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Home » Economia e Finanza » Fisco » Riforma catasto: chi l’ha votata, caos Governo/ Perché si parla di tassa patrimoniale

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Riforma catasto: chi l’ha votata, caos Governo/ Perché si parla di tassa patrimoniale

Niccolò Magnani
Pubblicato 4 Marzo 2022
Enrico Letta e Matteo Salvini

Enrico Letta e Matteo Salvini (LaPresse)

Caos nel Governo per la riforma del catasto in legge delega fiscale: chi ha votato a favore e perché. I rischi possibili dal 2026: da Imu a tassa patrimoniale

RIFORMA DEL CATASTO, COSA È SUCCESSO NEL VOTO IN COMMISSIONE

Il Governo ha rischiato di “spaccarsi” nel giorno in cui il conflitto in Ucraina ha raggiunto l’emergenza massima (con l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia nella notte che ha fatto vivere il terrore di una nuova Chernobyl): il Premier Draghi già nelle scorse settimane aveva fatto capire che l’approvazione della legge delega fiscale, compresa la parte essenziale della riforma del catasto, sarebbe dovuto essere incardinata così come era uscita dal CdM. Quanto però successo ieri ha messo a serio rischio la coalizione, ora proviamo a capire il perché.


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La Commissione Finanze alla Camera ieri ha respinto l’emendamento del Centrodestra (Lega-FI-FdI-CI) che proponeva lo stralcio dell’articolo 6 in legge delega fiscale, ovvero proprio chiedeva lo stop alla revisione del catasto con nuova mappatura dal 2026 (aggiornando i valori di mercato degli immobili). La votazione è finita con 23 voti contrari all’emendamento e 22 favorevoli: decisivo il voto di Alessandro Colucci di Noi con l’Italia, il partito guidato da Maurizio Lupi. Il Governo così si è “salvato”, come aveva invocato il giorno prima la sottosegretario al MEF Cecilia Guerra (LeU), la quale aveva ancorato il voto positivo alla riforma del catasto alla tenuta ultima del Governo Draghi. A votare per mantenere la norma è stata tutta la vecchia alleanza giallorossa: PD, M5S, LeU e Italia Viva, con l’aggiunta di Nci; contro invece il Centrodestra quasi compatto, ovvero FdI-Lega-FI (contravvenendo alle indicazioni del Ministro Brunetta, ndr), Coraggio Italia e i membri del Misto, in particolare Alternativa C’è.


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REAZIONI PARTITI ALLA RIFORMA: GOVERNO SI SPACCA

La reazioni al termine della votazione sono state veementi, specie all’interno del Governo Draghi che è andato vicino all’incidente “diplomatico” in Commissione Finanze. Sugli scudi la Lega che quella particolare riforma l’ha sempre contestata: «Non mi spiego l’insistenza di queste ore sulla revisione del catasto e il conseguente, negativo segnale di un futuro aumento di tasse», ha spiegato il leader della Lega Matteo Salvini, «Abbiamo una folle guerra alle porte dell’Europa, per fermare la quale ti abbiamo dato piena fiducia», sottolinea riferendosi direttamente al Premier Draghi. In serata prova poi a “spegnere” la polemica lui stesso con un tweet: «l’Italia vuole la Pace, tutta la politica deve unirsi con un’unica priorità: fermare la guerra, salvare vite e tornare alla pace. Finché le armi spareranno, basta polemiche e divisioni». Il Carroccio però è sul piede di guerra, da Bitonci che sbotta («ora abbiamo le mani libere sui vari provvedimenti») al deputato in Commissione Finanze Claudio Borghi, molto critico con il Governo Draghi anche sul fronte Covid: «Attenzione che di tutte queste cose se ne riparlerà in aula. Non possono mettere la fiducia su una legge delega». Ira anche per Silvio Berlusconi che pure aveva tentato in extremis una mediazione direttamente con il Premier Draghi: «Il no alle nuove tasse è un punto fermo e qualificante per Forza Italia. La sinistra si conferma il partito delle tasse». Contro la linea del suo stesso partito, il Ministro Renato Brunetta: «incomprensibile il voto odierno di Forza Italia in commissione Finanze alla Camera sul disegno di legge delega per la riforma del sistema fiscale». Dal Centrosinistra, è durissima la posizione del segretario Pd Enrico Letta contro la Lega: «Il centrodestra ha appena tentato di far cadere il governo Draghi sul riordino del catasto. Non vi è riuscito per un soffio. Abbiamo tenuto. Sembra una fake news, in uno dei giorni più drammatici della nostra storia recente. Purtroppo è una notizia vera. Sono senza parole». Il M5s con il capogruppo in commissione Vita Martinciglio attacca: «Sul mancato accordo in merito alla riforma del catasto, trovo irrispettoso e strumentale l’atteggiamento di Lega e soprattutto di Forza Italia, i cui ministri avevano espresso voto favorevole in Consiglio dei ministri». Scontata l’opposizione di Fratelli d’Italia che con i membri in commissione Osnato, Albano e Bignami incalza, «Porre la riforma del catasto come la condizione per la sopravvivenza del governo Draghi dimostra quanto questo esecutivo sia lontano dalla realtà e dai problemi degli italiani». Da ultimo, la “pietra dello scandalo” del voto sulla riforma catasto Maurizio Lupi su Twitter spiega la posizione del suo deputato: «Se si vuole aprire una crisi di governo lo si dichiari senza paventare aumenti di tasse sui quali non sarei per primo d’accordo. Soprattutto non su un testo approvato in cdm. L’aggiornamento catastale è un atto tecnico necessario, a vantaggio delle persone, che sana ingiustizie».


