non sono pochi gli emendamenti su cui la commissione Bilancio della Camera deve esprimersi. Alcuni riguardano anche la riforma delle pensioni contenuta nella manovra varata dal Governo. Secondo quanto riporta Il Quotidiano Nazionale, un’estensione di Opzione donna dovrebbe essere varata e anche il Tg1 nell’edizione di ieri sera ne ha dato notizia. Tuttavia non è chiaro il nuovo termine che verrebbe posto per l’accesso al regime sperimentale di pensione anticipata. Stesso discorso per gli esodati: si parla di allargare la platea dell’ottava salvaguardia, ma non è chiaro in che modo. Pare invece difficile che si possa abbassare il requisito minimo di 36 anni di contributi versati per l’accesso all’Ape social in caso di lavori gravosi.

Molti ricorderanno la polemica scatenata dalla parole di Alessia Morani che, oltre a ricordare le novità della riforma delle pensioni, in tv aveva ricordato l’esistenza del prestito vitalizio ipotecario. L’esponente del Pd era stata accusata di essere dalla parte delle banche e anche Beppe Grillo aveva deciso di dedicarle un post sul suo blog. Ora la vice capogruppo alla Camera del partito di Renzi ha pensato proprio di ricordare al Movimento 5 Stelle la sua “doppia morale”, dato che i esponenti, anche se sottoposti a indagini, restano attaccati alle loro poltrone, quando i pentastellati non rinunciano a chiedere di farsi da parte agli indagati degli altri partiti. La Morani ricorda anche la vicenda delle presunte firme false raccolte in Sicilia da esponenti del M5S, tra cui anche qualche deputato.  “Sarà dura per loro rinunciare alla poltrona, allo stipendio e anche alla pensione”, dice l’esponente del Pd.

Avoce.info in un articolo di Simone Ferro affronta il tema della riforma delle pensioni. A proposito dell’Ape, il ricercatore della Queen Mary University of London ritiene sbagliato impedirne l’accesso a chi avrebbe un assegno inferiore a 700 euro mensili. A suo modo di vedere, infatti, buona parte degli esclusi appartengono a nuclei famigliari agiati e dunque sarebbe più giusto lasciare alla valutazione del lavoratore se “potersi permettere” un assegno basso o meno. I sindacati, infatti, avevano chiesto di porre questo limite per evitare l’erogazione di pensioni troppo basse. Per quanto concerne l’aumento della quattordicesima, Ferro ritiene che sarebbe meglio limitare questo intervento andando a guardare la base patrimoniale famigliare dei destinatari, così da essere sicuri di aiutare i ceti deboli. Riguardo l’insieme dei provvedimenti di natura previdenziale contenuti nella Legge di stabilità, il ricercatore ricorda che le coperture sono in prevalenza misure una tantum, “rimane dunque il dubbio su come i meccanismi introdotti verranno finanziati una volta scaduto il periodo sperimentale”. Senza dimenticare che sull’intera manovra grava ancora l’incognita del giudizio definitivo della Commissione europea.





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