RISULTATI REFERENDUM COSTITUZIONALE 4 DICEMBRE 2016 / Manca un successore di Renzi, Governo tecnico con Padoan? (Ha vinto il NO, oggi 5 dicembre)

- La Redazione

Risultati Referendum Costituzionale 4 dicembre 2016: il 'NO' batte Renzi e apre a due scenari: governo tecnico o elezioni anticipate? La Manovra Finanziaria l'ago della bilancia.

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Mentre i promotori del sì – Matteo Renzi e Maria Elena Boschi in primis – stanno raccogliendo i pezzi della loro sconfitta, il fronte del no sta cercando di capire come far fronte a questa rottura istituzionale causata dalle dimissioni del premier. Tra i promotori del no al referendum costituzionale c’è tutt’altro che omogeneità: da una parte c’è Matteo Salvini, leader della Lega Nord, poi c’è Beppe Grillo con il Movimento 5 Stelle e il suo odio per i partiti politici tradizionali e le “ideologie”. Poi c’è Silvio Berlusconi, che è tornato a fare politica in prima persona con questa campagna referendaria, e ancora dall’altra parte l’area più a sinistra, ossia quella composta da Massimo D’Alema e Stefano Fassina. “Se non ci fosse stata una parta significativa del centrosinistra che si è battuta per il no, noi avremmo lasciato questo risultato nelle mani della destra e dei Cinque stelle. Essendoci stata questa sinistra io credo che questo risultato appartiene adesso a tutti gli italiani”, ha detto Massimo D’Alema dopo i risultati referendari. Il tutto fa preannunciare che, con la vittoria del no, lo scenario politico è tutt’altro che facile e sta per complicarsi ancora di più. 

Interviene sui risultati del referendum costituzionale anche il presidente della Cei e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. “Adesso è il momento di una grande responsabilità, a tutti i livelli”, ha detto il cardinale Bagnasco, come riprota Tgcom24. Per quanto riguarda le divisioni nel Paese dopo il voto, il presidente della Cei ha sottolineato: “Cerchiamo di camminare insieme”. Oggi il premier Renzi ha avuto un colloquio informale con il presidente della Repubblica Mattarella, secondo quanto riferito da fonti della maggioranza riportate da La Repubblica. Il consiglio dei ministri annunciato nella notte, subito dopo i risultati del referendum costituzionale, si terrà oggi pomeriggio alle 18:30: poi il presidente del Consiglio dovrebbe salire ufficialmente al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Secondo le varie ipotesi Mattarella potrebbe accettare le dimissioni di Renzi solo dopo l’approvazione della legge di Bilancio oppure potrebbe affidare l’incarico al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan fino a nuove elezioni.

Ora dopo i risultati del Referendum Costituzionale il secondo maxi problema per il Governo e per l’intero stato italiano si chiama Manovra di Bilancio: dopo le dimissioni annunciate ieri da Renzi, alcune fonti del Quirinale hanno confidato ai giornalisti di Rai News24 come il presidente Mattarella starebbe pensando ad un congelamento delle dimissioni del premier fiorentino, in modo da approvare al più preso la Legge di Bilancio entro fine 2016. «L’ex finanziaria sarà infatti incardinata domani a palazzo Madama, e lo scenario possibile, con le dimissioni in standby, potrebbe prevedere la fiducia e chiudere la partita in 3-4 giorni. Secondo fonti accreditate Renzi avrebbe escluso alcuna ipotesi di reincarico confermando che le sue dimissioni sono e restano irrevocabili», commenta l’inviata Federica Mango della Rai. Questa sera il Consiglio dei Ministri alle 18  fugherà qualche dubbio a proposito, ma saranno le prossime settimane a stabilire cosa davvero accadrà al governo italiano da qui al 2018. Intanto dall’Europa non arrivano buone notizie sulla Manovra, visto che «la Legge di Bilancio italiana è a rischio di non rispetto del Patto, da qui la necessità di adottare misure aggiuntive. Sulla base degli scostamenti, si rileva, sarebbero necessarie misure addizionali significative. L’Eurogruppo riconosce che l’Italia potrebbe beneficiare di una più piccola ma sempre significativa deviazione dall’aggiustamento” a causa delle spese per migranti e terremoto, e comunque invita l’Italia a prendere le misure necessarie per assicurare che il bilancio sia in linea con le regole. L’alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione», scrive Moscovici – Commissario Affari Economici della Commissione UE – nelle conclusioni dopo l’Eurogruppo, disperato tra l’altro dal ministro Padoan.

Il referendum costituzionale italiano è stato seguito con molta attenzione all’estero, in particolare in Gran Bretagna: l’esito è stato sorprendente per tutti i media britannici, nonostante le previsioni della vigilia. Inaspettato il margine di vantaggio con cui il No ha bocciato la riforma della Costituzione e, infatti, il Daily Mail paragona il risultato del referendum costituzionale italiano alla Brexit. Il parallelismo col voto che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea compare nell’apertura del sito del tabloid: “Ora è tempo di Italexit”. I giornali britannici, in particolare quelli popolari, ipotizzano dunque un imminente addio dell’Italia all’euro, uno scenario che però appare al momento inverosimile. I primi effetti del referendum sui mercati emergono dall’apertura della Borsa di Milano: in calo l’indice Ftse Mib dopo le dimissioni di Matteo Renzi con un ribasso dell’1,8% a 16.774 punti, ma affondando anche le banche, come Unicredit (-7,3%) e Bpm (-5,4%), mentre Mps non fa prezzo.

Dopo i risultati scioccanti per il Pd in seguito al Referendum Costituzionale, il commento di uno di principali e più discussi esponenti dei democratici, nonche governatore della Regione Campania. Vincenzo De Luca, di certo non un renziano di ferro, ha votato Sì e fatto campagna elettorale a favore della Riforma Costituzionale Boschi, con risultati non esaltanti visto che la sua terra ha votato in blocco per il No. «Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, dunque, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia. Va dato atto, intanto, a Matteo Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il suo mandato». Critica di De Luca arriva però per tutto il Pd, nel non avere affrontato al meglio il contenuto della Riforma, fermandosi ai tratti e conseguenze politiche di questo voto. «Si è partiti con una sovrapposizione sui temi referendari di spinte tutte politiche rivolte contro il governo, la sua azione, oltre che contro il Presidente del Consiglio. Questo andamento non si è modificato nel corso di questi mesi. I risultati dell’azione di governo, nel campo sociale, dei diritti civili sono stati azzerati da punti di criticità emersi, che in questa fase hanno creato un clima di diffusa ostilità. Abbiamo riscontrato delusione e opposizione nel mondo della scuola, in relazione alla riforma delle Province, al nuovo codice degli appalti», ha chiuso nella nota il Presidente della Regione Campania. Intanto, Renzi ha lasciato il Quirinale dopo il colloquio ufficiale in cui ha presentato le dimissioni da Capo del Governo: nelle prossime ore scatteranno le consultazioni di Mattarella. 

Sui risultati del referendum costituzionale così schiaccianti contro il Governo Renzi, le dimissioni sono state una conseguenza praticamente dovuta per il Presidente del Consiglio. Eppure, dall’Europa, dopo tutti gli screzi degli ultimi mesi sull’asse Roma-Bruxelles, arriva un commento non solo pacato ma anche dispiaciuto per l’esito della riforma costituzionale alle urne italiane ieri 4 dicembre 2016. Davanti ai cronisti europei, il Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari, Pierre Moscovici, ha rivolto parole importanti a favore di Renzi: prima dell’inizio dell’Eurogruppo a cui il ministro Padoan ha disertato la presenza per la caduta del Governo stesso. «Ho fiducia nelle autorità italiane, che sono ben attrezzate per affrontare la situazione. L’Italia è un Paese solido su cui facciamo affidamento». La Ue è dunque “toccata dal voto”, come dice lo stesso Moscovici che riconosce a Renzi una buona dose di bravura in questi due anni e mezzo di governo, finiti ieri dopo l’esito del referendum costituzionale. «Siamo tutti toccati dal risultato del referendum italiano sulla Costituzione, Renzi ha deciso di dimettersi, voglio dire che è stato un buon primo ministro che ha fatto riforme importanti nel proprio Paese, economiche, sociali e politiche». Ad aggiungere carne al fuoco ci ha pensato poi anche il ministro delle Finanze Francese che prova a fugare un eventuale voto anti-Ue con la vittoria del No in Italia: «Il referendum è stata una questione di politica interna”, e non riguardava “l’Europa o la politica europea”, l’ltalia è un “Paese solido», chiude Michel Sapin sempre prima dell’Eurogruppo in corso oggi a Bruxelles.

