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Home » Cinema e Tv » Quo vado? / Il film di Checco Zalone con una “critica” all’Italia

  • Cinema e Tv

Quo vado? / Il film di Checco Zalone con una “critica” all’Italia

Dario Zaramella
Pubblicato 2 Gennaio 2016
Quo_Vado-FotodiMaurizioRaspanteR439

QUO VADO? Una scena del film (foto di Maurizio Raspante)

Quo vado?, il nuovo film di Checco Zalone, è arrivato al cinema. La recensione di DARIO ZARAMELLA ci spiega che contiene una critica a un modo di pensare tipicamente italiano

Dopo una campagna pubblicitaria che definire pervasiva sarebbe riduttivo, e a tre anni di distanza dal suo ultimo successo commerciale Sole a catinelle, Checco Zalone torna sul grande schermo con Quo Vado?, con la regia di Gennaro Nunziante. Cresciuto con il mito incrollabile del “posto fisso”, Checco si ritrova a trenta e passa anni con un lavoro stabile, una routine consolidata e un morboso attaccamento alla madre. Arroccato in un microcosmo di piccoli privilegi e rosee aspettative, l’improvviso taglio al personale pubblico è per lui uno shock; abituato com’è alla vita sedentaria, si ritrova da un giorno all’altro a essere spedito ai quattro angoli del mondo (letteralmente), pur di mantenere il posto fisso. 


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Per Checco inizia così una tournée che lo porta fino alla Norvegia, dove, dopo un iniziale sbigottimento, incontra e si lega a una giovane ricercatrice ambientale, Valeria (Eleonora Giovanardi). L’incontro lo costringerà a rivedere tutte le sue convinzioni da “italiano medio”, ripercorrendo con il suo solito umorismo tutti gli stereotipi del caso. 


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Il film parte in medias res, in una cornice africano-tribale che mette in luce sin da subito la particolarità più evidente della pellicola rispetto alle precedenti. Abbandonate le atmosfere familiari dell’amata Puglia, Zalone e Nunziante danno infatti una svolta cosmopolita al proprio cinema, e portano su schermo location che spaziano dai fiordi di Bergen al cuore dell’Africa. È uno sforzo produttivo ben giustificato dagli incassi al botteghino del film precedente, ma, lungi dall’essere un mero sfoggio di opulenza, è funzionale a “sprovincializzare” una pellicola che vorrebbe svincolarsi dal microcosmo campanilistico per dare un respiro più ampio alla riflessione.


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L’obiettivo può dirsi raggiunto, anche se a un esborso così ingente non corrisponde un proporzionale miglioramento sul lato tecnico, che rimane ai livelli mediocremente accettabili delle pellicole precedenti. Si tratta di una contraddizione solo apparente, perché, se a grossi budget siamo soliti associare pellicole destinate a una distribuzione mondiale (i classici blockbusters, per intenderci), Zalone e Nunziante se ne servono per dare alla luce un film che può essere definito “nazionalpopolare”, se non altro nelle intenzioni. I continui e gustosi riferimenti alla cultura popolare italiana, infatti, da Sanremo a un cameo di Lino Banfi, fanno di Quo Vado? una pellicola intrinsecamente italiana, incomprensibile a un pubblico internazionale. 

Ciò che ha sempre funzionato in passato, ovvero la vena irriverente del comico barese, continua a funzionare anche qui, e, anzi, permea ogni minuto del film, dal livello più immediatamente percepibile (e – va detto – spesso prevedibile) della battuta al modo in cui si sviluppano gli eventi, fino ad arrivare a vere e proprie citazioni per cinefili incalliti e gag prettamente visive. Insomma, Zalone dimostra di saper padroneggiare i tempi e i mezzi comici, e il lavoro di Nunziante riesce a valorizzarne la capacità innata. 

Se si scava sotto la scorza di una pellicola evidentemente pensata per piacere a tutti si scorge una critica amarissima a un modo di pensare tipicamente italiano; grazie al confronto con una realtà distante come quella norvegese, Zalone mostra tutti i limiti di un’Italia di cui lui per primo si fa espressione, senza però mai scadere nel qualunquismo o, ancora peggio, in uno snobismo esterofilo. Pur con tutti i suoi difetti e l’immancabile buonismo finale, il film di Zalone riesce a fotografare la realtà del Bel Paese più di chiunque altro, in un momento storico in cui il cinema italiano ha ormai perso aderenza con il suo pubblico. 

Tags: Checco Zalone

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