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Home » Politica » CONTE-MES, IPOTESI VETO IN CONSIGLIO UE/ Scenari: l’Italia può ‘pretendere’ i bond?

  • Politica

CONTE-MES, IPOTESI VETO IN CONSIGLIO UE/ Scenari: l’Italia può ‘pretendere’ i bond?

Niccolò Magnani
Pubblicato 20 Aprile 2020 - Aggiornato alle ore 12:28
mascherine conte

Coronavirus, Premier Conte in videoconferenza con leader Ue (LaPresse)

Premier Conte, intervista alla stampa tedesca "Mes ha brutta fama, servono gli eurobond". Ipotesi veto Italia in Consiglio Ue: gli scenari e le possibilità

Ma l’Italia può davvero pensare di porre veto in Consiglio Ue sul Mes e gli eurobond? La domanda è sostanzialmente il punto nodale della vigilia, con il nostro Governo intenzionato a far sentire la voce grossa per trovare una quadra sostenibile per gli aiuti economici Ue sulla crisi Covid-19. Il tempo passa e l’immobilismo della Commissione Ue (mentre la Bce il proprio “compito” lo sta svolgendo in maniera importante e con operazioni esose) rischia di creare ancora più danni alla già catastrofe economica che ha investito l’Europa: e così davanti allo schema di aiuti in “3 punte”, Conte ieri sera ha ribadito che servono decisamente gli eurobond e che il Mes in quanto istituzione «ha una brutta fama». Non solo, davanti alla domanda secca del giornalista della Sueddeutsche Zeitung sulla possibilità di veto dell’Italia in Consiglio Ue, il Presidente del Consiglio ha replicato «Sono assolutamente determinato a non impegnarmi soltanto per il benessere del mio Paese, ma per quello di tutta Europa».


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Da questa risposta gli scenari possono essere diversi e molteplici: l’impressione è che gli sherpa italiani lavoreranno fino all’ultimo per ottenere maggiori garanzie sulle “non condizionalità” del Mes in modo da poter portare in Parlamento un accordo che allontani il più possibile l’idea di un Fondo Salva-Stati in stile Grecia (come ha del resto sostenuto anche Forza Italia, ricevendo il plauso di Conte). Sugli eurobond invece l’Italia pare abbia ben poco da “pretendere”, si potrebbe al limite lavorare per un più rapido Recovery Fund di stampo francese e forse la “voce grossa” di Conte è servita proprio per dare maggiori possibilità a quel fondo piuttosto che non ottenere qualcosa sui coronabond che Germania, Olanda e quasi tutti i Paesi del Nord rifiutano con nettezza.


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L’INTERVISTA DI CONTE ALLA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG

«Il Mes in Italia ha una cattiva fama», la linea persiste per Giuseppe Conte ed è quella del “muso duro” (per ora a parole) contro il Fondo Salva-Stati in vista del prossimo decisivo Consiglio Europeo del 23 aprile dove il “pacchetto” di aiuti contro il coronavirus – Mes Light, Bei, Sure e ipotesi Recovery Fund – dovrebbe trovare una linea di accordo comune. Resta l’Italia e ancora una Spagna indecisa sul da farsi a rimanere per ora lontani dall’accordo completo, visto il “ko” degli eurobond anche negli ultimi voti al Parlamento Ue di venerdì scorso. Nell’intervista alla stampa tedesca presso il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, il Premier Conte ribadisce la propria contrarietà al Mes con le varie condizionalità, pur non chiudendo del tutto ad ipotesi davvero “light” (come ipotizzato oggi dal direttore del Mes Regling nell’intervista al Corriere della Sera): in serata il Presidente del Consiglio ha anche sentito telefonicamente la leader della Commissione Europea Ursula Von der Leyen per fare il punto sugli accordi per gli aiuti anti-Covid.


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E l’impressione è che le distanze ci siano ancora: «Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti», spiega Conte alla stampa tedesca, lanciando un deciso “monito” al Governo Merkel e ai “falchi” dell’Europa del Nord che invece puntano tutto sul Mes anche data la scarsezza di risorse da mettere sul piatto in tempi rapidi (addirittura per i Recovery Fund proposto dalla Francia oggi Regling ha ipotizzato primi fondi non prima del 2021).

CONTE ACCUSA L’UE “L’ITALIA LASCIATA DA SOLA”

«Molti Paesi europei hanno guardato finora soltanto ai propri vantaggi, la Germania ha un bilancio commerciale superiore a quanto prevedano le regole dell’Ue e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da freno per l’Europa», attacca Conte ribadendo lo “schema” tenuto anche alla vigilia dell’Eurogruppo quando spiegò che l’Italia era pronta «a fare da sola» se non fossero stati approvati gli eurobond. Si tratta ovviamente di tattica politica per provare a “forzare la mano” e ottenere qualcosa (anche per l’Eurogruppo i risultati non furono certo ottimali per l’Italia, ndr): «L’Ue ha bisogno di tutta la sua potenza di fuoco, nello specifico attraverso l’emissione di titoli comuni. Viviamo il più grande shock dalla guerra e a questo anche l’Europa deve dare una risposta».

Alle garanzie del Mes senza condizionalità, Conte fa il “San Tommaso” e commenta «vediamo se davvero la nuova linea di credito sarà senza condizioni». Poi attacca senza remore quanto spiega che ad oggi è indiscutibile come «l’Italia sia stata lasciata sola. Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell’Unione europea, nell’Europarlamento. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto».


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