I risultati del referendum costituzionale che si è tenuto ieri e che hanno visto la vittoria del no contro il sì fanno registrare anche alcuni casi di controtendenza. Come quello di Milano dove in città ha vinto il sì. A favore della riforma costituzionale ha infatti votato il 51,13% degli elettori mentre il no si è fermato al 48,87%. In particolare il sì ha fatto registrate un ampio vantaggio nella zona 1: qui i cittadini che hanno approvato la riforma della Costituzione voluta dal governo Renzi sono stati il 64,79%. Per quanto riguarda il resto della Città metropolitana e della Lombardia sono stati invece i no a vincere: nella Città metropolitana di Milano il no ha ottenuto infatti il 52,6% delle preferenze e in Regione il 55%.

Vittoria schiacciante del No al referendum costituzionale, ma il risultato risulta ancor più clamoroso se lo si analizza regione per regione. Prendiamo, ad esempio, Sicilia e Sardegna, le regioni in cui la percentuale sulla bocciatura della riforma della Costituzione ha sfondato il tetto del 70%. Nello specifico, il No in Sicilia ha ottenuto il 71,58% contro il 28,42%, mentre in Sardegna è arrivato addirittura al 72,22% contro 27,78%. Sono solo tre, invece, le regioni italiane in cui ha trionfato il Sì: Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana. Nella prima il Sì è arrivato al 53,87%, nel secondo al 50,39%, mentre nella “terra di Renzi” al 52,51%. Positivi i dati sull’affluenza, anche se non era previsto il quorum: in tutte le regioni è stata superata la soglia del 50%. La percentuale più alta è stata registrata in Veneto, dove hanno votato il 76,66% degli elettori chiamati alle urne per il referendum costituzionale.

Gianni Cuperlo è uno dei simboli del referendum costituzionale e uno dei primi del Pd che parla dopo la batosta dei risultati: ha scelto il No, fatto campagna contro Renzi in un primo momento ma con l’accordo trovato tra una parte della minoranza dem e l’ala renziana sull’Italicum è arrivato a cambiare idea e sostenere il Sì sulla riforma Boschi. Poi però la sconfitta di ieri e la parole di commento che arrivano dall’intervista stamani sul Corriere della Sera. «E’ una sconfitta severa. Immaginare di guidare la rivolta contro la casta mentre si è seduti sulla poltrona più alta del governo si è rivelata una mossa sbagliata. E’ stata la larga maggioranza di chi ha votato. Sugli elettori del Pd vedremo, la mia impressione è che una buona parte ha votato Sì. Ma il campo del centrosinistra era diviso e un pezzo ampio del Paese ha espresso un giudizio negativo sul governo e sul premier». Ora bisogna ricostruire secondo Cuperlo, non solo il Pd ma l’intero Paese, lacerato dalla “guerra” del referendum: «Io ho cercato di tenere unito il Pd: in questo senso non mi sento sconfitto. Ho difeso una coerenza», si autoassolve Gianni Cuperlo di fronte ai risultati del referendum costituzionale del 4 dicembre che non danno adito ad appelli o ricorsi d’ogni tipo.

Giornata di analisi dei risultati del referendum costituzionale oggi dopo il voto di ieri sulla riforma voluta dal governo Renzi. Gli italiani hanno bocciato il testo di modifica della seconda parte del Titolo V della Costituzione con un netto no che ha prevalso sul sì con quasi 19 punti percentuali di distacco (59,1 contro 40,9%). Durante il voto ci sono state anche varie contestazioni su ipotesi di ‘brogli’: sotto accusa sono state infatti messe le matite utilizzate nei seggi elettorali per il voto. C’è chi ha sostenuto che le matite fossero ‘cancellabili’ chiedendo l’annullamento del voto. Ma il Viminale, ieri stesso, ha sottolineato che così non era chiarendo che le ‘matite non erano copiative’. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, oltre i risultati del sì e del no, sono questi i risultati che rigurdano le altre schede: schede bianche 83.417 (0,25 %), Schede nulle 306.952 (0,92 %), Schede contestate e non assegnate 1.761 (0,00 %).

Il traguardo finale è stato tagliato: siamo in grado di fornirvi i dati definitivi relativi ai risultati del referendum costituzionale. All’appello mancavano le ultime comunicazioni pervenute dall’estero per poter archiviare questa importante pagina della politica italiana. Tenendo conto dei voti scrutinati complessivamente, il No ha chiuso al 59,11%, mentre il Sì al 40,89%. Ben diverso è il quadro che emerge dalla sola analisi dei voti pervenuti dall’estero: gli italiani che non risiedono nel nostro Paese, infatti, hanno espresso la preferenza per la riforma della Costituzione promossa da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Il Sì all’estero, infatti, ha ottenuto il 64,70%, mentre il No il 35,30%. Un dato molto interessante che ci dà l’idea della profonda diversità con cui vengono percepite le problematiche italiane e le proposte di soluzione. Una divergenza della quale non si può tenere conto e sulla quale invece bisognerà riflettere.

Ora che gli scrutini dei voti in Italia sono completati, si va definendo il quadro del voto dei connazionali che vivono all’estero. Alle 6:20 è stato completato lo scrutinio delle schede degli italiani residenti in Africa, Asia, Oceania e Antartide. Possiamo, dunque, fornirvi il dato definitivo relativo alla IV sezione estera: il Sì qui ha vinto con il 59,68%, mentre il No si è fermato al 40,32%. Considerando le polemiche sulla regolarità del voto degli italiani all’estero, sarà analizzato anche il dato relativo alle schede bianche, nulle e contestate/non assegnate: 518 nel primo caso, 6.683 nel secondo e 12 nell’ultimo. Si sta ultimando, invece, lo scrutinio dei voti arrivati dall’America meridionale, settentrionale e centrale e dall’Europa. Il margine di vantaggio del Sì sul No resta molto ampio nel caso della II ripartizione, quella dell’America meridionale, dove il Sì ha raggiunto addirittura il 72,02%, mentre il No ha raccolto solo il 27,98% delle preferenze.

Il voto degli italiani è stato scrutinato nelle 61.551 sezioni, ma è ancora in corso quello dei connazionali residenti all’estero. Il dato definitivo per quanto riguarda il voto in Italia vede il No al 59,28% e il Sì al 40,72%. Ben diverso è, invece, è il quadro che sta emergendo dallo scrutinio dei voti degli italiani all’estero, sebbene l’analisi al momento riguardi 1.297 comunicazioni sulle 1.618 complessive: il Sì conduce al 65,51%, mentre il No è al 34,49%. Il voto degli italiani all’estero, dunque, non è risultato determinante ai fini della vittoria del No sul Sì, ma considerando la tendenza emersa dagli scrutini – come riportano le tabelle del Ministero dell’Interno – potrebbe diminuire leggermente il margine che si è creato tra i due “poli”. Curioso il dato relativo al voto dei giovani, secondo Quorum per SkyTg24: il No ha stravinto con l’81% tra gli elettori di 18-34 anni. Al 67% tra gli elettori di 35-54 anni e scende al 47% con gli elettori di 55 anni e oltre.

