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Home » Economia e Finanza » Economia Internazionale » Fed & Dollaro » FINANZA E POLITICA/ Forte: dall’euro al dollaro, lo “scambio” che conviene all’Italia

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FINANZA E POLITICA/ Forte: dall’euro al dollaro, lo “scambio” che conviene all’Italia

Int. Francesco Forte
Pubblicato 22 Agosto 2015
dollaro_euro_moneta_cambioR439

Infophoto

Per FRANCESCO FORTE, Le elezioni anticipate in Grecia sono una buona notizia perché accelerano l’approvazione del pacchetto di riforme e quindi la restituzione dei nostri crediti

«Le elezioni anticipate in Grecia sono una buona notizia per l’Italia perché accelerano l’approvazione del pacchetto di riforme e quindi la restituzione dei nostri crediti. I guai maggiori possono venire invece dalla crisi cinese». A spiegarlo è il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie. L’altro giorno i il premier greco Tsipras ha annunciato le dimissioni e indetto elezioni anticipate. L’ala radicale del suo partito, Syriza, si è detta pronta a dare vita a un nuovo partito, Unità popolare, con almeno 25 degli attuali deputati. Negli ultimi due giorni, invece, la Borsa di Milano ha perso il 5% sui timori del rallentamento economico cinese.


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Professore, quali conseguenze può avere per l’Italia la crisi politica in Grecia?

Per Tsipras le elezioni sono un rischio, ma per l’Italia sono un vantaggio in quanto avvicinano la chiusura della vertenza. Tutti i provvedimenti richiesti saranno rapidamente votati. Da un lato l’opposizione si schiererà a favore, dall’altra Syriza pur essendo diviso al suo interno ha i voti sufficienti per fare passare le riforme. Le elezioni anticipate agevolano l’approvazione di queste misure. Le liberalizzazioni adesso hanno sicuramente maggiori chance di passare, e quindi la situazione è sicuramente migliore. Anche se d’altra parte sarà sicuramente difficile che questo piano risolva i problemi della Grecia.


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In che senso le elezioni anticipate accelerano l’iter delle riforme?

Il piano prevedeva una parte che doveva essere votata d’urgenza, relativa alla tassazione, e una parte di liberalizzazioni più difficile da varare da parte di un governo di sinistra. Tanto più se pensiamo che Syriza ha vinto le elezioni dicendo no a liberalizzazioni e privatizzazioni, che hanno come conseguenza una perdita di posti di lavoro garantiti.

Nel pacchetto c’è anche la riforma delle pensioni…

Questa riforma, che interviene sui privilegi del prepensionamento, rischiava di essere approvata con emendamenti che l’avrebbero resa più difficilmente attuabile. Anche in Italia del resto abbiamo esperienza di queste riforme che sulla carta sono buone, ma quando si passa ai decreti attuativi finiscono con l’arenarsi e così la sostanza rimane invariata. Ora che invece in Grecia si va alle elezioni anticipate, il governo può avere il voto delle opposizioni che sono invece a favore.


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Che cosa rischia l’Italia in conseguenza della svalutazione del renminbi cinese?

La crisi cinese produzione gravi conseguenze per l’Europa nel complesso, per la Germania in particolare, e per l’Italia in quanto noi esportiamo componenti industriali alla Germania. Il surplus della bilancia commerciale è ciò che finora ha trainato la crescita europea, ma bisognerebbe fare meno conto sull’export e di più sulla domanda interna. La capacità della Germania di operare una riconversione della sua economia è molto limitata, non solo dal punto di vista ideologico ma anche organizzativo, e quindi abbiamo un rallentamento anche nelle prospettive europee.


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Che cosa dovrebbe fare il nostro governo per ridurre i rischi?

Non è certamente con l’aumento del deficit di bilancio che noi possiamo incrementare la domanda interna. Anzi, se aumenta il deficit la domanda interna di investimenti tende a frenare, l’investimento estero a ridursi, i nostri capitali a non rientrare. Il governo dovrebbe cercare di affrettare il pareggio di bilancio per stimolare la domanda interna.

 

A che cosa serve il pareggio di bilancio?

Il nostro Paese dovrebbe arrivare al quasi pareggio di bilancio e ridurre il rapporto debito/Pil, per essere pronto eventualmente a uscire dall’Eurozona, mantenendo però un tasso di cambio con l’euro alla pari rispetto al livello attuale. L’Italia entrerebbe così nell’area del dollaro, che al momento sembra essere quella vincente.


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Il dollaro è il nostro futuro?

Sì. Il dollaro sta recuperando credibilità, e l’Italia d’altra parte è in crescita per quanto riguarda le nostre esportazioni nei confronti degli Stati Uniti. Se l’Italia fosse nell’area del dollaro, il capitale dell’investimento estero affluirebbe largamente al nostro Paese. E’ evidente quindi che l’Italia è idonea a uscire dall’area dell’euro e a entrare in quella del dollaro.

 

(Pietro Vernizzi)

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