Relazioni “sociali” all’interno della scuola e sguardo su realtà internazionali: dal recente Seminario ADI sono emersi spunti notevolissimi
A Bologna dal 21 al 22 febbraio si è tenuto l’annuale Seminario ADI (il 25esimo) con il patrocinio e le presentazioni di Indire, Fondazione per la Scuola, Invalsi, Confindustria Emilia Area Centro e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo. Si è definito come una riflessione sulle “dinamiche di una scuola democratica e con elevate aspettative, in un tempo travagliato e incerto definibile come non più solo un’epoca di cambiamenti, ma un vero e proprio cambiamento d’epoca”.
Come nelle altre occasioni, soprattutto le più recenti, i filoni sono stati due: le relazioni “sociali” all’interno della scuola ed uno sguardo su realtà internazionali spesso inedite, particolarmente prezioso in un Paese come il nostro molto chiuso sulla sua realtà anche, se non soprattutto, sui temi della scuola.
L’ispirazione di fondo potrebbe essere individuata da due slides del relatore estone, Peeter Mehisto – mettere insieme valutazione (che a quelle latitudini è sempre intesa come esterna) e valutazione formativa, rigore ed equità – e dal suggerimento del relatore di Hong Kong, Kai-Ming Cheng, che sono i core values a tenerli insieme. Nell’ipotesi che relazioni buone non siano necessarie in nome di un generico benessere, ma siano cruciali per aiutare gli apprendimenti cognitivi e socio-emotivi anche, se non soprattutto, al tempo della digitalizzazione e dei social.
Il sociologo dell’educazione Gianluca Argentin ha presentato i dati di una ricerca molto ampia ed istituzionalmente finanziata sull’impatto delle relazioni positive sui risultati educativi a seguito di una formazione “leggera” basata su un libretto con suggerimenti e spunti riflessivi offerto agli insegnanti. Si è potuta ascoltare anche la registrazione di testimonianze di studenti che riflettevano su quanto le esperienze positive in questo campo li abbiano aiutati.
Daniela Marzana, docente di psicologia all’Università Cattolica di Milano e co-autrice del Rapporto Giovani 2025 dell’Istituto Toniolo, ha parlato del bisogno degli adolescenti di sentir di contare. Per quanto riguarda l’aspetto sociale, Nando Dalla Chiesa ha condiviso la sua esperienza sulla educazione alla legalità come modo di vita. La legalità è un sentimento – il titolo del suo ultimo libro – più che un insieme di informazioni sulle regole, troppo spesso oggetto di “prediche inutili”.
La valorizzazione della cultura del lavoro e delle professioni è un aspetto di questa cura delle relazioni e Nick Chambers, Ceo di Education & Employers, ha parlato di una piattaforma informatica molto ampia sperimentata in Gran Bretagna per mettere in contatto in modo puntuale e tempestivo singoli giovani con singoli esperti dei vari tipi di attività (tutte praticamente) al fine di dare loro informazioni efficaci nella fase dell’orientamento alle scelte scolastiche, superando distanze territoriali ed organizzative. Uno spunto prezioso anche per il nostro Paese, in una fase in cui attraverso innovazioni di sistema si cerca di valorizzare la formazione per il lavoro.
Dal punto di vista della panoramica internazionale la varietà non è mancata. La canadese vincitrice del Global Teacher Price 2017, Maggie MacDonnell, ha raccontato la sua esperienza all’interno della comunità Inuit (gli autoctoni anche della oggi famosa Groenlandia) ed è stata presentata la traduzione in termini educativi del concetto di “Felicità Nazionale Lorda” come misura della prosperità di un Paese per cui è diventato famoso il Bhutan.
La Nuova Zelanda – di cui sono state presentate le innovazioni – è oggi vista come il Paese di frontiera occidentale forse più proiettato verso il futuro, meta di una forte e produttiva emigrazione asiatica che lo considera insieme agli altri dell’Oceania come l’“Occidente pulito” ed al tempo stesso protagonista di un rapporto anche problematico con la comunità autoctona dei Maori.
Andreas Schleicher, direttore di Education and Skills all’OCSE, che agli occhi di noi italiani rappresenta soprattutto PISA, ha preso atto che la strada verso il LLL (Life Long Learning), cioè l’apprendimento per tutto l’arco della vita, non sta facendo grandi progressi, nonostante che l’evoluzione del sistema produttivo, ma anche le tendenze alla scelta degli individui lo rendano sempre più necessario. L’impressione è che si cerchi di preparare a questo gli studenti attraverso l’attitudine a sviluppare competenze personali orientate in tale senso, già dal momento della formazione iniziale.
Da ultimo, riprendendo quanto più sopra detto, meritano una riflessione approfondita i contributi sul sistema estone, i cui risultati in PISA sono in decisa ascesa, e su quello di Hong Kong. Entrambi hanno fortemente sottolineato l’attenzione crescente al tema della relazioni sociali nella scuola, partendo peraltro da sistemi fortemente strutturati. Il secondo dal tradizionale sistema degli esami cinesi per il mandarinato, il primo probabilmente dall’influenza dell’etica protestante veicolata nell’area dalla colonizzazione storica dell’ordine dei cavalieri teutonici.
Coniugare rigore, impegno e disciplina con il senso di appartenenza, la motivazione, il piacere per lo studio non può che essere per l’Europa, se non per tutto il mondo occidentale, il punto di riferimento fondamentale in questa temperie burrascosa che chiama necessariamente in causa anche i parametri fondamentali del sistema educativo.
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