Quando siamo al 99% dello scrutinio delle sezioni in tutta Italia il No resta in netto vantaggio rispetto al Sì: 59,44% contro il 40,56%. Il voto al referendum costituzionale, però, può essere analizzando dividendo i voti scrutinati tra quelli effettuati in Italia e quelli effettuati dagli italiani all’estero: nel primo caso il No prevale con il 59,95% sul Sì che è invece al 40,05%, mentre all’estero il margine è decisamente più ampio ma a favore del Sì, al 65,23%, sul No, al 34,77%. Importante il contributo alla vittoria del No da parte di due regioni in particolare, cioè delle isole. I dati sul voto in Sicilia e della Sardegna sono abbastanza netti: il No in quest’ultima regione è al 72,22% davanti al 27,78% del Sì, mentre in Sicilia il No è al 71,58% e il Sì al 28,42%. Evidente, dunque, come le due isole abbiano trainato il No con i loro voti, ma non sono le uniche regioni in cui il margine è così ampio: in Campania il No è salito al 68,52% mentre il Sì è al 31,48%.

Sono quasi terminate le sezioni scrutinate in Italia per dare l’annuncio definitivo della vittoria del no al referendum costituzionale ma i risultati sono praticamente noti già da ore, con il no che si attesta quasi al 60%, con uno scarto di quasi 20 punti percentuali rispetto al sì. Di stampo nettamente diverso il voto degli italiani all’estero: 333mila e 584 elettori (il 65,01%) hanno votato per il sì alla riforma costituzionale, mentre in 179mila 519 (il 34,99%) hanno votato per il no. Uno scarto comunque troppo alto rispetto ai voti espressi in Italia che sancisce, anche se non ne è stato dato ancora l’annuncio ufficiale, la netta vittoria del no al referendum costituzionale. Il premier ha rassegnato le dimissioni poco dopo un’ora l’inizio degli scrutini, quando era già chiaro che il fronte del sì avrebbe perso. “Basta con la parola anti-politica associato al M5s. Se c’è un partito antipolitico è il partito che ha votato questa riforma”, ha detto Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 Stelle, commentando la sconfitta del fronte del sì.

Sono 60.927 le sezioni scrutinate in Italia, su un totale di 61.551: 12 milioni e 756mila 545 voti espressi per il sì al referendum costituzionale, 18 milioni 902mila 933 voti invece per il no. Sono questi i dati diffusi dal Ministero dell’Interno a quasi tre ore dalla chiusura delle urne. Per quanto riguarda i voti degli italiani all’estero, lo scrutinio di queste ha subito dei grossi ritardi e per adesso siamo a 479 seggi scrutinati su 1,618. In Italia ha votato il 68,48% degli aventi diritto, mentre all’estero il 26,49%: un dato strabiliante, che dimostra un’affluenza alle urne altissima rispetto a quella che ci si sarebbe aspettata. Le uniche regioni in cui ha vinto il sì sono la Toscana, il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna. Il sì al momento si attesta al 40,1% e il no al 59,9%: una distanza sempre più difficile da colmare e che conferma i dati arrivati subito dopo l’inizio dello spoglio, e cioè che il no avrebbe vinto di molto rispetto al sì.

Matteo Renzi si dimette dopo la schiacciante vittoria del no al referendum costituzionale e varie sono adesso le reazioni dei numerosi politici che hanno fatto parte del fronte del no. In testa Matteo Salvini e Beppe Grillo, che hanno annunciato che vogliono andare subito alle elezioni anticipate (anche se non si sa ancora se si passerà prima per un governo tecnico): “Da domani siamo al lavoro per formare la squadra del futuro governo a 5 Stelle”, ha detto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei Deputati, in conferenza stampa. “Se fossero confermati gli exit poll in un Paese normale gli elettori dovrebbero tornare al voto subito, senza governicchi e governi tecnici. Gli italiani Renzi lo hanno rottamato”, dice Matteo Salvini quando si era iniziato a capire che il no era in netto vantaggio rispetto al sì. “Con quella del premier è la sconfitta dei poteri forti. Di chi, come anche la burocrazia di Confindustria, ha giocato sulla pelle del nostro Paese”, dice Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia.

Non è ancora ufficiale, ma è schiacciante la vittoria del no al referendum costituzionale proposto dal governo guidato dal Partito Democratico e dal premier Matteo Renzi e la ministra Maria Elena Boschi in primis. Preso atto del risultato il Presidente del Consiglio ha annunciato le sue dimissioni, che consegnerà ufficialmente domani al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Incerto lo scenario che si aprirà da domani: se, come successo con Mario Monti, si darà il via a un governo tecnico o se si daranno le elezioni anticipate. Matteo Renzi ha augurato buon lavoro a chi arriverà dopo di lui e ha ringraziato chi ha votato per il sì e ha condotto la campagna elettorale. Ritardo per lo scrutinio delle sezioni estere dovuto a problemi tecnici. Per adesso sono l’86,6% le sezioni scrutinate, con il sì che si attesta al 40,3% e il no al 59,7%. 7 italiani su 10 si sono recati alle urne e 6 su 10 hanno votato no, secondo i dati forniti dalla Rai. Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle premono per andare alle urne subito.

Con le prime proiezioni che stanno confermando quanto visto con gli exit poll, ovvero una vittora del No al referendum costituzionale, Renato Brunetta chiede a Matteo Renzi di dimettersi. Il capogruppo alla Camera di Forza Italia ha ringraziato in primo luogo gli italiani per la loro intelligenza politica e per non essersi fatti comprare dal Premier. E ha anche detto che secondo lui il No supererà il 60%. Per l’ex ministro, la  vittoria del No è la vittoria della democrazia: si era infatti di fronte a uno spartiacque tra il regime renzista e la libertà della democrazia. Brunetta ha evidenziato che il Partito democratico gode di una maggioranza parlamentare e tocca quindi a quel partito indicare il nome del successore di Renzi. L’esponente forzista ha quindi auspicato che emerga una figura capace di mettere in atto una politica economica capace di aiutare il Paese, dato che l’attuale  Premier non è stato in grado di farlo, troppo preso a fare una campagna elettorale da oltre un anno. Per Brunetta non si può quindi pensare a una grande coalizione, il “pallino” deve restare in mano al Partito democratico.

Continua la diretta di Porta a Porta, la trasmissione condotta da Bruno Vespa, con gli exit polls che si attestano sempre di più per il no al referendum: il sì, secondo le proiezioni trasmesse dalla Rai, si attesta tra il 39% e il 43%, mentre il no vola tra il 57% e il 61%. “Abbiamo assistito a una guerra civile tra Guelfi e Ghibellini – dice Mara Carfagna – Il premier ha piegato le regole costituzionali agli interessi di partito. Questo si fa in genere per due ragioni: o perché commetti errori di grammatica costituzionale oppure se vuoi usare in maniera cinica e spregiudicata un referendum per confermarti. Visto che Renzi è entrato dalla porta di servizio propendo di più per la seconda”. Claudio Tito, editorialista de La Repubblica, parla di dimissioni quasi sicure del premier Matteo Renzi se dovesse vincere il no. “Visto lo schiaffo ricevuto Renzi non può resistere a questa botta. L’esito è imprevedibile, si apre un’altra partita”.

Dopo i primi exit poll sul risultato del referendum costituzionale, che vedono in testa il No, sono arrivate anche le prime dichiarazioni dei protagonisti politici. Matteo Salvini ha tenuto una conferenza stampa in via Bellerio sfidando la scaramanzia, come ha detto nell’esordire davanti ai microfoni. “Se vittoria sarà, sarà vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo”, ha detto il Segretario della Lega Nord, esprimendo soddisfazione per l’alta partecipazione al voto degli italiani. “Se fossero confermati i dati, Renzi dovrebbe dimettersi nei prossimi minuti. Gli italiani vorrebbero tornare a votare per le elezioni politiche subito”, ha aggiunto Salvini. Lorenzo Guerini ha invece parlato dalla sede del Partito democratico, confermando che Matteo Renzi terrà una conferenza stampa tra meno di un’ora da palazzo Chigi. Il vicesegretario del Pd ha detto che per le valutazioni del voto è meglio attendere dati più certi degli exit polls, ma è stato contento dell’alta affluenza. Inoltre, ha anticipato che a breve, forse già martedì, verranno convocati gli organi del partito. In effetti questo voto era una sorta di “resa dei conti” interna al Pd.

