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Home » Scienze » IL PUNTO/ Come si curano i “malati di rumore”?

  • Scienze

IL PUNTO/ Come si curano i “malati di rumore”?

Elio Sindoni
Pubblicato 31 Maggio 2013
lavori_stradali_cc_josh_parris439

Lavori stradali, un contributo all'inquinamento da rumore (cc Josh Parris)

Stando alle stime, il 72% della popolazione vive in zone con livelli di rumore vicini o superiori alle soglie limite. È un inquinamneto subdolo. L'analisi di ELIO SINDONI 

Un problema che si ripete ogni anno: con l’arrivo dell’estate arrivano anche i concerti all’aperto, organizzati ovunque vi sia uno spazio adatto a ospitare un cospicuo numero di ragazzi. Non si tratterà ovviamente di musica classica, non saranno le dolci note delle Stagioni di Vivaldi a diffondersi nell’aria, bensì le canzoni dei più famosi e seguiti gruppi rap, hip pop, rock  ecc. che, per essere apprezzati dai giovanissimi fruitori, devono essere amplificate al massimo. Ovvia conseguenza sono le lamentele di chi abita nelle vicinanze: Comune, ARPA, vigili urbani sono ogni sera tempestati dalle telefonate di chi avrebbe la pretesa di dormire.


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Non sarebbe giusto a mio parere privare i giovani dall’assistere alle esibizioni di queste band, spesso molto famose e attese per anni; andrebbe però cercato un compromesso che rispetti i diritti di tutti, anche di quelli che necessitano di riposare qualche ora, dovendo al mattino recarsi al lavoro. Ma non si tratta soltanto dei concerti estivi: si può asserire che gli italiani sono “malati di rumore”.


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Stando alle stime, il 72% della popolazione vive in zone con livelli di rumore vicini o superiori alle soglie limite fissate dai regolamenti nazionali ed europei. Il rumore, la cui intensità si misura in decibel (db),  rappresenta infatti una forma di inquinamento subdola e sempre presente nella nostra vita quotidiana: il clacson delle automobili, il rombo dei motori, specialmente quello delle motociclette, il trapano che scava, i tram che sferragliano, le sirene delle ambulanze, i condizionatori, gli aerei, i treni,  gli schiamazzi dei clienti che si soffermano fino a tarda notte ai tavolini dei bar o all’uscita dalle discoteche…


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Che cosa produce il rumore ? Come dicono i testi di acustica, il rumore è legato a una perturbazione dell’aria , cioè ai movimenti  delle molecole dell’aria generati dal contatto con una struttura rigida che entra in vibrazione. Noi avvertiamo il rumore quando questi movimenti toccano la membrana timpanica dell’orecchio, che a sua volta li traduce in segnali elettrici diretti al cervello. Più intense sono le oscillazioni della membrana maggiore è la sensazione del livello sonoro. Molteplici sono gli effetti nocivi sull’uomo causati dall’esposizione al rumore: vi possono essere traumi e alterazioni anche non reversibili dell’apparato uditivo (musica nelle discoteche, scoppi di petardi ecc.) ma, senza parlare di questi casi estremi, una continua esposizione al rumore, specialmente  in ore notturne, può provocare alterazioni delle condizioni psicofisiche.

Uno studio dell’OMS ha mostrato che il 3% dei decessi in Europa  in seguito a cardiopatie ischemiche e infarti è provocato da una prolungata esposizione al rumore. L’OMS fissa anche le soglie per non nuocere alla salute: il rumore non dovrebbe mai superare i 65 dB, essere inferiore a 50 dB per non provocare danni cardiaci e inferiore a 42 dB per permettere di dormire tranquilli. Per darvi qualche ordine di grandezza, in prima approssimazione, un livello di 130 dB corrisponde alla soglia del dolore, 120 alla sirena di un’ambulanza o a un’auto di Formula 1 in pista, 100 a un concerto rock, 70 a un aspirapolvere o a una radio ad alto volume, 20 al respiro umano. Nelle città, come Roma o Milano, la sorgente principale di rumore continuo del traffico veicolare, anche se particolarmente disturbanti sono i picchi provocati dal passaggio di moto o di ambulanze. 

Quali rimedi si possono adottare per la salvaguardia dei cittadini? Le norme richiedono che ogni Comune si doti di una Classificazione Acustica, che consiste nella suddivisione del territorio comunale in zone acustiche omogenee (aree particolarmente protette, quali scuole o ospedali, aree residenziali, aree industriali) per ognuna delle quali corrispondono precisi limiti massimi di rumore. Nelle aree prevalentemente residenziali, per fare un esempio, il limite massimo fissato per il  rumore diurno è 55 dB, notturno 45.

Quasi tutti i Comuni si sono dotati della classificazione acustica, ma ben pochi la mettono in pratica facendo i dovuti controlli. Vi sono poi sistemi per proteggerci dal rumore, quali le barriere acustiche ai lati delle strade, l’uso dell’asfalto fonoassorbente, particolari materiali per l’edilizia, in continua evoluzione;  ma anche l’imporre  limiti di velocità alle auto in zone residenziali. Molto si può fare per limitare gli effetti nocivi del rumore, cominciando però dalle scuole, in cui queste problematiche andrebbero presentate.

Per lo studio di questi problemi e per l’applicazione dei più avanzati metodi di diagnostica e di intervento, una metropoli come Milano, ad esempio, può contare del Laboratorio di Acustica Ambientale, diretto dal professor Giovanni Zambon, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca: molti studenti, non solo milanesi, si stanno lì preparando per esser pronti ad affrontare e risolvere i principali problemi generati dai rumori nocivi, per cercare di preservare la qualità della vita dei cittadini.


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