BAROCCO/ La riscoperta della scuola emiliana

- Giuseppe Pennisi

Quando si pensa alla musica barocca italiana, si va immediatamente a due scuole: quella veneziana e quella napoletana. GIUSEPPE PENNISI ci parla invece di quella emiliana

cofanetto_barocco_R439 Il cofanetto dedicato alla scuola emiliana

Quando si pensa alla musica barocca italiana, si va immediatamente a due scuole: quella veneziana e quella napoletana dimenticando che ci sono state altre scuole, a volte meno diffuse nel resto d’Europa, ma non meno importanti. Per anni, ad esempio, il Maestro Lorenzo Tozzi ha condotto un’indefessa battaglia a favore del terso, limpido barocco romano che fu essenziale nella formazione di Haendel, di cui si vedrà presto alla Scala un’opera-oratorio ‘romano’ Il Trionfo del Tempo sul Disinganno’,  capolavoro in repertorio da anni a Zurigo (ed altri teatri tedeschi) ma che in Italia si è visto una diecina di anni fa alla Sagra Malatestiana). 

La sua incessante tenacia ha portato alla riscoperta di compositori come Giovanni Quagliati , cui abbiamo parlato su questa testata il 10 febbraio scorso. E’ importante notare come l’Ottava  Edizione del Roma Festival Barocco, tenuta dal 29 ottobre al 20 dicembre 2015, ha presentato un ciclo di quindici concerti che contemplano esecuzioni legate alla tradizione musicale dei secoli XVI, XVII e XVIII. Un Festival che si sta aprendo a scuole ‘non convenzionali’ del barocco (quest’anno un concerto è stato dedicato a quella delle filippine) e che sta dando spazio alla scuola romana.

Ancora meno nota di quella della Capitale è quella che potremo chiamare ‘scuola padana’ o scuola bolognese’ in quanto ha avuto il suo centro nella città felsinea. Se ne è presa carico da alcuni anni la Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore, un piccolo gioiello di pittura barocca e rinascimentale quasi prospiciente il Teatro Comunale, dove si offrono concerti del barocco ‘padano’o ‘bolognese’.

La Dirige il Maestro Roberto Cascio. Meno terso di quello ‘romano’, ha comunque una maggiore sobrietà rispetto a quello napoletano o veneziano (anche a ragione dei minori mezzi a disposizione) e tratta principalmente di temi spirituali (anche per la collocazione di Bologna quasi come grande città di frontiera dello Stato della Chiesa).La Cappella ha trovato una propria cassa di risonanza nella casa discografica Tactus , che, come mostra il catalogo (www.tactus.it) , si è specializzata su questi temi-

A fine 2015 la Tactus ha pubblicato un cofanetto di quattro CD (DDD TC 650770) dedicato all’integrale ( di quanto giunto a noi) di Ippolito Ghezzi, personaggio, da un lato, insolito nel barocco ma da un altro tipico della scuola ‘padana’ o ‘bolognese’. Nato nel senese verso il 1650. Diventato agostiniano e percorsi tutti i gradi della carriera accademica (sino al dottorato in teologia), seguì in parallelo studi musicali.

Il cofanetto contiene quattro oratori (tutti con soggetti tratti dal Vecchio Testamento), a tre voci, mottetti o ‘ sacri dialoghi’ a due voci e’lamentazioni’ in gran misura per la settimana santa ed una sola voce. L’orchestra è ovviamente stringata, di 14 elementi compreso il concertatore all’arciliuto. Non solamente, è una riscoperta interessante, ma mostra come con la sua relativa asciuttezza, Ghezzi avesse compiuto parte del viaggio verso la modernità della seconda meta del Settecento.







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