I primi exit poll del referendum costituzionale danno il no in netta maggioranza rispetto al sì: a Porta a Porta, trasmissione condotta da Bruno Vespa al momento le percentuali si attestano tra il 40% e il 44% per il sì, e tra il 56% e 60% per il no. Da quanto emerge nessuna isola è per il sì al referendum costituzionale. Sempre secondo i dati emersi, gli anziani – che hanno votato per la maggior parte di mattina – hanno dato la preferenza per il sì, mentre i giovani – che si sono recati alle urne più verso sera – hanno votato per il no. “Questo cambiamento era un cambiamento in negativo”, dice Stefano Fassina, ospite in studio da Bruno Vespa. Ospite al Tg1 è anche Mara Carfagna, schierata per il no accanto a Stefano Fassina, e Antonio Polito, vice direttore del Corriere della Sera, che ha detto che, qualunque sia il voto, il referendum costituzionale ha riacceso il dibattito politico in maniera sorprendente. Il Movimento 5 Stelle al momento non sta commentando gli exit poll, e aspetta i risultati reali.

I seggi si sono chiusi e subito avranno inizio le operazioni di scrutinio del referendum costituzionale. Sono comunque già arrivati i primi exit poll. La maratona di Enrico Mentana su La7 si è basata sui dati di Emg Acqua relativi all’80% del campione, pari a circa 3.000 interviste. Il No è accreditato di una percentuale tra il 55 e il 59 per cento, mentre il Sì è tra il 41 e il 45 per cento. Fabrizia Masia, dell’istituto di ricerca, ha spiegato anche che circa l’85% dell’elettorato del Movimento 5 Stelle avrebbe votato No, stessa scelta fatta dall’80% di quello della Lega Nord. Tre elettori su quattro di Forza Italia avrebbero fatto altrettanto. Un’indicazione simile arriva dell’exit poll condotto da Ipr Marketing-Istituto Piepoli per la Rai: il No è dato tra il 54 e il 58 per cento, mentre il Sì ha tra il 42 e il 46 per cento. Tra mezz’ora circa dovrebbero essere dei nuovi exit poll più affinati, in attesa delle proiezioni basate sui voti reali.

“Una nuova fase si apre”. Conclude con queste parole Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, il suo editoriale domenicale nel giorno del referendum costituzionale, attesissimo, che chiama gli italiani a decidere la sorte della riforma Renzi-Boschi. Scalfari evidenzia un importante elemento di crisi: “La crisi italiana aggiunge una sorta di disfacimento all’analoga crisi europea, il peggio si aggiunge al peggio. Il tutto è esploso con questo referendum che abbiamo tra i piedi”. Poi ricorda che il nocciolo della riforma è quello del passaggio dal bicameralismo perfetto a un sistema monocamerale, che dovrebbe cosi essere più efficiente. E qui il vecchio giornalista porta l’esempio della Gran Bretagna, democrazia “decidente” – e di fatto monocamerale, anche se c’è la Camera dei Lords – per eccellenza. Anche l’affluenza è importante, secondo Scalfari: “è importante quasi quanto l’esito, quindi se andranno alle urne in pochi, per esempio un 30 per cento degli aventi diritto al voto, l’esito sarà scarsamente influente. Personalmente non ritengo che andranno in pochi, ma non credo neppure che saranno moltissimi”. Sotto questo aspetto Scalfari ha già sbagliato previsione: ne sarà lieto lui stesso, perché l’affluenza è molto alta, e alla chiusura delle urne veleggerà probabilmente oltre il 60%. Infine, una menzione speciale Scalfari la dedica a Prodi e all’amico Zagrebelsky. Uno per il No, quest’ultimo, e l’altro per il Sì. In molti si sono chiesti una spiegazione della sua dichiarazione tardiva. “Se vincerà il Sì cercherà con i suoi suggerimenti critici di migliorare gli interventi, le leggi, i programmi in corso e quelli che il prossimo futuro comporterà. In Italia e in Europa”. Ora è solo questione di poco tempo: i seggi chiudono alle 23. 

Meno di un’ora alla chiusura dei seggi per il referendum costituzionale 2016. Ancora qualche minuto per gli italiani prima che le migliaia di sezioni che hanno ospitato le operazioni di voto dichiarino chiusa la consultazione referendaria. Con l’avvicinarsi della scadenza delle 23:00 sembra difficile che grandi masse di elettori decidano di recarsi alle urne a pochi minuti dalla chiusura dei seggi, ma la tendenza emersa dal dato sull’affluenza comunicato dal Ministero dell’Interno alle ore 19:00, pari al 57,24% su scala nazionale, rende verosimile l’ipotesi per cui più del 60% degli aventi diritto abbia esercitato attivamente l’opportunità di incidere direttamente nella vita democratica del Paese. A questo punto il conto alla rovescia è iniziato e le segreterie politiche iniziano ad affollarsi: occhio ad esaltarsi o a deprimersi dopo i primi exit-poll, che nel corso degli anni non sempre sono risultati affidabili. Per i primi bilanci bisognerà attendere quanto meno le proiezioni effettuate su dati reali. Abbiate pazienza, manca poco al verdetto…

I risultati del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 stanno per arrivare: con la chiusura dei seggi alle 23 non dovrebbe passare moltissimo prima di avere una proiezione reale e l’exit poll decisivo con dati reali per avere subito una sentenza. Vince il Sì o il No? Mesi di campagna elettorale stanno per concludersi e il destino del governo Renzi si “appende” a questo voto; a proposito del premier, il segretario Pd dovrebbe parlare attorno a mezzanotte dalla Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi per commentare quello che sarà molto probabilmente il risultato ufficiale o uno parziale molto prossimo al dato reale. Le fonti del Premier riportano così, anche se probabilmente Renzi attenderà che i dati siano verosimili per arrivare al commento forse più atteso di questi suoi 2 anni e mezzo di governo.  Intanto tengono ancora banco le bufale su questo voto, con la matita copiativa che è stata solo l’ultima stranezza di un voto davvero particolare; una bufala quando viene smascherata può tornare alla ribalta sotto una nuova forma. È capitato ad una falsa notizia relativa al referendum costituzionale del 4 dicembre. Il senatore Mario Monti, che ha espresso la volontà di votare No, è stato trasformato in un sostenitore del Sì dal portale web-News24. “Se al referendum costituzionale di settembre sarà il no a vincere, rinuncerò al titolo di senatore a vita”, la minaccia dell’ex premier, a cui poi sono state attribuite altre dichiarazioni false che hanno fatto emergere la vera natura dell’articolo. “A me un posto fisso annoia, figuriamoci una carica a vita, spero che vinca il no. Il mio sogno è iniziare una nuova vita come barista in Sud America”. Il “viralizzatore” specifica che si tratta di una bufala, ma assicura che Mario Monti è un sostenitore del Sì al referendum costituzionale. Basta una ricerca per appurare che non è esattamente così.

In attesa della chiusura dei seggi (ore 23) di questo referendum costituzionale, la percentuale votanti a Salerno, “feudo” storico del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, si attesta al 48,57% delle ore 19. “E’ stata una campagna referendaria non sempre chiara – ha detto De Luca – ricca di polemiche e confusione. E’ anche campagna mediatica di aggressione costruita sul nulla. Chiariamo che non è un voto sul destino del presidente del consiglio, chi vuole votare contro il presidente del consiglio lo faccia alle elezioni politiche liberamente. Oggi dobbiamo decidere se avviare la modernizzazione dell’Italia e la semplificazione del nostro paese”. L’ex sindaco di Salerno era finito sulle prime pagine dei giornali per avere “arruolato” i sindaci della zona, primi cittadini con un ruolo istituzionale, nella campagna per il Sì al referendum. Quella conversazione rubata in una riunione a porte chiuse aveva fatto scalpore per il modo in cui De Luca ordinava ai “suoi” sindaci di trascinare la gente nei seggi in qualsiasi modo, anche garantendo le ormai famose “fritture di pesce”. De Luca in quella sede diceva che bisognava difendere la riforma a qualsiasi costo, perché con la riforma il sud avrebbe avuto i soldi promessi puntualmente da Roma e mai arrivati. “Non abbiamo avuto mai tante risorse da un governo nazionale e tanta sensibilità come da questo governo. Se dovessimo avere un governo dei tecnici credo che faremmo fatica a spiegare cosa è Napoli, la Campania e la disoccupazione giovanile”, ha dichiarato De Luca il 2 dicembre. “I più interessati a cambiare questo paese siamo noi del sud non i nostri concittadini del nord”, ha chiosato l’ex sindaco. Si tratta di attendere ancora poco per capire se l’auspicio di De Luca – che ha fatto parlare più d’uno di “voto di scambio” – sarà realizzato.

Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere, riporta l’agenzia LaPresse, che il presidente del consiglio Matteo Renzi parlerà per commentare i risultati del referendum intorno alla mezzanotte. Per quell’ora si dovrebbe avere una panoramica abbastanza attendibili sui risultati del voto di oggi; i seggi infatti chiuderanno alle 23 e comincerà immediatamente lo spoglio, grazie alle proiezioni per la mezzanotte si dovrebbe dunque sapere se ha vinto il sì o il no. Naturalmente le incognite sono sempre possibili, ma il fatto che si tratti di un referendum con un solo quesito renderà molto veloce lo spoglio delle schede. 

Ultime ore a disposizione per recarsi al seggio e dire la propria in questo referendum costituzionale 2016 che in un senso o nell’altro modificherà la storia del Paese. Dai dati ufficiali relativi all’affluenza diffusi dal Viminale alle ore 19:00 si è recato alle urne una percentuale di votanti pari al 57,24%. A destare impressione, però, è soprattutto la differenza nella partecipazione tra Nord, Centro e Sud. Nel Settentrione infatti si è registrato fin qui un boom dell’affluenza, con il 63,82% degli aventi diritto che a 4 ore dalla chiusura dei seggi ha già espresso la propria preferenza per il Sì o per il No. Ottime percentuali anche nel Centro Italia, dove alle ore 19:00 ha già votato il 59,76% degli aventi diritto. Fanalino di coda e non in linea con la media nazionale il Sud, dove ha votato soltanto il 43,72%. Il capoluogo che alle 19 ha fatto registrare la percentuale più alta di elettori recatisi ai seggi è quello di Vicenza (67,86%); maglia nera per Crotone con il 39,25% dei votanti.

Episodio sconcertante oggi a un seggio di Sesto San Giovanni, a Milano. Due signore alquanto anziane si sono recate a votare, dopo di che, una volta uscite, uno scrutatore, un uomo di 40 anni, le ha inseguite per la strada e si è messo a litigare con loro, prendendole anche a calci. Quando sono intervenute le forze dell’ordine ha spiegato che aveva riconosciuto una delle due donne, una signora che quando era bambino lo aveva picchiato. Il gesto assurdo non aveva motivazioni legate alla competizione elettorale e è avvenuto fuori del seggio, ma nonostante questo, il presidente giustamente ha chiesto che venisse sostituito.

Cominciano ad arrivare i primi dati sull’affluenza delle ore 19 riguardanti il referendum costituzionale 2016 e per quanto si tratti di numeri non definitivi emerge chiaramente il fatto che la percentuale di votanti recatisi alle urne supererà anche le stime più ottimistiche della vigilia. In attesa che la copertura da parte del Viminale sia completa, a 4 ore dalla chiusura dei seggi l’affluenza sembra avere superato il 57% e appare sempre più probabile che per le ore 23 la percentuale di votanti riesca a superare anche la soglia del 60%. Una battuta d’arresto importante per quanto concerne il fenomeno dell’astensionismo, con oltre un italiano su 2 che ha deciso di dire la sua scegliendo tra il Sì e il No. In queste ore che ci separano dall’inizio dello spoglio, dunque, il quesito è soltanto uno: la grande affluenza chi avrà favorito? Gli italiano avranno deciso in massa di modificare il sistema politico italiano o avranno scelto di dare un segnale di forte discontinuità rispetto all’esecutivo guidato da Matteo Renzi? 

Sono usciti i dati di affluenza definitiva alle ore 19 sul referendum costituzionale: boom in quasi tutte le regioni, co il 57,24% che fa gridare alle sconfitta contro l’asensionismo. Anche L’Osservatore Romano dice la sua sul referendum costituzionale del 4 dicembre e nella sua versione online a ridosso dal voto chiarisce come il “convitato di pietra” alla consultazione referendaria sia la legge elettorale. Mentre intanto mancano poche ore allo spoglio e al risultato definitivo del voto sulla riforma costituzionale, interessante è iniziare a guardare cosa potrebbe succedere nella giornata di domani, quando si avrà un risultato certo e chiarito sul referendum e soprattutto sul destino del governo Renzi. Secondo l’interpretazione fornita dall’organo di stampa vaticano, in caso di successo del Sì, Renzi potrebbe trarre dal voto la forza necessaria a guidare il suo esecutivo fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2018; in caso contrario “una vittoria del No avrebbe come naturale conseguenza la remissione del suo mandato nelle mani del capo dello Stato”. La legge elettorale viene però definita convitato di pietra poiché “i reali effetti della riforma costituzionale dipendono in grande misura da quelle norme, sulle quali per altro lo stesso capo del governo ha detto di essere disposto a confrontarsi con le forze politiche che ne chiedono la revisione”.

Sale e di tanto l’affluenza del voto al referendum costituzionale: con i dati ufficiali del Viminale alle ore 19, il dato risultato finora segna una crescita da record che si avvicina al 60%. Tenendo conto che mancano ancora 4 ore di voto in tutta Italia, si prospetta un risultato di grande importanza per l’affluenza al voto sulla riforma costituzionale proposta dal governo Renzi. Su 3mila comuni scrutinati, il dato condotto dal Ministero degli Interni segna un 56% di buona stima, con l’astensione che pare segnare una “lieve” battuta d’arresto. Milano vola con il 65% (dati ancora parziali) degli aventi diritto al voto alle urne, Roma resta più indietro al 58% e vola in maniera incredibile Bologna, “locomotiva d’Italia” in questa chiamata alle urne per il referendum costituzionale. Bene anche Il Veneto e la Toscana, con Firenze al 67% dei votanti che hanno espresso i proprio voto sul Sì o il No: nelle prossime ore i dati ufficiali e definitivi, gli ultimi prima della grande chiusura del voto questa sera alle ore 23 in tutto il territorio italiano. 

Il commento di Beppe Grillo dopo aver votato al seggio genovese di Sant’Ilario è stato di tono accomodante, dopo i toni accesi registrati durante la campagna elettorale: se gli italiani scelgono il sì io lo rispetto, ha detto. “Abbiamo fatto un grande lavoro, quindi l’importante, se dovessimo perdere, è non dare colpe a nessuno, abbiamo lavorato tutti bene. Se gli italiani hanno scelto una cosa diversa noi la rispettiamo” sono state le sue parole riprese dai giornalisti presenti al seggio. Intanto i primi dati relativi all’affluenza dei votanti alle ore 19 registrano una affluenza vicina al 55% anche se si tratta dei dati relativi al 30% dei comuni nel totale.

Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha esortato gli elettori a recarsi alle urne per alzare la percentuale votanti: “Sud fai sentire la tua voce. Al nord sono già andati a votare in tanti. Andate a votare anche voi in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo e Sardegna. Forza!!!”. Emiliano lo scrive su Facebook nel giorno del referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi per la modifica di 47 articoli della Costituzione del 1948. Emiliano è per il No, esattamente come nell’aprile scorso, sul referendum trivelle, si era schierato contro il governo; ma non ha fatto campagna antirenziana, limitandosi ad agire nel ruolo per il quale è stato eletto, quello di governatore della Regione Puglia. Tuttavia nella settimana prima del voto è scoppiato un caso che dev’essere dispiaciuto non poco all’ex magistrato: come ha scritto questo giornale sabato 26 novembre, “la commissione Bilancio della Camera ha cancellato l’emendamento alla manovra finanziaria che avrebbe consentito alla Puglia di spendere 50 milioni di euro per fronteggiare le emergenze sanitarie causate dall’inquinamento a Taranto: un problema drammatico per i bambini di quella città martoriata. Una mossa che ha scatenato immediatamente la protesta del governatore Michele Emiliano: ‘Tutta la Puglia deve mobilitarsi al fianco dei tarantini per pretendere dal governo ciò che loro spetta. Da anni la città subisce un inquinamento di Stato che ha spaventosamente aumentato ogni sorta di malattie’, ha scritto su Facebook”. Così, se vincesse il Sì, la minoranza dem si adeguerà alla vittoria di Renzi; se vincesse in No, si scatenerebbe probabilmente una resa dei conti interna al Pd che Renzi difficilmente riuscirebbe3 a controllare senza dimettersi. 

