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Home » Economia e Finanza » Economia UE » FINANZA E UE/ La partita europea più importante del Mes

  • Economia UE
  • Economia e Finanza

FINANZA E UE/ La partita europea più importante del Mes

Giuseppe Pennisi
Pubblicato 16 Dicembre 2019
Christine Lagarde

Christine Lagarde, presidente della Bce (Lapresse)

Il dibattito interno sul Mes ha in un certo qual modo oscurato quello più profondo sul completamento e riassetto dell'unione monetaria

Credo occorra mettere in relazione le conclusioni del Consiglio europeo del 12-13 dicembre a Bruxelles con la conferenza stampa, la prima del suo mandato, tenuta a Francoforte dalla nuova Presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde per cogliere il senso di quello che sta avvenendo in materia di politica monetaria europea e aspetti a essa connessa.


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È limitativo e un po’ provinciale attribuire all’abilità negoziale dell’Italia la decisione del Consiglio europeo di proseguire la trattativa sulla revisione dell’accordo intergovernativo del 2011 sul Meccanismo europeo di stabilità e di non fissare una data per la firma dell’accordo riveduto e corretto. È probabilmente in corso una partita molto più importante e che richiede molta più attenzione: una nuova mappatura e forse un augurabile consolidamento delle organizzazioni intergovernative e non comunitarie (quindi, non soggette all’indirizzo e al controllo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali) nate, più o meno frettolosamente, sull’onda della crisi del 2011 che minacciò di travolgere Grecia e Irlanda, prima, e Portogallo e Spagna, poi.


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Christine Lagarde è stata molto chiara: ha parlato di “revisione a tutto campo” delle politiche della Bce. Tale “revisione” – ha precisato – coinvolgerà non solo lo staff della Bce, ma anche il Parlamento europeo, il mondo accademico, la società civile perché “non siamo qui a predicare il nostro Vangelo”. Ha anche aggiunto che verranno soppesati “tutti gli strumenti della cassetta degli attrezzi”. Non si tratterà, quindi, di esaminare e in qual misura utilizzare politiche monetarie “non convenzionali” come il Quantitative easing, ma anche l’insieme degli strumenti istituiti tramite accordi intergovernativi per tamponare crisi grandi e piccole.


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Tra essi il maggiore è indubbiamente il sistema europeo di vigilanza finanziaria (Sevif) che è stato istituito dall’Unione europea nel 2010, attraverso una serie di regolamenti, per sopperire alle lacune emerse dalla crisi del 2008. L’istituzione di tale sistema di vigilanza è stata comunicata agli Stati membri dell’Ue con la direttiva 78 del 24 novembre 2010. Il Sevif è composto da diverse autorità di vigilanza, ovvero organi specifici competenti in determinati settori di mercato: l’Eba (European Banking Authority), autorità europea di vigilanza sul mercato bancario; l’Eiopa (European Insurance and Occupational Pensions Authority), autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, l’Esma (European Securities and Markets Authority), autorità europea per gli strumenti finanziari e i mercati. Inoltre, il Sevif si avvale del Cers (Comitato europeo per il rischio sistemico), un ulteriore organo ausiliario appositamente previsto per il controllo, la prevenzione e l’identificazione del rischio, responsabile della vigilanza macro-prudenziale del sistema finanziario europeo.

Il Mes non è parte del Sevif, ma è nato nello stesso clima in cui sono state istituite le altre organizzazioni intergovernative e al pari di esse non è soggetto a indirizzi, né a controlli del Parlamento europeo o dei Parlamenti nazionali. La revisione rende permanente il Mes e lo mantiene al di fuori delle istituzioni europee. Al CesIfo di Monaco di Baviera – uno dei maggiori centri di ricerca tedesco, quello più ascoltato dalla Cancelliera Angela Merkel – lo chiamano “un asteroide” nel firmamento dell’Ue. Dall’accordo iniziale, ed emergenziale, per il Mes il testo della bozza di revisione non elimina, né modifica due aspetti critici (artt. 34 e 35) che già nel 2011-2012 sollevarono perplessità: l’obbligo di “segretezza” dei componenti del consiglio dei Governatori, del consiglio d’amministrazione (e di dirigenti e funzionari) e la loro immunità di giurisdizione per atti compiuti nell’espletamento dei loro compiti Mes. Al limite, a un Ministro (tali sono i componenti del Consiglio dei Governatori) è vietato consultarsi con colleghi di governo o riferire in Parlamento su temi Mes. In effetti, questi aspetti preoccupano i nostri partner dell’unione monetaria molto di più di quelli relativi a chi fa l’analisi della “sostenibilità del debito sovrano” che sono al centro dei pensieri di politici e dei banchieri italiani.

Il dibattito interno sul Mes ha in un certo qual modo oscurato quello più profondo sul completamento e riassetto dell’unione monetaria. Non si tratta solamente di completare l’unione bancaria con l’assicurazione europea sui conti corrente e di dare avvio all’unione dei mercati dei capitali, ma di rivedere se l’assetto attuale delle varie organizzazioni intergovernative create negli anni della crisi iniziata nel 2008 è ottimale, se si può operare un consolidamento, migliorare efficienza ed efficacia.

Non è un compito facile perché – lo scriveva già Gunnar Myrdal negli anni Cinquanta del secolo scorso – le organizzazione intergovernative hanno una forza inerziale contro il cambiamento. È un compito che la revisione dell’accordo Mes e il principio di una nuova stagione alla Bce danno l’opportunità di iniziare.

Tags: Mes

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