GOVERNO E UCRAINA/ Decreto armi e invito del Papa, quel doppio "messaggio" alla Meloni


Se si vuole aprire una crisi di governo lo si dichiari senza paventare aumenti di tasse sui quali non sarei per primo d’accordo. Soprattutto non su un testo approvato in cdm. L’aggiornamento catastale è un atto tecnico necessario, a vantaggio delle persone, che sana ingiustizie.

— Maurizio Lupi (@Maurizio_Lupi) March 3, 2022

COSA CAMBIA DAL 2026 CON LA RIFORMA DEL CATASTO (E PERCHÈ SI PARLA DI PATRIMONIALE)

Ma resta da capire perché il Governo si sia così “stretto” attorno al voto sulla legge delega fiscale e in particolare sulla riforma del catasto, se davvero ciò non comporterà un reale aumento di tasse sulla casa. Gli articoli 6 e 7 della legge delega prevedono la modifica del sistema di rilevazione catastale, per «modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati e integrare le informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale” a partire dal 1° gennaio 2026». Viene poi specificato che le informazioni rilevate dal Fisco «non devono essere usate per la determinazione della base imponibile dei tributi e per “finalità fiscali», tradotto verrebbe scongiurate l’ipotesi dal 2026 di inserire-aumentare tasse come l’Imu o quelle a reddito che risultano dall’Isee (dunque una sorta di patrimoniale). Il Centrodestra dal canto suo contesta la potenziale norma “nascosta” in questa riforma: «Abbiamo presentato un emendamento per far emergere gli immobili fantasma, ma evidentemente per Pd, Iv, Leu, M5s e Azione l’obiettivo è aumentare le tasse sulla casa per tutti, fare cassa sulle compravendite anche delle prime case e far lievitare l’Isee per tante famiglie in difficoltà con il risultato che da domani asili, mensa, scuolabus e assistenza domiciliare per i disabili diventeranno a pagamento», attacca Massimo Bitonci, capogruppo della Lega nella commissione Bilancio della Camera. Per provare a capire meglio quali siano i reali “rischi” dietro il rinnovo del catasto, “Il Sussidiario.net” ha sentito Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «Nel disegno di legge presentato e che il governo continua a difendere c’è un’impostazione di tipo patrimoniale del nuovo catasto che noi rifiutiamo totalmente. È pericolosa». Per Spaziani Testa, la norma come è scritta oggi e approvata dal Governo con un solo voto di differenza in commissione, «può dar vita a un’attività di classamento dell’Agenzia delle Entrate che sarebbe poi difficile bloccare». Il legame tra riforma del catasto e il PNRR sembra essere molto più stretto di quanto si pensi: conclude il n.1 di Confedilizia, «L’articolo 6 è coerente con la richiesta dell’Europa di spostare la tassazione dal lavoro agli immobili. Quindi, a mio avviso, il governo insiste perché vuole predisporre le condizioni per arrivare a quell’obiettivo. E visto che non ci si arriva in un giorno, ci si prepara per tempo».

Tags: Mario DraghiMatteo SalviniEnrico LettaRiforma fiscale

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