Anche Matteo Salvini ha lanciato l’allarme sulle matite “cancellabili” ai seggi del referendum, nonostante le rassicurazioni arrivate dal Viminale. “Pazzesco! Cominciano ad arrivare segnalazioni (le prima da Roma e Mantova) di matite elettorali che si possono cancellare con una semplice gomma! Irregolarità che sono state verbalizzate e in vari casi denunciate a Polizia e Carabinieri”, ha scritto il leader della Lega Nord, che ha consigliato agli elettori di vigilare e di verificare eventuali irregolarità chiedendo una prova al presidente del seggio prima di entrare in cabina. “Non usate però matite portare da casa, biro o altri materiali, ovviamente, ma verificate semplicemente la regolarità delle matite del seggio (che in teoria dovrebbero essere copiative e dunque non cancellabili)”, ha precisato Matteo Salvini. Un invito al voto è arrivato da Luca Zaia, il Governatore del Veneto: “Ricordo a tutti che questo referendum non prevede quorum, quindi andare a votare è ancora più importante delle altre consultazioni referendarie. Andate alle urne!”, ha scritto su Facebook.

Le schede degli elettori italiani residenti all’estero saranno scrutinate nel centro apposito di Castelnuovo di Porto (Roma), ma proprio nel centro sarebbero avvenute delle irregolarità formali, subito denunciate dai sostenitori del No, in base alle quali i rappresentanti del No sarebbero impossibilitati ad esercitare le previste funzioni di garanzia nelle operazioni preliminari di spoglio. I fatti sono stati denunciati da Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio per M5s, con un post du Facebook. “Errore della corte di Appello. Avevano messo tutti i 150 nomi dei rappresentanti di lista M5S e comitato per il no nella lista dei senatori per il Sì — spiega Barillari nel suo post —. Siamo rimasti tutti fuori per 2 ore. Ora stiamo entrando… ma molti impicci non abbiamo nemmeno potuto controllarli”. “È gravissimo e non abbiamo potuto svolgere il nostro ruolo di pubblici ufficiali nella verifica della regolarità del voto”. Sulla stessa lunghezza d’onda quando denunciato da Sinistra Italiana: “ieri sabato 3 dicembre 2016 alle ore 11.20 il responsabile elettorale nazionale di Sinistra italiana ha consegnato in corte d’appello la comunicazione dei rappresentanti ai seggi designati dalla senatrice De Petris delegata dei senatori proponenti il referendum. La corte d’appello ha erroneamente inserito le designazioni tra i promotori del si. Questo errore ha impedito fino ad ora per ottusità burocratica la possibilità di esercitare le funzioni di garanzia da parte dei rappresentanti del No. Una disponibilità e accortezza maggiore da parte dei presidenti di seggio e da parte dei funzionari presenti avrebbero risolto in breve tempo questo problema. Sta di fatto che i seggi del voto degli italiani all’estero hanno iniziato le operazioni di voto senza la presenza dei rappresentanti dei promotori per il no. In aperta violazione della legge”. Così la nota di Sinistra Italiana. In proposito è intervenuto anche Pippo Civati (Possibile), chiedendo l’intervento del ministero dell’Interno.

Affluenza boom è stata definita quella registrata oggi a mezzogiorno, ora del primo rilevamento: 20,14% degli aventi diritto al voto. Nel dettaglio, il maggior numero di votanti si è avuto nelle regioni del nord, come usuale, dato che nelle regioni del sud Italia l’assenteismo è sempre molto pronunciato. La regione in cui si è votato di più è stata l’Emilia Romagna con il 25,9% dei votanti, seguita dal Friuli con il 24,3%. Quindi la Liguria con i 21,1: il Veneto con il 23,9; la Lombardia con il 23,8%; la Valle d’Aosta con il 22,3%; la Toscana con il 22,1%; il Trentino a quota 21,5%; le Marche con il 20,2%; la Calabria con il 13,0%; la Sicilia con il 13,6; la Basilicata a quota 14,5; la Campania con il 15,1%; la Puglia con il 16,3; il Molise con il 16,7; l’Abruzzo con il 18,3; la Sardegna con il 18,8%; il Lazio con il 19,4% e l’Umbria a quota 19,6%.

Si attende ovviamente ancora ill risultato del Referendum Costituzionale, con le ultime ore d votazioni che vedranno come prossimi appuntamenti le ore 19 per i secondi dati di giornata sull’affluenza alle urne e poi alle ore 23 per la chiusura finale di tutti i seggi elettorali. Una grossa polemica imperversa ancora per questo referendum costituzionale e riguarda l’ormai famosa questione delle matite “cancellabili” alle urne, sollevata da Piero Pelù su Facebook. È arrivata poco fa la secca smentita del Viminale che afferma come “le matite copiative siano assolutamente indelebili”: polemica archiviata? Lo scopriremo nelle prossime ore, intanto ha parlato Romano Prodi fuori dal seggio elettorale di Bologna: «Non si puó parlare mentre ci sono le elezioni, si deve solo fare gli auguri che tanti vadano a votare, che votino bene, e che dopo questa campagna elettorale cosí accesa si ricompongano le cose nel Paese». La sua scelta all’ultimo secondo per il Sì aveva sollevato parecchi problemi all’interno del Pd dividendo ancora di più l’area di minoranza dalla maggioranza renziana. 

In attesa di osservare il vero risultato sul referendum costituzionale, continua il nostro viaggio sulle stranezze e bufale che hanno riempito le ultime settimane e ultime ore prima del voto di questo 4 dicembre 2016. Barbara d’Urso si ritirerà dalle scene in caso di vittoria del No al referendum costituzionale: questa notizia rientra tra le bufale che hanno fatto il giro della rete negli ultimi giorni. La conduttrice di Pomeriggio 5 e Domenica Live è stata protagonista per ben due volte di questa falsa notizia: la bufala è stata lanciata da Libero Giornale – da non confondere con Libero Quotidiano – e poi è stata riproposta dalla pagina Facebook Matteo Renzie, che ovviamente è satirica e in nessun modo connessa a quella del presidente del Consiglio. La notizia conteneva una foto di Barbara d’Urso con il cartello “Se vince il No smetto di fare TV”. L’immagine pubblicata, però, è un fake, perché la conduttrice partenopea in realtà lanciava l’hashtag #262acasa, creato a sostegno dei lavoratori di Accenture Palermo, che voleva licenziarli per la rescissione del contratto con British Telecom Italia. Il futuro di Barbara d’Urso non è affatto legato all’esito del referendum costituzionale.

Si vota per il referendum costituzionale, oggi, 4 dicembre. “Noi siamo responsabili oggi perché questo è un voto importante che riguarda la nostra Costituzione, cioè la legge fondamentale dello Stato. E’ un referendum senza quorum e per questo è un referendum nel quale il voto di ogni cittadino conta. Mi auguro che vada a votare il maggior numero di cittadini possibile”. Lo ha detto Luigi Di Maio, deputato di Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera, fuori dal seggio in cui si è recato per il voto. Luigi Di Maio, più volte indicato come possibile candidato premier di M5s e fermo oppositore alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, ha votato al seggio di Pomigliano D’Arco, chiedendo quale fosse al momento l’affluenza alle urne. “E’ importante – ha dichiarato – il voto di ogni singolo cittadino, spero ci sia una alta affluenza”. Il deputato grillino ha dedicato un commento anche al voto degli italiani all’estero, al centro di numerose denunce e polemiche anche in queste ore per presunti ritardi e irregolarità. Il sistema di voto degli italiani all’estero merita la massima attenzione, ha detto Di Maio.

Non conosciamo ancora l’esito del referendum costituzionale, ma abbiamo già un’idea di chi abbia vinto: la bufala. Sono tantissime le notizie false che fanno il giro della rete e che vengono condivise sui social network diventando virali. La notizia “shock” riguarda il ritrovamento di 500mila schede elettorali con il Sì già segnato. Nella notizia è indicato Rignano sul Membro come paese, ma in realtà non esiste. La notizia è stata lanciata dal sito “italiani-informati.com”, che vanta nel suo “curriculum” altre notizie di questo genere. La bufala è stata scoperta da Pagella Politica, che ha definito il portale un “simpatico sito satirico e quindi alcuni articoli contenuti in esso non corrispondono alla veridicità dei fatti”. Sta di fatto che questa è la notizia che ha accumulato più reazioni sui social network: ha superato la soglia delle 233mila reazioni tra condivisioni, like e commenti. Nei giorni che hanno preceduto il referendum costituzionale è emersa anche una notizia sull’annullamento della consultazione del 4 dicembre 2016. In un articolo pubblicato sul sito Libero Giornale era stato annunciato, infatti, che il referendum sarebbe stato annullato dal premier Matteo Renzi, il quale lo avrebbe giudicato “troppo rischioso”. Ma il sito Libero Giornale è un portale satirico, diverso da Libero Quotidiano, testata giornalistica.

Prosegue l’attesa per il referendum costituzionale di questo 4 dicembre 2016, con il risultato che sarà atteso nelle prime ore della notte, non dovendo implicare una “complessa” fase di scrutinio, con solo due risulti possibili, o Sì o No. Mentre hanno votato tutti i principali big della politica, importante il voto puntuale alle 12 dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che su questa riforma costituzionale ha una paternità molto importante, come ha più volte affermato Renzi e come ha più volte contestato l’opposizione, specie nel centrodestra. «È una giornata importante. Dico solo questo». Così il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che alle 12 ha votato nel seggio di via Panisperna in Roma. L’ex capo dello Stato era accompagnato dalla signora Clio. Di contro, uno dei suoi maggiori oppositori in Parlamento, nonche capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta ha affermato fuori dal suo seggio elettorale «io sono andato a votare No per difendere la Costituzione e la Democrazia». Affluenza alta alle ore 12, si attendono ora i nuovi dati alle ore 19, gli ultimi prima dei risultati finali che inizieranno ad arrivare dalle ore 23 in poi, con la chiusura delle urne per questo referendum costituzionale confermativo.

Ultime ore di voto per il referendum costituzionale che riportano una polemica fortissima nata da un messaggio su Facebook di Piero Pelù: «La matita che ho usato per votare era cancellabile. Dopo aver provato su un foglio e averlo constatato ho denunciato la cosa al presidente del mio seggio», scrive sulla sua pagina Facebook il cantante toscano, che posta la foto della sua denuncia e quella delle matite usate nel seggio. Un bel dilemma sempre sul fronte dei brogli che non aiuta questi ultimi momenti del voto per il referendum costituzionale; ovviamente non conosciamo ancora l’esito, ma abbiamo già un’idea di chi abbia vinto: la bufala. Sono tantissime le notizie false che fanno il giro della rete e che vengono condivise sui social network diventando virali. La notizia “shock” riguarda il ritrovamento di 500mila schede elettorali con il Sì già segnato. Nella notizia è indicato Rignano sul Membro come paese, ma in realtà non esiste. La notizia è stata lanciata dal sito “italiani-informati.com”, che vanta nel suo “curriculum” altre notizie di questo genere. La bufala è stata scoperta da Pagella Politica, che ha definito il portale un “simpatico sito satirico e quindi alcuni articoli contenuti in esso non corrispondono alla veridicità dei fatti”. Sta di fatto che questa è la notizia che ha accumulato più reazioni sui social network: ha superato la soglia delle 233mila reazioni tra condivisioni, like e commenti.

Arriva il primo dato ufficiale sull’affluenza per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016: nel duello finale Sì vs No, gli italiani alle ore 12 hanno votato oltre il 20% degli aventi diritto al voto, un dato sulla scia delle scorse europee e un buon risultato per un referendum che ricordiamo non fissa un quorum, essendo una revisione di un referendum popolare confermativo. Restano comunque i dati del Viminale che riportano a comuni praticamente tutti sezionati, l’affluenza media attorno al 20%: regione più alta nelle stime di affluenza è la Lombardia, al 22%, mentre la Sicilia è in fondo alla classifica con il 13% scarso di affluenza al voto. Al seggio di Firenze ha votato anche il premier Matteo Renzi in una folla di curiosi giunti per scorgere qualche ultimo consiglio e battuta del Presidente del Consiglio, assieme alla insuperabile moglie Agnese Landini. Curiosità; non ha portato la Carta di Identità, dichiarando “credo che potrebbe riconoscermi lo stesso”… Nell’attesa di votare, ha chiesto a un ufficiale di lista del Pd a quanto si fosse attestata fino al momento l’affluenza. “A livello delle Europee”, ha risposto il giovane. “Bene, bene”, ha detto Renzi.

Alle ore 12 i primi dati dell’affluenza sul referendum costituzionale mostrano un 19,18% con un terzo di comuni scrutinati in tutta Italia: a Milano vota il 22%, a Roma il 17%, ma nel corso delle prossime ore si avranno i dati più completi sulle prime affluenze al voto in attesa del risultato finale del voto sul referendum costituzionale. Nei giorni che hanno preceduto il referendum 4 dicembre tanti sono stati i rumors su eventuali clamorose novità che avrebbero sconvolto ben più dell’affluenza. È emersa anche una notizia sull’annullamento della consultazione del 4 dicembre 2016. In un articolo pubblicato sul sito Libero Giornale è stato annunciato, infatti, che il referendum è stato annullato dal premier Matteo Renzi, il quale lo ha giudicato “troppo rischioso”. Nella notizia viene fatto riferimento alle incertezze del presidente del Consiglio: “Gli animi si agitano, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è parso nervoso per la situazione. Dietro a tutti questi rinvii ci sarebbe una, clamorosa, motivazione: Renzi potrebbe annullare il referendum. Al di là del fatto che la notizia è apparsa diversa rispetto a quella anticipata nel titolo, dove è stato descritto un fatto avvenuto, non uno che potrebbe verificarsi, basta fare una distinzione tra il sito Libero Giornale e Libero Quotidiano: il primo è un portale satirico, il secondo è una testata giornalistica.

Ha già espresso il suo voto al referendum costituzionale 4 dicembre 2016 il presidente del Senato Pietro Grasso. Subito dopo aver votato per la consultazione confermativa sulla riforma della Costituzione voluta dal governo Renzi, Grasso ha infatti postato sul social network questo tweet: “La sovranità appartiene al popolo. Chi vota decide, chi non vota lascia decidere gli altri!”. Mentre si attende il voto del presidente del consiglio Matteo Renzi al seggio elettorale della scuola ‘De Amicis’ di Pontassieve, in provincia di Firenze, altri politici si sono già recati al seggio per esprimere il proprio voto. Hanno già votato questa mattina il sindaco di Roma Virginia Raggi, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e la compagna Francesca Pascali, Debora Serracchiani, presidente del Friuli-Venezia Giulia, Luigi Zanda, capogruppo del Partito Democratico al Senato. I seggi resteranno aperti fino alle 23 di oggi per consentire agli italiani di esprimersi sulla riforma della Costituzione approvata dal governo. 

Le campagne dei comitati del Sì e del No sono ormai chiuse, ma non è affatto caduto il silenzio in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre. La fase pre-voto, anzi, è stata caratterizzata anche dalla diffusione di bufale e polemiche create ad arte. Questo è il caso, ad esempio, della vicenda di cui è stato inconsapevolmente protagonista Vladimir Putin, al quale sono state attribuite dichiarazioni che in realtà non ha mai rilasciato. “Gli italiani il 4 dicembre avranno la possibilità di dimostrarsi un Paese unito e compatto contro la corruzione, tutto questo se vincerà il ‘No’. Nel caso in cui dovesse vincere il ‘Sì’ la Russia agirà di conseguenza, e non in senso positivo”, le presunte parole del leader russo in una fantomatica conferenza stampa sulle tematiche europee. La notizia in questione è stata riportata da news24roma. L’interesse di Vladimir Putin per il referendum costituzionale in realtà non è noto e, quindi, nemmeno esplicito. Non è la prima ma neanche l’ultima delle bufale che hanno accompagnato questa ultima fase della campagna elettorale: oggi si ripeteranno durante il voto con la diretta live dei risultati che ci vedrà impegnati anche per “smascherarle” al meglio.

Si sono aperti oggi alle 7 i seggi per il referendum costituzionale 4 dicembre 2016: gli italiani sono chiamati fino alle 23 ad esprimersi sulla riforma della Costituzione voluta dal governo Renzi. Si tratta di modifiche che incidono in particolare sul bicameralismo perfetto che contraddistingue il nostro ordinamento giuridico e sui costi della politica. Come ricorda l’agenzia di stampa Ansa, questo è stato l’iter parlamentare che ha portato al referendum costituzionale 4 dicembre 2016 su “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”: 236 giorni dal via libero definitivo del Parlamento (12 aprile 2016) ad oggi, passando per 5.600 votazioni tra Camera e Senato, 4.500 interventi, 83 milioni di emendamenti che hanno portato il provvedimento a 122 modifiche finali.

Alla vigilia del voto per il referendum costituzionale di oggi, 4 dicembre 2016, non si sono placate le polemiche per la presunta violazione del silenzio elettorale da parte del Comitato per il No. L’accusa del comitato nazionale Basta un Sì è di fatto quella per cui il fronte del No avrebbe approfittato di un vuoto legislativo. La campagna elettorale è infatti disciplinata dalla legge 4 aprile 1956 n. 212, integrata da interventi successivi e il silenzio elettorale, in particolare, è disciplinato dall’articolo 9, poi modificato dalla legge 130/1975. L’articolo in questione vieta nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda (comma 1) e, nei giorni destinati alla votazione, ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali (comma 2). Nessun cenno alla propaganda via web: un vuoto legislativo da colmare, quanto meno per evitare polemiche…

Neanche nel giorno precedente al voto di oggi, 4 dicembre 2016, gli schieramenti del Sì e del No al referendum costituzionale hanno sotterrato l’ascia di guerra. A far scaturire l’ennesima polemica di una campagna elettorale vissuta sul filo della tensione è stato un video pubblicato su Facebook da Anna Falcone, vicepresidente del Comitato per il No. Nel post in questione, visibile cliccando qui, la Falcone dichiara tra le altre cose che “in caso di vittoria del NO non accadrà nessuno dei cataclismi che vengono prospettati in queste ore! Mantenere la Costituzione vigente con tutte le garanzie che comporta, al contrario, non può far altro che RASSICURARE i mercati e i cittadini!”. Chi non l’ha presa bene è stato Antonio Funiciello, presidente del Comitato nazionale Basta un Sì, che come riporta agi.it ha affermato:”Mancando norme certe sul rispetto di tale silenzio sui nuovi mezzi di comunicazione quel post rappresenta un segnale che indurrà anche tutti gli altri soggetti interessati a sentirsi liberi di proseguire sui social e sul web la campagna per il referendum di domani”.

Si chiude così la lunghissima campagna elettorale per il Referendum Costituzionale 2016: con il voto del 4 dicembre il front del Sì vs il fronte del No troveranno l’esito finale, con il risultato atteso da un Paese interno che attende lo sblocco di una situazione di profonda divisione politica dovuto proprio allo scontro generato dalla promozione o bocciatura della riforma costituzionale. Proprio questa riforma, firmata dal ministero Maria Elena Boschi, è il fulcro del governo Renzi sul quale è nata questa legislatura con particolare con una strana maggioranza: il duello è dunque non solo sul merito della riforma ma anche inevitabilmente sul futuro immediato dell’esecutivo, al netto di ogni smentita in tal senso dei diretti protagonisti. Prima di approcciarci alla diretta live di questa lunga maratona-voto, eccovi integralmente il testo del quesito referendario che ogni elettore troverà nell’urna: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».

Una campagna lunghissima, un voto sul referendum costituzionale che vale forse molto più della stessa riforma e che trasmette un messaggio chiaro sul governo attuale, incentrato sulla riforma costituzionale e sulle modifiche per poter rilanciare lo stallo del Paese dopo la crisi economica e istituzionale. Dunque, perché votare Sì? Le ragioni proposte dal fronte del Sì capeggiato dal premier Renzi puntano dritto su 6 elementi essenziali: per avere leggi in tempi più rapidi, per ridurre i costi della politica; per superare il bicameralismo paritario; per chiarire le competenze di Stato e Regioni; per aumentare la rappresentazione degli Enti Locali in Parlamento e in Europa; per una maggiore partecipazione dei cittadini. Questi sei punti espressi dal comitato ufficiale Basta un Sì esprimono in pillole le ragioni principali per cui Renzi e il governo propongono il voto positivo alla riforma costituzionale approvata con voto di fiducia in questa primavera. Senato che cambia, taglio del numero dei parlamentari, eliminazione delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, abolizione dell’ente Cnel e revisione del Titolo V sono invece i punti principali vissuti e proposti nelle lunghe battaglie di campagna elettorale dagli stessi sostenitori del Sì al referendum. 

Al referendum costituzionale al voto il 4 dicembre 2016 il fronte del No è composto praticamente da tutte le opposizioni al governo Renzi: dal Movimento 5 Stelle all’intero schieramento del centrodestra (Forza Italia di Berlusconi, Lega Nord di Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni), ma anche Sinistra Italiana e larga parte della minoranza dem del Pd opposta al premier-segretario. Il No è un no al governo, alla riforma e al futuro prospettato dalla narrativa renziana: ma quali sono le ragioni principali? Rifacendoci alle istituzionali ragioni espresse dal Comitato del No al referendum, la legge Boschi viene osteggiata in numerosi punti, ecco i principali. Non viene superato davvero il bicameralismo paritario, anzi resta più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato. Il fronte del No ritiene poi che i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera; non si produce semplificazione e nemmeno innovazione, oltre ad essere una riforma poco comprensibile e frutto sotto dettatura del Governo, insomma non frutto di discussione vera parlamentare e allargata a tutti i partiti. «Non garantisce la sovranità popolare, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri». Ogni punto della riforma costituzionale viene ostacolato e proposto di essere bocciato con il No sulla scheda elettorale.

Il 5 dicembre mattina si saprà chi ha vinto al referendum costituzionale del 4 dicembre, dopo una campagna elettorale e una battaglia politica durata mesi: il fronte del No contro quello del Sì, Renzi contro le opposizioni, Confindustria contro i sindacati e in pratica un Paese interno diviso dal voto sulla nuova riforma costituzionale proposta dal governo Renzi. Per poter partecipare al voto del 4 dicembre è utile ricorda che le Urne rimarranno aperte solo nella giornata di domenica dalle ore 7 alle 23 presso ogni seggio elettorale riconosciuto della propria città. Lo scrutinio  ha inizio subito dopo la chiusura della votazione e l’accertamento del numero dei votanti: la scheda elettorale sarà strutturata in maniera molto semplice, sotto il testo del quesito ci saranno solo due spazi con un SÌ e un NO da crociare se si vuole votare a favore della riforma (Sì) o per bocciarla (NO). Per poter seguire al meglio l’intera notte elettorale e per scoprire chi vincerà tra il Sì e il No al referendum costituzionale saranno disponibili le dirette live sulle principali televisioni e canali satellitari di informazione: oltre alla nostra diretta live con approfondimenti specifici in tempo reale, sono disponibili le dirette streaming video presso i principali canali di informazione. Dalla Maratona Mentana su La7, alle dirette live dei canali all news Rai News24, Sky Tg24 e Tg Com24: tutto per scoprire in diretta e con le ultime notizie aggiornate chi vincerà il duello finale di questo referendum costituzionale.







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